domenica 30 settembre 2007

NON E' MALASANITA' LA SANITA' E' MALATA PERCHE' MANCA L'UOMO

Editoriale medicina e persona
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"Il fatto accaduto a Bologna dove un chirurgo esegue una nefrectomia su un rene sano fa pensare. Le prime domande sono: come mai in un grande ospedale, con un livello di qualità delle prestazioni più che soddisfacente, dopo un iter diagnostico e procedurale corretto, con una équipe chirurgica preparata."


La paziente muore a breve distanza. Una successione di eventi hanno sicuramente giocato a sfavore: la omonimia di due pazienti, la consultazione della TAC sbagliata, l’inizio dell’intervento, il raggiungimento del "punto di non ritorno", per cui viene asportato il rene sano, la conclusione dell’intervento, la morte della paziente (Il Corriere della Sera, 28 settembre 2007). In altra sede, a Milano, si legge di un paziente morto per l’applicazione di un bypass cardiaco inutile (Il Corriere di Milano, 28 settembre 2007).

Perché, come mai tutto questo?

In una nostra precedente rassegna avevamo già trattato dell’errore medico (23-02-2007). Oggi occorre andare ancora più al fondo della questione. L’errore umano è ciò che talora caratterizza la nostra realtà di operatori sanitari, in quanto uomini. Se assunto in modo cosciente, da uomini che lavorano "su altri uomini", arricchisce umanamente aumentando la dedizione e l’accuratezza del successivo modo di intervento. Il primo aspetto che emerge è che l’assistenza all’ammalato richiede una dimensione di carità e non può essere unicamente vista come un mestiere. C’è dentro una dimensione di gratuità che è ineliminabile. Una formazione per medici e infermieri non può non tener conto di questo fattore, altrimenti il risultato è l’insoddisfazione, sia dei medici che dei pazienti. A questa trascuratezza circa la vocazione della persona nel proprio lavoro viene attribuita dalla letteratura scientifica internazionale la scarsa responsabilità dell’operatore nell’utilizzo delle risorse. Tuttavia si deve affermare anche altro: il contesto del sistema sanitario in cui oggi il mondo professio­nale vive, non valorizza questa concezione di professione. "È culturalmente figlio di un'impostazione ideologica di tipo socialista, affermatasi dopo il '68, falsamente egualitarista e ten­denzialmente poco meritocratica, ancora legata alla contrappo­sizione pubblico/privato, e a una interpretazione "etica" dello Stato. Tutte le riforme che si sono succedute negli ultimi decenni, non sono state in grado di scalfire questo impianto ideolo­gico, e hanno solo introdotto strumenti che ne limitassero l'i­nefficienza. L’ultima in ordine di tempo, la cosiddetta 229 o riforma Bindi, sembra aver messo la parola fine all'idea di un soggetto profes­sionale maturo, responsabile e libero, chiudendo il cerchio sull'appartenenza totale del mondo delle professioni al pubblico impiego, mediando dal mondo del "privato" e dell'azienda una "fidelizzazione" dei professionisti al sistema al di fuori di ogni regola di mercato: tutto ciò con la connivenza di ampi settori del mondo medico. Questa incapacità di riconoscere nella per­sona, nelle sue motivazioni ideali, nella sua capacità di responsabilità, di rischio e di intrapresa, la vera risorsa della sanità italiana, è la più pericolosa eredità che abbiamo ricevuto, dagli anni dell'i­deologia" (F.Achilli, Speciale Corriere delle Opere 2006).

La sanità è malata perché i suoi operatori non sono più protagonisti: operatori sanitari rassegnati a un modo "anonimo" di gestione della Sanità, perciò dei propri pazienti. Il problema fondamentale è che i medici dovrebbero svolgere un lavoro professionale che di fatto è rinchiuso in un ruolo di carattere non professionale, ma fondamentalmente di dipendenti, di burocrati, a cui non viene riconosciuta alcuna differenza di responsabilità e di capacità.

Occorre essere uomini per resistere a questo sistema, occorre non rinunciare alle domande che da uomini ci sentiamo di porre alla Sanità malata. Si resiste se ci si mette insieme ad altri uomini, che condividono con noi le stesse domande, quotidianamente, in corsia, insieme a loro e ai nostri malati. L’interesse dell’uomo per l’altro uomo è l’unico e più sicuro baluardo contro l’errore. Da qui una rinnovata passione per il proprio lavoro fin nello specifico, fino a determinare le procedure, fino ad arrivare, se possibile, anche al livello istituzionale, proponendo diversi modelli organizzativi, meno soggetti al controllo politico della gestione.

Editoriale a cura di C. Isimbaldi



QUALE SCIENZA
UCCIDE I MALATI?

AVVENIRE 29 SETTEMBRE 2007
Caro Direttore,
nel caso del giudice di Cagliari sono stati violati diversi aspetti, non solo giuridici, ma anche medici, oltre che di carattere etico/antropologico. Dell'aspetto giuridico hanno già detto diversi giornali: la violazione sarebbe quella relativa alla Legge 40 come tale, che non ha un assetto "eugenetico" e così pure alla Costituzione (il giudice avrebbe dovuto appellarsi alla Corte Costituzionale). Già in precedenza si era espressa la Corte costituzionale infatti, negando la possibilità di impugnare l'articolo 13 della legge 40 in questione, in quanto Legge dello Stato. Il caso è tuttavia ancora più grave perché permette una diagnosi selettiva su un embrione, decidendo chi è il sano e chi è il malato, buttando il malato e sottoponendo anche l'embrione sano al "rischio paradosso" di una successiva disabilità provocata dalla diagnosi pre-impianto stessa. Per non parlare della talassemia: oggi questa è una patologia assolutamente curabile - se non addirittura guaribile - mediante trapianto di midollo, pratica ormai effettuata presso i centri di eccellenza italiani che curano la patologia. Dunque non ci sono motivazioni "razionali" ma nemmeno "scientifiche" alla diagnosi pre-impianto in un caso come questo. Qui la domanda che sorge è: perché uccidere un embrione - pur affetto -, se ci sono i mezzi per curarlo? A cosa è servito riuscire a curare certe patologie se non per metterle a servizio dell'uomo, dell'uomo malato? Dunque a che scopo fare diagnosi pre-impianto?
Clementina Isimbaldi
Medicina e Persona, Milano

