domenica 21 ottobre 2007

LA DANZA MACABRA DELLA MORTE

MEDICINA e PERSONA
Editoriale.
...Se accettiamo questa equazione di identità facciamo confusione, ma soprattutto avalliamo l'abbandono terapeutico e delle cure di tutta una serie di altre categorie di soggetti: i disabili cerebropatici, adulti o bambini che siano, gli Altzeimer, e poi, perchè no tra un pò di tempo, anche gli anziani, abbandonati o soli.

Questa volta è il turno di Eluana Englaro, ma non vogliamo, non possiamo crederlo. Eluana è, come Welby, al centro di un gioco in cui vari sono gli attori. In primis il costituzionalismo moderno, rampante, poi la magistratura che si sostituisce a medici e politici per forzare la mano a partire da un disegno ideologico ormai chiaro. I fatti ne sono testimoni: creare precedenti usando persone come Welby e Englaro degradati a bandiera di un diritto all'autodeterminazione, stabilire sentenze che aprano il varco ad altre, e così, infine, ottenere una legge sul testamento biologico (Il Riformista, Il Manifesto). Tempo fa si parlava di testamento biologico come difesa dall'accanimento terapeutico. Oggi il disegno si smaschera da solo, siamo già andati oltre. Si deve infatti distinguere tra accanimento terapeutico che è il rischio di un paziente in terapia intensiva, in coma irreversibile, cioè in stato di morte imminente, dal paziente in stato vegetativo permanente, che non versa in tali condizioni, perchè stabile per condizioni cliniche da anni e senza segni clinici di peggioramento in atto. In ogni caso anche il problema rilevato dai rianimatori circa il rischio di accanimento durante la fase acuta di assistenza intensiva (La Stampa,Il Corriere della Sera,) non si risolverà certo con una legge, ma creando buoni medici che capiscano quando è "antiscientifico" protrarre le terapie e in quali condizioni specifiche. La decisione, comunque, non può mai essere determinata da un pre-giudizio, quale quello della qualità della vita. E' meglio allora non decidere di fare i rianimatori: sarebbe infatti vanificato lo scopo del proprio lavoro, visto che la prognosi non è mai predicibile con certezza, ma solo probabilisticamente.
Il problema dell'accanimento terapeutico concerne dunque la fase acuta delle terapie intensive, mai quella dei pazienti in stato vegetativo, che non sono affatto omologabili ai pazienti in coma irreversibile. Se accettiamo questa equazione di identità facciamo confusione, ma soprattutto avalliamo l'abbandono terapeutico e delle cure di tutta una serie di altre categorie di soggetti: i disabili cerebropatici, adulti o bambini che siano, gli Altzeimer, e poi, perchè no tra un pò di tempo, anche gli anziani, abbandonati o soli.
Dove è orientato dunque oggi il dibattito sul testamento biologico? Sul fatto che alcune vite sono degne (ed altre no) di vivere e che ognuno è libero di decidere quando "vorrà lasciarsi morire".
Temiamo che divenga realtà questo pensiero di Daniel Callahan, dell'Hastings Center di New York, del 1983:"Il rifiuto dell'alimentazione può diventare nel lungo termine il solo modo efficace per assicurarsi che un largo numero di pazienti biologicamente resistenti venga effettivamente a morte. Considerato il crescente serbatoio di anziani resi disabili dall'età, cronicamente ammalati, fisicamente emarginati, la disidratazione potrebbe diventare a ragione il non trattamento di elezione".
L'articolo di Marino su Il Foglio di oggi, stimola fortemente in noi questa preoccupazione.
Editoriale a cura di C. Isimbaldi



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