sabato 29 settembre 2007

A LOURDES HO SCOPERTO LA BELLEZZA DI SERVIRE


Alla scuola della Madre • Ogni anno sono decine di migliaia i giovani che pregano nella grotta Padre Zampa cura il servizio del santuario che si occupa di loro: questo è un luogo di autentica conversione • Tra i ragazzi impegnati nel pellegrinaggio nazionale Unitals. Provenienze e storie diverse ma con un dato comune: la voglia di mettersi in gioco. Ieri sera l'incontro con don Luigi Ciotti presidente di Libera
Giovanni Ruggiero

Tratto da AVVENIRE del 28 settembre 2007




Da domani, saranno uguali a tutti i ragazzi della loro età. In questi giorni li abbiamo visti spingere carrozzine e confortare gli ammalati. Cosa li spinge a venire fin qui ai piedi della Grotta? La risposta non è scontata come sembrerebbe. Se l'è posta spesso anche padre Saverio Zampa, il responsabile del Servizio giovani del santuario, che assiste tutti i giovani che si recano sui luoghi di Bernadette.

Intanto, chi sono i giovani di Lourdes? «Molti, come quelli dell'Unitalsi - dice il missionario degli Oblati di Maria Immacolata - vengono qui nel quadro di un pellegrinaggio per accompagnare e mettersi al servizio dell'ammalato. Ci sono poi quelli che sono spinti dalla curiosità, per averne sentito parlare. Infine, tutti quelli in cerca di qualcuno. Forse, non sanno neppure chi cercare, ma hanno bisogno di una risposta, specie quando si trovano a dover prendere una decisione che riguarda la loro vita».

Lourdes per tutti questi giovani è «scegliere nuovamente», è riplasmare la vita dopo questo incontro. «Nel corso degli incontri che ho con loro - dice padre Saverio - sostengo sempre una cosa: non siete a Lourdes per caso, ma siete qui perché avete un appuntamento con qualcuno e questo qualcuno è Maria».

Nel cassetto, tra le cose più preziose, conserva le lettere che una ragazza di Milano le ha scritto per anni. Raccontano la sua parabola che è la metafora di una conversione: «Il primo anno mi ha scritto che a Lourdes, per la prima volta, si è sentita utile a qualcuno: agli ammalati. L'anno dopo, scrive di essere riuscita a guardare negli occhi chi soffre. Il terzo anno, mi ha confessato che a Lourdes le è caduta la maschera». È di pochi mesi fa la lettera del quarto anno: gli fa sapere che si è consacrata. «Lourdes - aggiunge padre Saverio - è luogo di conversione, se pensiamo alla conversione non come a una folgorazione, ma come a un rimodellare la propria vita dopo questa esperienza, perché Lourdes resta nel cuore. La conversione comincia quando si torna a ca sa e si realizza in più tappe dopo la loro venuta qui». Difficile calcolare quanti giovani ogni anno visitano i luoghi dell'apparizione dell'Immacolata. Almeno con 90 mila ragazzi, padre Saverio ha un'occasione di incontro, che può essere la Messa, una catechesi o un incontro di preghiera. Ma a questi si aggiungono i tanti che non «passano» per il Servizio giovani del santuario. Di questi è possibile solo una stima, molto vicina ai 400 mila.

Ieri sera, i giovani dell'Unitalsi hanno avuto un incontro proprio con padre Saverio, e a loro si sono uniti quei ragazzi che, all'interno dell'esperienza scout, hanno accolto il servizio agli ammalati che è proprio dell'associazione. Li chiamano i «foulards bianchi» perché, quando sono a Lourdes, sostituiscono i loro colori con il bianco.

Cosa li spinge qui? Uno tra i tanti, Filippo Pignataro, 32 ani da Macerata, con il foulard bianco arrotolato e fermato con la spilla dell'Unitalsi, risponde: «Già da scout si è al servizio degli altri, con l'Unitalsi il servizio diventa specifico. Perché sono qui, anzi, perché siamo qui? I motivi sono tanti: perché a Lourdes ti accorgi che c'è bisogno di te; perché qui c'è ancora spazio per la commozione; perché qui trovi la fede e la tocchi con mano; perché qui ricevi più di quanto dai». Un ragazzo e una ragazza che l'accompagnano, anche loro marchigiani, annuiscono. Prova a chiedeglielo: direbbero la stessa cosa.

All'incontro di ieri, era presente don Luigi Ciotti. Si è sparsa la voce, e sono venuti per sentirlo anche pellegrini non più giovani: «Andiamo - dicevano - c'è un prete che parla contro la mafia». Forse li avrà delusi, perché ha parlato d'altro. Ha insistito sulla capacità di stare davanti alla Croce che hanno i giovani, ricordando che dinanzi alla crocifissione solo Maria e le altre donne e Giovanni, per l'appunto un giovane discepolo, non sono scappati. «È facile - ha detto il sacerdote, presidente di Libera - cercare Dio per incontrare gli uomini, ma è anche possibile cercar e le persone per incontrare Dio». Alla mafia, un po' ha fatto cenno, ma solo per ricordare il giudice Livatino che fu vittima innocente dei mafiosi.

Nel diario, il «giudice ragazzino» aveva scritto: «Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili». L'esempio che don Ciotti ha portato ai giovani «unitalsiani» che ieri pomeriggio hanno gremito la cappella di Santa Bernadette è quello di don Bosco che invitava ad essere buoni cristiani e onesti cittadini per saldare la terra al cielo.

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