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venerdì 7 novembre 2008
LA FOLLA DEL GRAND PARK E QUELLA NUOVA DOMANDA DI CAMBIAMENTO
....Grant Park diventa così il luogo dove i Democratici che si spaccarono nel 1968, tornano a riunirsi nel 2008 sotto il primo presidente nero......
.....Un popolo con un desiderio genuino di cambiamento che, a prescindere dalle idee politiche, ha attraversato in questa stagione tutta l'America. C'è anche una profonda domanda di significato personale dietro la speranza che milioni di americani hanno deciso di riporre in un politico, categoria di solito vilipesa. Occorrerà interrogarsi su quella domanda, prima di dividersi nelle riflessioni sul tipo di risposta che ha trovato in Obama......
...... La domanda di significato era forte anche nel cuore della folla di Chicago che nel 1979 riempì il parco per accogliere Giovanni Paolo II. (E, sia detto tra parentesi, quella volta erano 350.000: centomila in più che per Obama...)......
Marco Bardazzi giovedì 6 novembre 2008
di Marco Bardazzi
inviato dell'ANSA a Chicago
Per capire fino in fondo il ruolo che nella storia americana avrà Grant Park, il parco nel cuore di Chicago dove una folla enorme e commossa ha accolto nella notte il presidente eletto Barack Obama, bisogna essere stati a Mount Vernon, la residenza di George Washington in Virginia.
In America, forse più che altrove, la storia è fatta di luoghi della memoria che aiutano a riflettere sull'oggi e Grant Park, dove ho appena trascorso una notte indimenticabile, sarà d’ora in poi uno di questi. Ma in un immaginario tour futuro degli Stati Uniti, andrebbe forse visitato dopo aver fatto sosta nella splendida villa di Washington affacciata sul fiume Potomac, a due passi dalla capitale che porta il nome del primo presidente. Qui, insieme alla lussuosa sala da pranzo, alla spartana camera da letto di Washington e a stalle e orti ben curati, non possono non colpire le casette degli schiavi neri che mandavano avanti la fattoria modello washingtoniana.
Il 43mo erede del generale che divenne padre della Patria è ora un discendente degli africani che vivevano nelle casupole di Mount Vernon. L'America di Jefferson e Lincoln, dei due Roosevelt e di Truman, di Kennedy e Reagan, è ora anche l'America di Barack Obama.
Era impossibile non pensare in primo luogo a questo dato storico, nel parco di Chicago. Le riflessioni successive si sprecheranno: sulle idee politiche di Obama, sul fatto che la presidenza forse più difficile dai tempi della Grande Depressione cade sulle spalle di un 47enne al primo mandato in Senato, sulla necessità che ora passi dalla grande retorica ai progetti concreti. Ma non si può prescindere da uno sguardo che tenga conto della storia dell'America. Non solo quella lontana, dell'epoca di Washington, ma anche quella più recente.
Grant Park, per esempio, era considerato fino a oggi un simbolo di divisione e caos politico. Nel 1968 avvennero qui i drammatici scontri tra polizia e manifestanti a margine della convention dei Democratici, ospitata quell'anno a Chicago. Era l'estate di un anno che aveva già visto gli assassinii di Martin Luther King e Robert Kennedy e il partito democratico si avviava verso la sconfitta contro la macchina elettorale del repubblicano Richard Nixon. Tra i ragazzi che osservavano sconvolti i lanci di lacrimogeni a Grant Park, c'era anche la giovane Hillary Clinton. I democratici erano nel caos e lo restarono a lungo.
Oggi, mentre un nuovo leader dei Democratici comincia da Grant Park il proprio inedito cammino, ad essere nel caos sono i repubblicani.
Il discorso della resa di John McCain, segnato da fischi alla vice Sarah Palin, da segni evidenti di malumore da parte della base del partito e dalla rassegnazione generale, è stato l'epitaffio sull'era di George W.Bush, durante la quale il movimento conservatore negli USA ha esaurito ciò che restava del patrimonio politico costruito a partire dagli anni Ottanta con Ronald Reagan. I repubblicani sono allo sbando, hanno perso malamente anche nella corsa per il Congresso, e dovranno ora dar vita a una profonda riflessione mentre l'America entra nell'era di Obama.
Grant Park diventa così il luogo dove i Democratici che si spaccarono nel 1968, tornano a riunirsi nel 2008 sotto il primo presidente nero.
Ma il parco nel cuore di Chicago sarà da ricordare anche e soprattutto per i volti della gente che lo ha affollato.
Un popolo con un desiderio genuino di cambiamento che, a prescindere dalle idee politiche, ha attraversato in questa stagione tutta l'America. C'è anche una profonda domanda di significato personale dietro la speranza che milioni di americani hanno deciso di riporre in un politico, categoria di solito vilipesa. Occorrerà interrogarsi su quella domanda, prima di dividersi nelle riflessioni sul tipo di risposta che ha trovato in Obama.
Del resto, anche in questo Grant Park ha un precedente storico da proporre. La domanda di significato era forte anche nel cuore della folla di Chicago che nel 1979 riempì il parco per accogliere Giovanni Paolo II. (E, sia detto tra parentesi, quella volta erano 350.000: centomila in più che per Obama...).
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