Renato Farina venerdì 31 ottobre 2008
Le immagini e le fotografie dello sciopero sono quasi tutte allegre. Ma esse non dicono la verità, la pitturano, mascherano il vuoto e l’irresponsabilità. La realtà infatti è triste. La manifestazione nega la speranza, è una saracinesca tirata giù sulla possibilità di lavorare insieme per cambiare.
Detto questo: chi ci tiene all’educazione autentica, e che ogni giorno si impegna perché l’educazione trovi nella scuola un luogo di privilegiata espressione, non si arrende. Magari sarà una minoranza creativa, che ha dalla sua parte una maggioranza silenziosa e incapace di argomentare il suo sentimento positivo della vita; di certo è una minoranza creativa che ha contro il potere cui non interessa la crescita seria delle persone e attraverso i mass media appoggia le marce del nulla. Specialmente questa marcia su Roma del nulla.
Essa segnala la capacità nefasta di chiamare in piazza centinaia di migliaia di studenti, professori, mamme con bambini per mano o attaccati agli striscioni, solo per essere contro. Contro una persona in particolare, il cui nome appare anche qualificato come il diavolo, e comunque il nemico del loro futuro, persino sulle magliette dei più piccoli.
Poi in tivù ci sono immagini festose, ma in fondo il risultato è una banconota falsa: compra illusioni. Esse sono volutamente accattivanti, restano però la réclame del Paese dei Balocchi. Un posto dove alla fine ci si disumanizza. Slogan spiritosi, bambini in prima fila sorridenti. Vignette colorate. Ci sono - è vero - anche istantanee soffocanti: gli studenti che stringono d’assedio il ministero, con lancio di uova; bottiglie tirate dagli studenti ai poliziotti a Bologna con ferimento di una giornalista. Ma vengono messe in secondo piano, in fondo ritenute ovvie documentazione di banali incidenti.
Non va, proprio non va. Il primo motivo del mio dissenso l’ho dichiarato: il carattere di manifestazione contro. Di demonizzazione fintamente umoristica dell’avversario.
Ma ce n’è altre di ragioni. L’ignoranza assoluta riguardo al provvedimento contestato è incresciosa, e avallata dai leader di partiti e sindacati.
Il tema ufficiale riguarda i tagli previsti sulla scuola: falso. Nel decreto si parla solo di voto in condotta, di giudizio in decimali, di educazione civica, maestro prevalente (con garanzia di tempo pieno, a 40 ore prevista e garantita per legge!), regole per i testi scolastici in funzione di un risparmio delle famiglie.
Questi argomenti non sono minimamente richiamati. Infatti sono temi popolari: riscuotono tra il 60 e l’89 per cento di gradimento secondo i sondaggi di Renato Mannheimer-Ispo per il Corriere della Sera.
Allora, pur di indire scioperi, fare manifestazioni di massa, avere l’appoggio di chi non sa, si imbrogliano le carte e si parla di tagli e licenziamenti che non ci sono. Si allarmano le famiglie, sostenendo che le madri lavoratrici dovranno spendere otto euro all’ora per baby sitter nei pomeriggi senza scuola. In realtà per ora gli unici tagli sui bilanci familiari ieri li ha fatti questo sciopero, costringendo madri o padri a badare ai piccoli invece che andare al lavoro o cercando custodi improvvisati a pagamento.
Intanto finora gli unici tagli previsti dalla futura legge finanziaria sono quelli alla scuola non statale, specie le materne e le elementari. La pressione anche de ilsussidiario.net e di un gruppo di deputati del Pdl (tra i quali mi onoro di esserci) ha indotto Berlusconi a promettere il reintegro dei 133,4 milioni di euro tagliati.
Questa ieri era la buona notizia sulla scuola, insieme al senso di responsabilità di molti studenti e professori che hanno provato a fare scuola, non contro i manifestanti, ma perché questa è una buona cosa, anzi molto buona.
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