Religione - mar 11 set
La meditazione del papa Benedetto sulla importanza della domenica, mi consente di condividere una riflessione proprio sul tema. La offro volentieri a quanti desiderano approfondire l’argomento.
di mons. Tommaso Stenico
Tratto dal blog Umanesimo Cristiano | Tommaso Stenico il 10 settembre 2007
Il giorno del Signore — come fu definita la domenica fin dai tempi apostolici — ha avuto sempre, nella storia della Chiesa, una considerazione privilegiata per la sua stretta connessione col nucleo stesso del mistero cristiano. Il giorno del Signore è il giorno del Kýrios (greco), il giorno del Dominus (latino), dunque il giorno domenicale: ecco da dove deriva il nome “domenica”.
La domenica è il giorno che celebra il Cristo risorto e vivente, il Cristo Signore presente nell’assemblea riunita per l’ascolto della Parola, per il sacrificio eucaristico e la cena eucaristica. Nell'Eucaristia è vissuto il mistero dell'incontro tra la debolezza e il limite umano e l'amore e l'onnipotenza di Dio.
Al centro della vita della Chiesa c’è il Risorto e l’Eucaristia, memoriale della Pasqua. Nella celebrazione eucaristica domenicale i cristiani incontrano settimanalmente il Signore e si lasciano ammaestrare dalla sua Parola e nutrire dal suo Corpo.
La presenza del Risorto illumina la vita dell’uomo, sorregge il suo cammino storico e il suo impegno nella costruzione della “città terrena”, ma spalanca anche il tempo presente all’eternità e apre l’esperienza di questa vita alla novità della vita che viene dall’alto.
L’Eucaristia è, infatti, farmaco di immortalità, anticipazione, nel tempo, della vita eterna.
1. Domenica: pasqua settimanale
La domenica è Pasqua settimanale e giorno della resurrezione di Gesù Cristo, dunque festa! Sì, festa dei cristiani perché la loro fede canta che la morte è stata vinta per sempre e che Dio ha aperto a tutti il Regno donando la vita eterna. Cristo è la nostra festa! La partecipazione all’Eucaristia domenicale più che un obbligo dovrebbe essere un bisogno! «Come potremmo vivere senza di Lui?».
Non comprenderemmo l’importanza e il valore della domenica se non facessimo innanzitutto riferimento a Cristo e alla sua morte e risurrezione. La domenica, infatti, ci riporta a quel «primo giorno dopo il sabato», quando Cristo, risorto dai morti, è apparso ai suoi discepoli. Da quel primo mattino, ogni settimana il Risorto convoca i cristiani attorno alla sua mensa «nel giorno in cui ha vinto la morte e ci ha resi partecipi della sua vita immortale».
Non è stata la Chiesa a scegliere questo giorno, ma il Risorto. Essa non può né manipolarlo né modificarlo; solo accoglierlo con gratitudine, facendo della domenica il segno della sua fedeltà al Signore. Sì, «questo è il giorno che ha fatto il Signore, rallegriamoci ed esultiamo in esso » (Sal 118, 24).
2. Domenica giorno dell'Eucaristia
La domenica è il giorno dell’Eucaristia. Se la domenica è giorno dell’assemblea per fare memoria della resurrezione di Gesù, vivere la comunione con lui, proclamare l’attesa della sua venuta, allora essa è il giorno dell’Eucaristia. Non c’è domenica senza assemblea, non c’è domenica senza Eucaristia. Domenica ed Eucaristia si implicano l’una con l’altra e si appartengono reciprocamente perché l’Eucaristia trova il suo momento appropriato e primordiale nella domenica e la domenica trae il suo significato dell’Eucaristia. La chiesa non esiste senza l’Eucaristia e il mondo senza Eucaristia non riceve le energie di trasfigurazione e di salvezza che si sprigionano da questo sacramento.
3. Domenica giorno della Chiesa
La domenica è il giorno della Chiesa, il giorno dell’assemblea in cui i cristiani si radunano e si riconoscono ecclesia, chiesa. La Chiesa vive e si realizza innanzitutto quando si raccoglie in assemblea convocata dal Risorto. Il giorno del Signore è dunque giorno in cui l’assemblea cristiana risponde alla parola di Dio che la convoca: così essa si manifesta come chiesa. Il «dies dominicus» è anche il «dies Ecclesiae», il giorno della Chiesa.
Esso ricorda a ogni cristiano che non è possibile vivere individualisticamente la fede. Quanti, infatti, hanno ricevuto la grazia del Battesimo, non sono stati salvati solo a titolo individuale, ma come membra del Corpo mistico, entrati a far parte del Popolo di Dio. È importante perciò che si radunino, per esprimere pienamente l’identità stessa della Chiesa, la ekklesía, l’assemblea convocata dal Signore risorto, il quale ha offerto la sua vita “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 52)».
