sabato 26 luglio 2008

LE DIECI COSE CHE STANNO A CUORE A BENEDETTOXVI

di BRUNO SIMONETTO

Alla scoperta degli "elementi fondamentali della fede" che Papa Benedetto da sempre insegna con estrema semplicità e chiarezza, pari alla profondità del suo magistero.

Il corrispondente da Roma dell’influente rivista statunitense National Catholic Reporter, vaticanista delle rete televisiva CNN, John L. Allen Jr è autore di numerosi saggi sui Papi, il Vaticano e la Chiesa cattolica in genere. Recentemente ha curato una specie di vademecum – pubblicato dall’Editrice Àncora – sui temi più significativi del Magistero di Papa Benedetto XVI.
Si intitola "Le 10 cose che stanno a cuore a Papa Benedetto"; e c’è da credere che siano comunque tra quelle che meglio qualificano l’insegnamento di Papa Ratzinger.




Nell’Introduzione al volumetto l’Autore scrive che «anche se Papa Benedetto XVI è uno dei più noti e autorevoli teologi del nostro tempo, lo scopo del suo Pontificato non è quello di costruire una nuova "grande teoria" per la teologia cattolica. Così come non è sua volontà riplasmare il volto della Chiesa secondo il sentire personale dell’uomo Joseph Ratzinger. Invece, la priorità di Papa Benedetto è quella di reintrodurre gli elementi fondamentali dell’annuncio evangelico e della tradizione cristiana nel cuore del mondo odierno, sforzandosi di mostrare la loro coerenza con le verità più profonde dell’esistenza umana. Benedetto XVI non vuole applicare un rivestimento accattivante agli insegnamenti basilari del Cattolicesimo; piuttosto vuole condurre gli uomini di oggi a vedere quegli insegnamenti con uno sguardo rinnovato, mettendo da parte i pregiudizi e le incomprensioni che si sono accumulate nel corso dei secoli».
La presentazione, necessariamente sommaria, delle "10 cose che stanno a cuore a Papa Benedetto" conferma questa enunciazione, facendoci ritrovare come in estrema sintesi quei "fondamentali della fede" che Papa Ratzinger da sempre ha saputo presentare con estrema semplicità e chiarezza, pari alla profondità del suo magistero. Servendoci dunque delle parole stesse di Papa Benedetto XVI, ecco l’esposizione delle "dieci cose" elencate da John L. Allen Jr.:

1. Dio è Amore

Togli tutto il resto e troverai che il cuore del messaggio cristiano è questo: Dio è amore. Il fondamento dell’essere, Colui che ha creato e sostiene tutto ciò che esiste, è amore. Nel linguaggio della fede, noi chiamiamo Dio questa realtà di amore.
Poiché questo è il punto centrale intorno cui ruota tutto il patrimonio di fede e dottrina del cristianesimo, non è affatto sorprendente che Papa Benedetto abbia scelto di intitolare la sua prima Lettera enciclica – quella che solitamente si ritiene "programmatica" di un Pontificato – Deus Caritas est – Dio è Amore". E ben conosciamo i profondi contenuti dell’enciclica Deus Caritas est, già più volte presentati e meditati nel successivo Magistero della Chiesa e nelle nostre catechesi ordinarie.

2. Gesù è il Signore

Nel maggio del 2007 Joseph Ratzinger ha pubblicato il suo primo libro da quando è diventato Papa: Gesù di Nazaret, un volume di oltre 400 pagine, prima parte di un saggio [dieci capitoli, che vanno dal Battesimo di Gesù al Giordano fino alla confessione di Pietro e alla Trasfigurazione] cui seguiranno altri [sui racconti dell’infanzia del Signore]. Un’opera che dice tutta la passione per Gesù Cristo di Papa Benedetto, dal quale egli sempre intende partire, contro ogni tentativo "revisionista" della figura del Figlio di Dio, fattosi uomo per la salvezza dell’umanità di tutti i tempi.
Sicché – come bene sintetizza John L. Allen Jr – "ricordare al mondo che, in Gesù di Nazaret, noi vediamo la rivelazione definitiva del significato e del destino finale della vita, è la pietra angolare del Papato di Benedetto XVI".

