lunedì 17 settembre 2007

EUTANASIA





Riporto ancora testimonianze di uomini che desiderano vivere.
Testimonianze in cui riemerge ancora una volta che cio' che accomuna tutte le situazioni di disagio e' la solitudine.
Solitudine che viene avvertita anche da tutte le mamme a cui si da la notizia di aver in grembo un figlio "diverso"
Solitudine di tutte le mamme che decidono di continuare la gravidanza.
Solitudine di tutte le famiglie che sole devono affrontare la difficolta'di una societa'che non condivide ,se non a parole,queste scelte.


CITAZIONI

"abbiamo imparato a vivere questa situazione non come una disgrazia, ma come una condizione familiare, per cui oggi sappiamo che abbiamo questo ragazzo a cui star vicino, e che solo con il nostro amore, con il nostro aiuto potrebbe migliorare.

"La condizione che porta a chiedere l'eutanasia non è solo la sofferenza fisica -
afferma Pivetta - ma, soprattutto, uno stato di solitudine e abbandono in cui si sente il malato:

"Io voglio vivere - conclude Steccato - voglio che le famiglie come la mia non vengano lasciate sole.

EUTANASIA
Quel cenno di sorriso
"Quando di mattina, al risveglio, guardo mio figlio negli occhi, vedo che con quegli occhi mi fa un cenno di sorriso, e non sorride chi vuole la morte". Giancarlo è papà di Alessandro Pivetta, 21enne di Pordenone entrato in coma il 15 agosto 2005 a seguito di un incidente stradale. Dopo tre mesi di ricovero ospedaliero, ha cominciato a muovere gli occhi, pur restando in stato vegetativo. È seguito un periodo di cura e assistenza alla "Casa dei risvegli Luca De Nigris" di Bologna: qui, spiega papà Giancarlo, "abbiamo imparato a vivere questa situazione non come una disgrazia, ma come una condizione familiare, per cui oggi sappiamo che abbiamo questo ragazzo a cui star vicino, e che solo con il nostro amore, con il nostro aiuto potrebbe migliorare. Di questo siamo assolutamente certi". Oggi Alessandro vive in stato di semi-coscienza e comunica attraverso il battito degli occhi e il movimento della mano destra.

Il valore della vita. "La condizione che porta a chiedere l'eutanasia non è solo la sofferenza fisica - afferma Pivetta - ma, soprattutto, uno stato di solitudine e abbandono in cui si sente il malato: anche un ragazzo reduce da una forte delusione d'amore non vede altro che la morte". Eppure tutti sono concordi nel dire che una crisi sentimentale non è giusto che porti a un gesto estremo: "Vorrei vedere se queste persone che oggi soffrono, magari da sole, nei pieni poteri della mente e del corpo chiederebbero ugualmente l'eutanasia".

Si parla di qualità della vita: al papà di Alessandro il termine non piace, perlomeno nel senso comune di "aver la capacità di correre, muoversi, lavorare". "Preferisco parlare di valore della vita - precisa - intendendo così non solo il divertimento, ma la vita globalmente intesa, compreso il soffrire. Personalmente, ammiro di più una persona che riesce a sopportare situazioni particolari come la nostra o ancora peggiori, piuttosto di un manager che, secondo la visione corrente, si può considerare realizzato".

Affidato dal Signore. "Piuttosto che riflettere sull'opportunità o meno dell'eutanasia, non sarebbe meglio concentrarsi sull'aiuto da dare a queste situazioni?", si chiede Pivetta, alla luce del dibattito in corso. In realtà "noi vediamo il disagio, ma ne ignoriamo la fonte". "Perché queste persone chiedono la morte? Solo per la sofferenza? No - è la risposta - la chiedono perché vengono lasciate a se stesse, soprattutto da parte delle istituzioni, che se ne lavano le mani. In realtà l'eutanasia è accettata da diversi perché pone fine al doversi spendere per il prossimo, invece di porsi in un'ottica di aiuto. È un modo come un altro per eliminare quei rami secchi, che magari sono più vivi e possono dare molto di più di un ramo vivo". E conclude: "Noi non potremmo comportarci diversamente perché abbiamo un progetto per nostro figlio: il Signore ci ha affidato questo fiore e a noi spetta farlo crescere".

Entusiasta di vivere. Voglia di vivere trapela anche dalle parole di Gianpiero Steccato di Piacenza, 57 anni, da 8 affetto dalla sindrome "locked in", che rinchiude una mente completamente lucida in un corpo totalmente paralizzato. "Nonostante la paralisi, a cui ora si è accompagnata la cecità, Gianpiero continua a vivere serenamente la sua vita, seppur alterata nella qualità", dichiara la moglie Lucia. Ricoverato in ospedale per 7 anni e mezzo, è tornato in famiglia lo scorso giugno. Appassionato di cucina, negli anni della malattia ha scritto un libro di ricette ed è opinionista del locale quotidiano.

"L'eutanasia è una scelta del tutto personale - scrive Gianpiero -. Non penso ci si possa esprimere in merito se non facendo riferimento solo ed esclusivamente alla propria condizione. Credo che in linea di massima si dovrebbe auspicare un futuro in cui chi è già colpito dal destino non debba oltremodo lottare fino all'estremo per raggiungere condizioni di vita appena dignitose. Se non esiste una legge che sancisce il diritto della persona a morire, ne esistono diverse che affermano il nostro diritto alla vita. Non ho mai pensato che fosse meglio morire: anzi, in qualche momento ho avuto paura della morte, perché la mia vita m'interessa ed entusiasma".

Non lasciateci soli. "Certo, non è facile arrivare alla conquista dei propri diritti e di tutti quei traguardi che mi permettono di vivere più serenamente - prosegue -. Io e la mia famiglia per diverso tempo ci siamo trovati soli ad affrontare sia il dolore sia il muro di non comunicazione che a volte si erge tra noi malati e coloro che rappresentano le istituzioni e il mondo della medicina. Se non avessi avuto accanto la mia famiglia, chi avrebbe lottato per garantirmi un'assistenza adeguata? Chi avrebbe cercato aiuto dalle istituzioni? Chi mi avrebbe permesso di trovare nuovi amici? Chi è solo non sempre trova aiuto e risposte in coloro che dovrebbero supportarci". "Io voglio vivere - conclude Steccato - voglio che le famiglie come la mia non vengano lasciate sole. Se chi è malato fosse certo di essere assistito, penso che l'eutanasia verrebbe meno presa in considerazione".

(29 settembre 2006)



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