4. Domenica giorno della missione
La domenica è «giorno della missione» L'Eucaristia non è solo un rito, ma anche una scuola di vita. Essa non può esaurirsi entro le mura del tempio, ma tende necessariamente a varcarle per diventare impegno di testimonianza e servizio di carità. Quando l'assemblea si scioglie e si è rinviati alla vita, è tutta la vita che deve diventare dono di sé. È anche questo un significato del comandamento del Signore: «Fate questo in memoria di me.
La celebrazione eucaristica domenicale dunque non può esaurirsi dentro le nostre chiese, ma esige di trasformarsi in servizio di carità. È la preghiera che la liturgia pone sulle nostre labbra, perché diventi impegno di vita: «O Padre, che nella Pasqua domenicale ci chiami a condividere il pane vivo disceso dal cielo, aiutaci a spezzare nella carità di Cristo anche il pane terreno» [Colletta per l’anno B della XVII domenica del tempo ordinario]
5. Domenica giorno di riposo e della gioia
La domenica è anche giorno del riposo, della gioia, della comunione. Dall’assemblea eucaristica il grande dono che si riverbera sulla vita cristiana è quello della pace, dello shalom, della vita piena, gioiosa. Nell’incontro con il Signore risorto la comunità cristiana vive una grande gioia, quella provata dai discepoli quando Gesù venne e si mostrò vivente in mezzo a loro, e riceve la pace dal Risorto. La pace è infatti il dono fatto dal Risorto ai discepoli: “Pace a voi!” (Gv 20, 19. 26).
Attraverso il riposo domenicale, le preoccupazioni e i compiti quotidiani possono ritrovare la loro giusta dimensione: le cose materiali per le quali ci agitiamo lasciano posto ai valori dello spirito. Le persone con le quali viviamo riprendono, nell'incontro e nel dialogo più pacato, il loro vero volto. Le stesse bellezze della natura — troppe volte sciupate da una logica di dominio che si ritorce contro l'uomo — possono essere riscoperte e profondamente gustate. Giorno di pace dell'uomo con Dio, con se stesso e con i propri simili, la domenica diviene così anche momento in cui l'uomo è invitato a gettare uno sguardo rigenerato sulle meraviglie della natura, lasciandosi coinvolgere in quella stupenda e misteriosa armonia che, unisce i diversi elementi del cosmo in un « vincolo di unione e di pace.
6. Domenica giorno dell'uomo
La domenica è giorno del Signore e giorno dell’uomo: il viverla è condizione essenziale per essere cristiani. La domenica deve anche dare ai fedeli l'occasione di dedicarsi alle attività di misericordia, di carità e di apostolato. La partecipazione interiore alla gioia di Cristo risorto implica la condivisione piena dell'amore che pulsa nel suo cuore: non c'è gioia senza amore! L'Eucaristia è evento e progetto di fraternità. Dalla Messa domenicale parte un'onda di carità, destinata ad espandersi in tutta la vita dei fedeli, iniziando ad animare il modo stesso di vivere il resto della domenica. Se essa è giorno di gioia, occorre che il cristiano dica con i suoi concreti atteggiamenti che non si può essere felici «da soli».
L'Eucaristia domenicale, dunque, non solo non distoglie dai doveri di carità, ma al contrario impegna maggiormente i fedeli a tutte le opere di carità, di pietà, di apostolato…
Ecco perché senza la domenica non possiamo vivere
7. La celebrazione eucaristica, cuore della domenica
Nel suo giorno il Risorto si rende presente nella celebrazione eucaristica e si dona a noi nella Parola, nel Pane e nel dinamismo del suo amore, permettendoci di vivere la sua stessa vita. Significativamente il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che «la celebrazione domenicale del Giorno e dell'Eucaristia del Signore sta al centro della vita della Chiesa» (CCC 2177).
Disertare l’Eucaristia domenicale porta ad impoverirsi, a vedere la propria fede e l’appartenenza alla Chiesa indebolirsi giorno dopo giorno e a constatare la propria incapacità di fare della domenica un giorno di festa. Mentre l’industria del divertimento diventa sempre più prolifica e le occasioni per far festa si moltiplicano, l’uomo sembra aver smarrito “il perché” e il “per chi” festeggiare. «Purtroppo quando la domenica perde il significato originario e si riduce a puro “fine settimana”, può capitare che l’uomo rimanga chiuso in un orizzonte tanto ristretto che non gli consente più di vedere il “cielo”. Allora, per quanto vestito a festa, diventa intimamente incapace di “far festa”».
Conclusione
Perché la domenica torni ad essere tutto ciò che si è detto, saranno necessari molto tempo e molto lavoro. Le trasformazioni culturali non sono facilmente reversibili.
La nostra domenica è molto diversa da quella dei nostri nonni, e quella del Duemila sarà diversa ancora dalla nostra.
Il Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato che la Messa è il cuore della sua giornata. I santi lo insegnano: "É più facile che la terra si regga senza sole che senza Messa" ripeteva san Pio da Pietralcina.
Ma attraverso tutte le pur necessarie trasformazioni sociali e culturali, non potranno mai venire meno, nella domenica del cristiano, quei caratteri e quello spirito che hanno fatto di questo giorno «il signore dei giorni».
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