3. Verità e libertà sono due facce della stessa medaglia

È stato bene scritto che, "se si cerca una parola che possa riassumere il messaggio di Benedetto XVI agli uomini del nostro tempo, questa parola potrebbe essere a buon diritto: verità".
Il motto episcopale di Papa Benedetto è "Cooperatores veritatis – Collaboratori della verità".
Qui ci limitiamo a ricordare che, il giorno prima del Conclave che lo elesse Papa nell’Aprile 2005, l’allora Cardinale Ratzinger definì in modo memorabile la sfida principale che la Chiesa Cattolica si trova ad affrontare come la "dittatura del relativismo". Con questo termine egli indicava il fatto che il rifiuto di una verità oggettiva – o di verità indipendenti dall’epoca e dalla cultura, valide ovunque e per tutti – è divenuto un’opinione comune.
Ed è proprio al pericolo mortale del relativismo dottrinale ed etico che Papa Benedetto richiama con insistenza, avendo in esso individuata la radice di ogni errore e di ogni perversione che devastano le coscienze del mondo contemporaneo.

4. Fede e ragione hanno bisogno l’una dell’altra

La lezione che il 12 Settembre 2006 Benedetto XVI tenne all’Università di Regensburg [Ratisbona], in Germania, dove un tempo aveva insegnato Teologia, aveva per titolo: "Fede, ragione e Università". Di là delle polemiche scoppiate per colpa degli Arabi, a causa dalla famosa citazione che Papa Ratzinger fece di un dialogo fra un Imperatore bizantino del XIV secolo e uno studioso persiano, in cui l’Imperatore criticava Maometto e l’islam, il tema della "lectio magistralis" era ben chiaro. Benedetto XVI ha riassunto la testimonianza della Bibbia e della Chiesa cristiana delle origini in questo modo: Dio è Logos, la stessa ragione creatrice. Così, "non agire secondo ragione è contrario alla natura di Dio". Il cristianesimo presuppone la razionalità di Dio e, sulla base di questa convinzione, lo stesso cristianesimo deve essere secondo ragione. Abbandonare l’uso della ragione umana, trasformare la fede cristiana in una forma di fondamentalismo religioso sarebbe incoerente con la razionalità intrinseca a Dio stesso.
Più in generale, secondo Papa Benedetto, la fede e la ragione hanno disperatamente bisogno l’uno dell’altra; anzitutto perché esse sono in armonia fra loro in quanto la ragione presuppone la fede, nel senso che l’atteggiamento mentale che connota la stessa ricerca scientifica della natura da parte dell’uomo ha le sue radici nella tradizione giudaico-cristiana, lo vogliano riconoscere o no gli scienziati di oggi. E questo insegnamento di Papa Benedetto XVI non può, a sua volta, essere accusato di fondamentalismo religioso, poiché è la storia della scienza stessa ad evidenziarlo.

5. L’Eucaristia è il cuore della vita cristiana

Quando Benedetto XVI si recò a Colonia, in Germania, per la Giornata Mondiale della Gioventù, nell’Agosto 2005, molti Tedeschi si aspettavano che il Papa chiedesse un impegno su vari fronti, dalla sempre minore frequenza alla Messa al dissenso interno alla Chiesa e al diffuso rifiuto di garantire alla religione un ruolo pubblico.
Invece, Papa Benedetto offrì un messaggio che era al tempo stesso il più soft e tuttavia più radicale.
Nella sua omelia conclusiva scelse di meditare sull’Eucaristia, il dono che Cristo ha fatto di se stesso sotto le specie del pane e del vino, usando una metafora memorabile [quella della "fissione nucleare nel più intimo dell’essere"] per descrivere le conseguenze di questo dono, parlando al milione di giovani che si erano dati convegno per la GMG.
Successivamente, nel Marzo 2007, Benedetto XVI rese pubblica l’Esortazione apostolica "Sacramentum Caritatis" che contiene le conclusioni del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia, tenutosi in Vaticano nell’Ottobre 2005. Tale documento [a suo tempo presentato anche su "Il Cooperatore Paolino"] contiene la più articolata riflessione ratzingeriana sul tema dell’Eucaristia, Mistero da credere, da celebrare, da vivere, da annunciare e da offrire al mondo: davvero, una vera "summa theologica" sul Mistero eucaristico.

6. Il Cristianesimo è un messaggio positivo

Uno degli aspetti salienti del Pontificato di Benedetto XVI è la volontà di presentare il suo messaggio in una chiave positiva. Per esempio, quando il Santo Padre visitò la Spagna, nel Luglio 2006, molti si aspettavano un confronto drammatico con il Primo Ministro socialista José Luis Rodríguez Zapatero, il cui Governo si era scontrato [e continua a scontrarsi] con la Chiesa su diversi fronti: divorzio, aborto, matrimonio omosessuale, eutanasia e negazione del finanziamento pubblico alle Scuole Cattoliche.