La Redazione




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S. Orsola: errore inusitato (La Repubblica, 28 settembre 2007)

La Pazzia della Turco e la sindrome di Amato (La Repubblica, 24 settembre 2007)

L'advisor della Casa Bianca spiega l'eccezione della sanità americana (Il Foglio, 26 settembre 2007)

Il peggior sistema sanitario del mondo, esclusi tutti gli altri (Il Foglio, 28 settembre 2007)



TESTAMENTO BIOLOGICO / EUTANASIA
Un nuovo gradino tra la vita e la morte (Il Corriere della sera, 23 settembre 2007)

"Sì all'eutanasia", indagine choc tra gli anestesisti (Avvenire, 22 settembre 2007)

Un anestesista su due sì all’eutanasia (Il Corriere della Sera, 22 settembre 2007)

Gli anestesisti sollecitano il testamento biologico (Il Sole 24 Ore, 22 settembre 2007) Commento di G.Vitale

Fine vita: pressing sugli anestesisti (Avvenire, 27 settembre 2007)

Riecco gli stregoni della diagnosi a distanza (Avvenire, 27 settembre 2007)

La morte naturale di Papa Wojtyla (Zenit, 27 settembre 2007)

Ghezzi riporta in TV "Io accuso", film della propaganda nazista a favore dell'eutanasia (Il Foglio, 27 settembre 2007)



EUGENETICA
Si riapre l’armadio ed esce lo scheletro dell’eugenetica (Il Tempo, 23 settembre 2007)

La genetizzazione della medicina accende sicuramente domande e speranze ma sicuramente è un grande affare (Il Foglio, 24 settembre 2007)

Un buonismo camuffato apre il varco alla selezione (Avvenire, 26 settembre 2007)

Farìas ci racconta l'Alliende eugenetico (Il Foglio, 27 settembre 2007)

Stille del Veronesi pensiero sull'immortalità del DNA (Il Foglio, 27 settembre 2007)



ABORTO/ LEGGE 40
Cagliari, il tribunale impone di violare la legge 40 (Avvenire, 25 settembre 2007)

Fecondazione si al test preventivo sull’embrione (Il Corriere della Sera, L'Unità , Il Giornale, 25-26 settembre 2007)

La CEI: violata la legge sulla fecondazione (La Stampa, Liberazione, Il Corriere della Sera, Libero, Il Manifesto, Il Giornale, 26 settembre 2007)

Perché la sentenza di Cagliari dimentica la legge 40 (Il Foglio, 26 settembre 2007)

Decisione contro la Costituzione (Avvenire, 26 settembre 2007)

I centri giusti per fecondare (Salute Repubblica, 27 settembre 2007)

La tentazione di riscriverla arriva in tribunale (Avvenire, 27 settembre 2007)

La fecondazione e l'accanimento (L'Unità , 28 settembre 2007)



CNB: CASAVOLA VUOLE LASCIARE (Europa, Avvenire, 28 settembre 2007)


STAMINALI
Staminali, 1200 mamme portano le cellule a Lugano (Il Corriere della Sera, 22 settembre 2007)

L'autotrapianto delle staminali (Il Giornale, 24 settembre 2007)

Sulle staminali da testicolo consensi e riserve (Avvenire, 27 settembre 2007)



BIOETICA / MANIFESTO SULLA BIOETICA

Bel manifesto ma con omissioni (Avvenire, 27 settembre 2007)

La bioetica della responsabilità (Europa, 27 settembre 2007)

Il fondamentalismo della scienza (Avvenire, 23 settembre 2007)

La scienza è cosa troppo seria per lasciarla agli scienziati (Il Foglio, 28 settembre 2007)



DROGA: narcosale comunali a Torino (Avvenire, 28 settembre 2007)

Inutili: l'emergenza vera è la cocaina (Il Corriere della Sera, 28 settembre 2007)

Inutili e superate (Avvenire, 28 settembre 2007)



TICKET/ SPESA SANITARIA

Manovra da 10 miliardi giù le tasse e i ticket sanitari (Avvenire, 22 settembre 2007)

Dietro front sui mini ticket per la sanità (Il Sole 24 Ore, 22 settembre 2007)

L'immortalità immorale (Il Sole 24 Ore, 23 settembre 2007)

Conti separati all’interno delle ASL (Il Sole 24 Ore, 25 settembre 2007)



VARIE

Il malessere dei medici, fuga dagli ospedali (Il Corriere della Sera, 22 settembre 2007)

Curare i malati? No qui si pensa troppo alla politica (Il Corriere della Sera, 22 settembre 2007)

Sanità, scontro sulle dimissioni di Vitali (Il Corriere della Sera, 23 settembre 2007)

Leo:"Resto nel pubblico" (La Repubblica, 23 settembre 2007)

Più di un anno per una ecografia (Il Tempo, 22 settembre 2007)

L’allarme dei medici: troppe donne (Il Corriere della Sera, 26 settembre 2007)

Fa caldo o gli ambientalisti non sanno leggere il termometro? (Tempi, 27 settembre 2007)







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