La risposta che la manipolazione dell'embrione non ci dà va cercata lì. L'uovo di Colombo del dr. Pandolfi
Il Foglio 21.9.2007
Roma. La scoperta, documentata sull’ultimo numero di Nature, è di quelle destinate a fare epoca: i testicoli contengono una fonte di cellule staminali dotate della stessa totipotenza finora attribuita esclusivamente alle staminali embrionali. Pier Paolo Pandolfi – italiano, 44 anni, appena arrivato all’Harvard Medical School di Boston dopo essere stato direttore del laboratorio di ricerca dello Sloan-Kettering Cancer Institute di New York – è uno dei sedici ricercatori che firmano lo studio (c’è anche un’altra italiana, Ilaria Falciatori).
Al Foglio, Pandolfi spiega che “coltivando cellule staminali chiamate spermatogoni, estratte dai testicoli di topo, è possibile non solo ottenere spermatozoi ma anche tutti gli altri tessuti. Significa che abbiamo trovato quello che cercavamo: cellule staminali totipotenti, come quelle embrionali, senza bisogno di passare dall’embrione”.
Esiste quindi “una riserva di staminali su misura disponibile per ogni uomo, che non hanno nemmeno bisogno di essere manipolate geneticamente per moltiplicarsi e riuscire a differenziarsi come vogliamo. Vale a dire che si superano, in un colpo solo, i problemi che turbano l’opinione pubblica e anche gli scienziati”. Manipolare geneticamente le cellule (operazione indispensabile nella cosiddetta e per ora mai realizzata clonazione terapeutica, che cerca di produrre staminali a partire dall’embrione per adattarle al profilo genetico del ricevente), significa che queste, “una volta reimpiantate nell’organismo, possono provocare conseguenze imprevedibili.
Possono, per esempio, degenerare in cellule tumorali”. Con gli spermatogoni, invece, “anche i marcatori che usiamo non sono ‘estranei’: sono quelli espressi normalmente dalla cellula stessa. Per capirci, usiamo i fattori di crescita che l’organismo produrrebbe naturalmente per indirizzare le cellule a formare i diversi tessuti: del cuore, del cervello, dell’epitelio…
La probabilità che da queste cellule nasca un tumore è dunque infinitamente inferiore rispetto a quanto avviene, lo abbiamo visto, con le staminali embrionali”. La strada eticamente più soddisfacente si rivela, a questo punto, anche la più plausibile dal punto di vista scientifico. Il professor Ignazio Marino, su Repubblica, ha parlato di un vero e proprio “crollo del muro della bioetica” tra laici e credenti, favorito dall’avanzamento di una scienza che si dimostra capace di ottenere risultati senza passare per la distruzione di embrioni. Dà implicitamente ragione, insomma, a chi in questi anni si è battuto (scienziati come Angelo Vescovi, per esempio) per dimostrare che la ricerca di quella compatibilità è un vantaggio e non un freno per la scienza. “Il nostro lavoro testimonia che continuando a cercare si poteva superare il problema dell’embriogenesi”, dice oggi Pier Paolo Pandolfi.
Il quale spiega che anche le donne, che si potrebbe pensare siano escluse dai benefici della scoperta, potranno invece a loro volta avvalersene: “Nessuno si chiede, nel caso di trapianto di midollo o di cornea, se quei tessuti provengano da uomini o donne. Conta la compatibilità, e sarà così anche per gli spermatogoni, che potranno essere ‘tipizzati’ e usati per le donne con profili compatibili”.
“La strada più lineare”
La scoperta della sorgente di staminali totipotenti nei testicoli “è un punto di partenza, non di arrivo. Gli aggiustamenti e la fase applicativa toccheranno all’industria, perché le ottimizzazioni hanno costi elevatissimi che a livello accademico sono impraticabili”.
Ma, a differenza della clonazione terapeutica, per gli spermatogoni non è azzardato prevedere esisti applicativi abbastanza vicini, forse nel giro dei prossimi cinque anni. Il lavoro pubblicato da Nature, frutto della collaborazione tra Sloan-Kettering Cancer Institute, Cornell University e Regeneron Institute, premia un percorso sul quale si sono mossi altri gruppi di studio, in California, a Göttingen, a Londra. Eppure capita di sentir dare molta importanza ai cercatori di chimere e di altre soluzioni improbabili, oltre che eticamente pessime.
Pier Paolo Pandolfi non si stupisce: “Proprio il fatto che certe strade siano più lineari e meno problematiche di altre le porta in secondo piano. Fa meno sensazione la nostra ricerca, rispetto agli embrioni ibridi”.
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