Molti Cattolici si aspettavano fuoco e fiamme dal Papa. Invece, egli fu pervicacemente positivo, concentrandosi sui fondamenti della fede cristiana, senza impegnarsi direttamente su nessuna delle questioni di scontro fra Stato e Chiesa.

In seguito, alcuni giornalisti televisivi tedeschi chiesero a Benedetto XVI che cosa era successo. E lui rispose: "Il Cristianesimo, il Cattolicesimo non è una collezione di divieti: è una scelta in positivo. Ed è molto importante che ci ricordiamo di questo, perché si tratta di un’idea che oggi è stata quasi completamente abbandonata".
In altre parole, il Papa vuole che i Cristiani facciano risplendere la "buona notizia" della fede attraverso le loro vite, così che la sua intima bellezza possa diventare di nuovo visibile in un mondo assuefatto a concepire il Cristianesimo come poco più di un esigente sistema di regole, con tante proibizioni e poche proposte "in positivo".

7. La Chiesa forma le coscienze, ma sta fuori dalla politica


Papa Benedetto ha scritto nella sua prima Enciclica "programmatica" – Deus Caritas est – che "la giustizia è lo scopo e quindi anche la misura intrinseca di ogni politica". Secondo la visione morale di Benedetto XVI, un Cristiano deve lavorare per un ordine sociale giusto; il che fra l’altro implica un’attenzione speciale verso i poveri.
Rivolgendosi ai Vescovi latinoamericani il 13 Maggio 2007, il Papa si espresse positivamente su quella che gli esponenti della "teologia della liberazione" hanno chiamato "la opzione preferenziale per i poveri", dicendo che "essa è implicita nella fede cristologica in un Dio che si è fatto povero per noi". Con tutte le conseguenze che ha un’affermazione del genere.
In verità, Papa Benedetto ha ripetutamente parlato in difesa dei poveri, spesso in un linguaggio che ha implicazioni politiche molto concrete. Al tempo stesso, ha ben chiaro che il ruolo della Chiesa è di affermare valori morali e non di fornire specifiche direttive politiche per tradurre questi valori in decisioni legislative precise: "Solo rimanendo indipendente, [la Chiesa] può insegnare i grandi princìpi, i valori inalienabili, guidare le coscienze e offrire una scelta di vita che va al di là della sfera politica", aggiunse allora con estrema chiarezza.

8. L’importanza dell’identità cattolica

Nei suoi innumerevoli scritti e negli interventi del suo Magistero, Papa Benedetto non fa che sottolineare come molti Cattolici si trovino oggi più a loro agio con i supposti valori della modernità secolarizzata che con la tradizione della Chiesa. Ora, rimettere in auge il senso della "differenza cattolica" – una versione teologica di quella che i sociologi chiamano "politica dell’identità" – è stato e continua ad essere in varie forme il lavoro di tutta la vita di Joseph Ratzinger.
Si tratta di idee espresse particolarmente nel libro-intervista del 1984 "Rapporto sulla fede", in cui l’allora Card. Ratzinger diceva a Messori: "Fra i più urgenti compiti che i Cristiani devono affrontare vi è quello di ricuperare la capacità di essere non conformisti; e cioè la capacità di opporsi a molte derive della cultura che li circonda".

9. Cristo e la Chiesa sono inseparabili

Benedetto XVI è ben consapevole che molti uomini e donne di oggi ritengono Gesù di Nazaret una figura affascinante, ma al tempo stesso si trovano in conflitto con alcuni aspetti della religione cristiana tradizionale. La tentazione naturale, perciò, è di optare per Gesù "saltando" la mediazione della Chiesa.
Ma alla fin fine – sottolinea Papa Benedetto – non si può davvero amare Gesù Cristo e seguire i suoi insegnamenti senza far parte della famiglia di fede che egli stesso ha creato: "Fra Cristo e la Chiesa – dice – non c’è alcuna contrapposizione: sono inseparabili, nonostante le miserie di uomini che compongono la Chiesa". Perciò, in risposta allo slogan "Cristo, sì – Chiesa, no", Benedetto XVI ribatte: "Dire "sì" a Cristo significa dire "sì" alla Chiesa".

10. La virtù della pazienza
Papa Benedetto insegna al mondo con il suo esempio di vita santa, prima ancora che con il suo straordinario Magistero di grande "Dottore della Chiesa" dei tempi moderni. In un mondo impaziente, come spesso è anche quello ecclesiastico, Benedetto XVI è un uomo molto paziente. Il "decalogo", quindi, del magistero di Papa Benedetto XVI dice ciò che a lui sta più a cuore; ma è anche ciò che ad ogni credente deve stare più a cuore.

da http://www.stpauls.it/coopera/0807cp/0807cp06.htm

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