I nostri amici di Pescara hanno mandato la loro testimonianza.
Ci hanno chiesto di pregare per Maria Camilla che e' ricoverata in ospedale.
Ciao, Benedetto!
Il desiderio di andare a Roma da papa Benedetto XVI lo portavamo da tanto tempo, da quando Davide, il nostro terzo figlio, di dodici anni, che aveva vissuto prima la morte di Giovanni Paolo II e poi l’elezione del nuovo papa con gran partecipazione, aveva chiesto di conoscerlo, come la cosa più normale del mondo.
Così la proposta di fare tre giorni a Roma insieme con altre famiglie con ragazzi disabili ed avere la possibilità di arrivare a breve distanza dal Papa, non si poteva rifiutare, non foss’altro che per questo.
Da subito però questo piccolo pellegrinaggio domestico comincia a farci sorprese. Volevamo pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II, come non c’era riuscito di fare in un’occasione precedente; così arrivati con ampio anticipo rimaniamo di sale quando ci dicono che le tombe dei papi non sono accessibili per la presenza di una delegazione di eurodeputati.
Ancora più grande, quindi, è l’emozione e poi la gioia, la riconoscenza per il momento vissuto quando, dopo la sosta di preghiera al Santissimo, domandando ai vari custodi, siamo indirizzati ad un passaggio un po’ nascosto dal quale un custode della cripta ci fa entrare qualche minuto in solitudine e silenzio assoluto per una preghiera, noi tre soli, sulla tomba del Papa.
Come l’inizio, tutto il resto è dono. Incontrare altre famiglie che come noi conoscono la disabilità, rivedere volti di amici, conoscerne di nuovi e insieme andare verso un incontro comune con qualcuno che tiene tutto e tutti insieme, con una grande attesa, incuranti delle nuvole che si addensano, genitori e figli, decisi a superare qualunque ostacolo per arrivare sul sagrato.
Davide consapevole di essere di fronte ad un evento, impaziente ma composto, come tutti prende la sua dose di pioggia, recita le lodi con me e tutta la piazza, ascolta gli interventi per poi accalcarsi per primo lungo la transenna per salutare il più vicino possibile papa Benedetto. Siamo lì, il colonnato abbraccia tutti e centomila cuori guardano Uno.
Ci ritroviamo tutti insieme - un panino - poi si riparte, racconti, esperienze, suggerimenti, proposte.
Nei due giorni in cui siamo stati insieme ho visto gente capace comunque di uno sguardo felice sul mondo, anche se vive il confronto con la disabilità, l’impegno continuo e la fatica fisica, cercando e riconoscendone il senso con un’apertura inaudita, ognuno con il suo fardello e la strada davanti da percorrere, ma con la testa alta per vedere lontano.
Stefano e Esterina
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