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TagoreTestimonianza d'inizio giovedì, 04 ottobre 2007 in : testimoni
"Mi chiamo Vicky, ho 42 anni e vengo dalla regione orientale dell'Uganda, voglio ringraziare voi e Dio per la vita preziosa che mi ha dato.
Nel 1992 quando rimasi incinta del mio ultimo figlio Brian mio marito mi pose davanti alla scelta se rimanere sua moglie rinunciando alla gravidanza o separarmi da lui se volevo tenere il bambino. A quell'epoca avevo solo due figli e decisi di portare avanti la gravidanza, cosa che segnò la fine della mia relazione con lui. Davvero non capivo perché lui fosse così crudele e intransigente. Poi nel 1997 persi il lavoro a causa della malattia e nello stesso tempo il mio bambino Brian manifestò sintomi di tubercolosi ed ebbi i primi sospetti. L'anno seguente mi aggravai, nell'ospedale di Nsambya fui visitata e sottoposta al test dell'AIDS che risultò positivo. Fu allora che ricordai e capii perché mio marito non aveva voluto la gravidanza di Brian, perché all'epoca anche lui era sieropositivo.
La vita in casa con i tre bambini si fece difficile. I due ragazzi erano sani ma non avevano i soldi per la scuola, non avevano da mangiare né soldi per le medicine e peggio di tutto non avevano amore da nessuna parte del mondo, non sapevano più se Dio esisteva davvero. Nel 2001 qualcuno mi ha indirizzato al Meeting Point internazionale dove ho incontrato donne che facevo fatica a credere potessero vivere in quel modo pur essendo tutte ammalate anche loro di AIDS tale era la gioia che portavano sul viso. Ballavano ed erano liete; e io mi chiedevo come uno che aveva questa malattia potesse cantare e ballare. Al Meeting Point mi accolgono con musica e canzoni di popoli differenti africani, europei, indiani; ho persino trovato qualcuno della mia stessa tribù. Dopo lungo tempo ho incominciato a vedere una luce far capolino nel mio essere a pezzi così ho preso a stare con loro. Una cosa importante che non ho dimenticato è il giorno che qualcuno mi ha guardato con uno sguardo che aveva in sé i raggi della speranza e dell'amore. In tutto questo tempo io ero costretta a letto e tutti i miei amici, parenti, persino i vicini guardavano con rifiuto e disprezzo me e i miei bambini. Con questo sguardo di amore e speranza che qualcuno mi ha rivolto mi ha mostrato qualcosa che ha portato la vita nel mio spirito e nel mio corpo a pezzi. Mi ha detto: Vicky, tu hai un valore, il tuo valore è più grande del peso della tua malattia e della morte.
Nel 2002 iniziò a comperare i farmaci per il mio bambino che stava per morire dopo aver dovuto lasciare la scuola per il marchio di discriminazione con cui era bollato, l'avevano soprannominato scheletro. Nel 2003 cominciò a comprare i farmaci anche per me. Brian adesso è davvero sano. Il mio ragazzo più grande è all'università. Dov'è il potere della morte? E' nella perdita della speranza e nella mancanza di amore. Ora sono volontaria al Meeting Point ed ogni volta che ricevo delle persone dico loro che il valore della vita è più grande di quello del virus che portano dentro di sé. Questa affermazione nutre la speranza di una persona che soffre e sta per morire e la riporta alla vita. Tutti i miei risultati sono stati possibili perché mi sono rivestita di qualcosa oltre la morte, grazie a tutte le persone che ci hanno educato anche se non le abbiamo viste in faccia. Siamo i più ricchi del mondo perché qualcuno ha recato un sorriso, almeno sul volto di una persona”.
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