La Caritativa
CARITA': la gratuità come legge e l’opera della Carità
«La vita dovrebbe essere un totale condividere – spiega don Giussani –, ma la distrazione, la paura, il comodo, gli impedimenti dell’ambiente, la cattiveria svuotano la vita del valore della carità. Per creare una mentalità di carità, il mezzo più umile ed efficace è quello di incominciare a vivere qualche brano di tempo libero espressamente, volutamente come un condividere la vita degli altri. L’impegnarsi con un sacrificio fisico, poi, è essenziale per l’influsso sulla nostra mentalità». La proposta della caritativa era ed è, dunque, lo strumento educativo per realizzare questa “conversione”.
Uno dei gesti proposti da GS fin dal 1958 fu la caritativa in Bassa. Ogni settimana, qualche centinaio di ragazzi si recavano da Milano in una zona della periferia, la Bassa appunto, dove le condizioni di vita di molte famiglie erano vicine all’indigenza e dove la vita sociale era ridottissima. Per un pomeriggio alla settimana quei giessini facevano compagnia ai ragazzini, facendoli giocare e organizzando, in accordo coi parroci locali, momenti di alfabetizzazione e di catechismo.
Cercavano inoltre di dare un aiuto alle famiglie nelle loro necessità.
Le forme di caritativa oggi sono le più diverse: andare in un oratorio o in un quartiere a far giocare i bambini, recarsi in un ospizio a far compagnia agli anziani, aiutare i ragazzi più piccoli a studiare, condividere situazioni difficili quali la povertà, la malattia psichica o gli stadi terminali di malattie incurabili, aiutare a cercare un lavoro eccetera. Anche in questo caso, come per la dimensione culturale, gli sviluppi operativi, dai più semplici ai più complessi, sono legati all’iniziativa libera e alla scelta di impegno di singoli o di gruppi di aderenti a CL e non impegnano il movimento in quanto tale.
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