Tratto da il foglio del 4 ottobre 2007
Non pensiamo sia il caso di farsi illusioni sull’annuale marcia per la pace Perugia-Assisi, o meglio, su quel che rimane dell’appuntamento ideato dal nonviolento Aldo Capitini all’inizio degli anni Sessanta.
La kermesse organizzata da professionisti del pacifismo a senso unico, in programma per domenica prossima, fin dagli anni Ottanta – quando la parola d’ordine era la lotta contro l’installazione degli euromissili –
è diventata un appuntamento ritualmente antiamericano e antisraeliano, oltre a occasione di visibilità per qualche politico in cerca di mostrine che lo accreditino presso i “movimenti”. Quest’anno, la Tavola della pace (coordinamento della pletora di sigle e di enti locali che organizzano la marcia) dichiara di voler mettere al centro dell’iniziativa le cruente vicende birmane. Si annunciano più di “cinquecento manifestazioni di solidarietà con la protesta nonviolenta dei monaci e del popolo birmano” in questi giorni che precedono la marcia, e si invitano i partecipanti a vestirsi di rosso, domenica 7 ottobre, in segno di appoggio alla lotta per la democrazia a Rangoon. Il compito è facilitato, c’è da dire, per il fatto che il simbolo ufficiale della marcia è una t-shirt rossa con la scritta “Tutti i diritti umani per tutti”. Poi, però, leggiamo nel comunicato di Flavio Lotti e Grazia Bellini, coordinatori della Tavola della pace, l’invito a marciare “per il popolo birmano e per tutti quei popoli che ancora oggi sono brutalmente oppressi come quelli palestinese, ceceno e tibetano”. Il tic antisraeliano è così duro a morire che non ci si vergogna a mettere nello stesso mazzo, uniti nella stessa riprovazione del pacifista doc, la giunta militare assassina di Than Shwe e un paese democratico in lotta per la sopravvivenza come Israele. Nelle ultime edizioni della Perugia-Assisi, ogni slogan, ogni scritta antisraeliana, ogni bandiera bruciata sono state fatte passare per incidenti di percorso. Stavolta, l’avallo lo troviamo nel comunicato di convocazione. A meno che non ci sia qualcuno che voglia ricordare che a Gaza i palestinesi sono oppressi da Hamas.
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