....Ma, non esiste un aborto 'leggero'. C’è una radice nella donna, di questi tempi negata, eppure c’è: un figlio, voluto o rifiutato, resta per sempre nella pelle, e nel cuore. Vi diranno: ora basta una pillola. Vi diranno: un bicchier d’acqua, e via. E, spensieratamente, nulla vi diranno del dolore.
Colloquio sulla ru486 con mia figlia e le sue amiche
di Marina Corradi
Tratto da AVVENIRE del 29 febbraio 2008
È un gran giorno per le donne italiane, ha dichiarato il ginecologo radicale Silvio Viale in occasione del primissimo passo «istruttorio» in sede Aifa della procedura per l’introduzione della Ru486.
E per il presidente della Camera Fausto Bertinotti è una decisione che rassicura sul «grado di civiltà e sul rispetto della persona». Poi, Bertinotti ha definito la Ru486 un «anticoncezionale», in un lapsus infelice che però dice qualcosa di come la pillola per abortire, in quanto «pillola», e dunque all’apparenza cosa semplice che si manda giù con un bicchier d’acqua, viene comunemente percepita.
Leggendo di tanto entusiasmo e civiltà e progresso, mi è venuta in mente mia figlia. Caterina avrà undici anni in estate. È ancora una bambina, ma è già di quella generazione che – se il Progresso procede come deve – dai giornali, dagli amici, dalla tv, da tutto il mondo attorno sarà educata a pensare che, semmai ci si ritrovasse ad aspettare un bambino, è semplice: c’è una pillola. Forse le più avvertite delle sue amiche sapranno che non è una ma sono due, e che non funzionano proprio in un’ora ma in molte, e che te le danno solo in ospedale. Però, insomma, un paio di pillole, ci si dirà nelle confidenze fra quindicenni, e il problema è risolto.
Di certo l’idea di una pillola preoccupa di meno che i ferri del chirurgo addosso. Sembra – sembra, soltanto – una soluzione più lieve. E se la soluzione sembra lieve, non diventa meno grave anche la paura di trovarsi nella situazione di abortire? Se accade, pazienza, c’è la pillola che rimette a posto le cose.
Non ragioneranno così quelle che oggi hanno l’età di mia figlia? Non è del tutto naturale che comincino a ragionare così? Ma a mia figlia e alle altre vorrei dire, da madre: guardate che è un inganno doloroso, quello in cui vi conducono. L’introdurre un sistema che abbassa la percezione del dramma che l’aborto in realtà è, non è farvi un favore. È invece una mistificazione, che pagherete voi. Ci cascheranno dentro le più sole, e quelle che riflettono meno.
Scopriranno con un sussulto di aspettare un figlio che non vogliono, e si rincuoreranno: beh, c’è la pillola, ora. Una pillola semplice, e nessun complicato pensiero. Lo crederanno – perché glielo avranno fatto credere. Poi, nelle lunghe ore in cui il veleno agisce, si affacceranno nelle ragazze educate a non pensare i pensieri negati, e ombre, e dubbi, e forse taciti ambivalenti desideri di quel figlio annientato. Ma sarà troppo tardi, in una solitaria silenziosa agonia.
L’aborto 'semplice' sarà l’aborto più ferocemente censurato tra sé e sé; quello di cui non si dice con gli altri, non si fa cenno, non si piange. Quello che però torna tagliente come una lama di coltello il giorno in cui stringi felice fra le braccia un figlio (in un pensiero lacerante: il figlio che non è nato, era come lui). Quello che rode dolorosamente se poi nessun figlio, quando lo vuoi, arriva, e tu continui per sempre a ricordarti di 'lui'. ( Queste cose i noti ginecologi non le sanno, e neanche i presidenti della Camera. Le sanno, e le dicono poco, le donne).
Caterina e le altre, quello che voglio dirvi è che quest’ultimo ritrovato del Progresso servirà a non riconoscere con chiarezza cosa è davvero in gioco, quando si rifiuta un figlio – a confinare l’aborto in una insostenibile leggerezza. Ma, non esiste un aborto 'leggero'. C’è una radice nella donna, di questi tempi negata, eppure c’è: un figlio, voluto o rifiutato, resta per sempre nella pelle, e nel cuore. Vi diranno: ora basta una pillola. Vi diranno: un bicchier d’acqua, e via. E, spensieratamente, nulla vi diranno del dolore.
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