Angelus, il Papa ricorda l'11 Settembre e assicura: “L'amore di Dio vince sempre il male”Angelus/Regina Coeli - dom 16 set
CASTEL GANDOLFO - "I tragici avvenimenti dell'11 settembre 2001 oscurarono l'alba del terzo millennio". Lo ha sottolineato Benedetto XVI ricordando prima dell'Angelus le parole di Giovanni Paolo II che, in quella drammatica situazione, "invito' i cristiani e gli uomini di buona volonta' a credere che la Misericordia di Dio e' piu' forte di ogni male, e che solo nella Croce di Cristo si trova la salvezza del mondo".
"Nel nostro tempo - ha continuato il Papa - l'umanita' ha bisogno che sia proclamata e testimoniata con vigore la misericordia di Dio". Una "urgenza pastorale", che, per il suo successore, "l'amato Giovanni Paolo II intui' in modo profetico". Karol Wojtyla, infatti, ha rilevato il Pontefice, "e' stato un grande apostolo della divina Misericordia: al Padre misericordioso dedico' la sua seconda Enciclica, e lungo tutto il suo pontificato si fece missionario dell'amore di Dio a tutte le genti". "La Vergine Maria, Madre di Misericordia, che abbiamo contemplato Addolorata ai piedi della Croce, ci ottenga - ha invocato Benedetto XVI - il dono di confidare sempre nell'amore di Dio e ci aiuti ad essere misericordiosi come il Padre nostro che e' nei cieli". Nel breve discorso rivolto ai pellegrini che gremivano il cortile della residenza estiva di Castel Gandolfo, il Papa ha ricordato tre parabole del Vangelo che spiegano la Misericordia di Dio, quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta e la terza, piu' "lunga, articolata, quella del Padre misericordioso, detta abitualmente 'del figliol prodigo'". "In questa pagina evangelica - ha spiegato - sembra quasi di sentire la voce di Gesu', che ci rivela il volto del Padre suo e Padre nostro. In fondo, per questo Egli e' venuto nel mondo: per parlarci del Padre; per farlo conoscere a noi, figli smarriti, e risuscitare nei nostri cuori la gioia di appartenergli, la speranza di essere perdonati e restituiti alla nostra piena dignita', il desiderio di abitare per sempre nella sua casa, che e' anche la nostra casa". "Le tre parabole della misericordia - ha aggiunto Benedetto XVI - Gesu' le racconto' perche' i farisei e gli scribi parlavano male di Lui, vedendo che si lasciava avvicinare dai peccatori e addirittura mangiava con loro". E attraverso questi racconti, "Gesu' spiego', con il suo tipico linguaggio, che Dio non vuole che si perda nemmeno uno dei suoi figli e il suo animo trabocca di gioia quando un peccatore si converte". Infatti, ha scandito il Papa, "la vera religione consiste allora nell'entrare in sintonia con questo Cuore 'ricco di misericordia', che ci chiede di amare tutti, anche i lontani e i nemici, imitando il Padre celeste che rispetta la liberta' di ciascuno ed attira tutti a se' con la forza invincibile della sua fedelta'. Questa - ha concluso - e' la strada che Gesu' mostra a quanti vogliono essere suoi discepoli: Non giudicate e non condannate. perdonate e vi sara' perdonato; date e vi sara' dato. Siate misericordiosi come e' misericordioso il Padre vostro: in queste parole troviamo indicazioni assai concrete per il nostro quotidiano comportamento di credenti".
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