di Dimitri Buffa
5 ottobre 2007
E’ sempre il solito, stantio rito quello della marcia pacifista che ogni anno si organizza da Perugia ad Assisi. Anche quest’anno non si preannunciano emozioni e novità: gli organizzatori e i promotori catto-comunisti di sempre non tradiranno le attese e fin da subito hanno deciso di caratterizzare la protesta, con annessa polemica, contro i soliti obiettivi occidentali: lo stato di Israele e gli Stati Uniti.
E il regime birmano che uccide ormai migliaia di monaci andandoli a prelevare nei conventi di notte e fracassando le loro teste sui muri e concentrando le persone negli stadi di Rangoon come facevano i militari cileni di Pinochet? Niente di tutto questo emergerà dai pacifisti in marcia: gli eredi di Aldo Capitini non leggono i resoconti del corrispondente di “Der spiegel” dalla Birmania. In compenso compulsano in maniera quasi religiosa i volantini dell’Arci, di Arezzo e Siena, che anche quest’anno invitano iscritti e simpatizzanti a prendersela con i bersagli di sempre.
Con il beneplacito di Prodi e di Veltroni, che hanno benedetto l’iniziativa con tanto di conferenza stampa.
Per i professionisti della Perugia-Assisi infatti i veri pericoli per il mondo non sono i terroristi di al-Quaeda ma “lo spettro di un attacco militare all’Iran” e “il governo israeliano che, ponendosi ancora una volta fuori e contro il diritto internazionale, decide di tagliare le forniture di servizi essenziali alla popolazione di Gaza”.
L’ostacolo principale che si frappone alla realizzazione del loro modello di pace universale è, quindi, la “cieca politica israeliana che, chiudendo ulteriormente il già inumano assedio di Gaza” contribuisce “solo a aumentare la disperazione e la spinta alla radicalizzazione del clima politico”. Insomma la piattaforma è già scritta. E se non bastassero l’Arci di Arezzo e quello di Siena, gli stessi concetti vengono ribaditi anche in un articolo pubblicato sul sito degli organizzatori della marcia, e firmato da Carlo Salvicchi, consigliere comunale Ds ad Arezzo. Per il quale “sono ore drammatiche per il Medio Oriente e tutto il mondo. “
E questo perché “. . la difficile difesa della convivenza in Libano è sempre più in pericolo, continua ad aleggiare lo spettro di un attacco militare all’Iran, che avrebbe conseguenze a catena inimmaginabili, il governo israeliano, ponendosi ancora una volta fuori e contro il diritto internazionale, decide di tagliare le forniture di servizi essenziali alla popolazione di Gaza, in Iraq si continua a morire, e l’Afghanistan si sta rivelando un nuovo pantano per la comunità internazionale. ”
Per Salticchi inoltre “nessuno può rimanere indifferente: non sono questioni per addetti ai lavori, la cronaca degli ultimi anni ha dimostrato con chiarezza drammatica che nessuna società può dirsi sicura quando la guerra e la violenza trionfano appena fuori dalla porta di casa. ”
Tutto giusto, se però queste parole fossero state rivolte a ben altri massacri cui la comunità internazionale e le tribù dei pacifisti assistono senza dire una parola: dal Sudan alla Birmania gli esempi potrebbero essere a decine
Invece neanche una parola sugli eccidi della giunta comunista di Myanmar, né un accenno a possibili misure di boicottaggio spontaneo (come quelli sempre proposti contro Israele) delle Olimpiadi organizzati da paesi come la Cina, che di quel regime sono gli sponsor anche all’interno del consiglio di sicurezza Onu. D’altronde da oggi le persecuzioni dei monaci buddisti sono scivolati nelle pagine interne di molti quotidiani italiani, a partire dal “Corriere della Sera”. “E’ il pacifismo bellezza”. Ed è come la stampa.
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