Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
martedì 24 aprile 2007
PADRE MAURO DI HAUTERIVE CI HA REGALATO 2 MEDITAZIONI
Padre Mauro ,abate dell'abbazia di Hauterive, mi ha mandato queste meditazioni .
Un bene prezioso per la mia quotidianita'.
Voglio condividere con tutti i lettori del blog questa possibilita'.
Questa meditazione sembra giungermi al momento opportuno.
Troppo spesso mi capita di domandare di aspoettare l'intervento di Cristo e come gli apostoli sulla barca temo.
Tradisco,ho sfiducia in chi puo' tutto."ci lasci soli proprio adesso, adesso che abbiamo bisogno! Quando tutto ci va bene, sei con noi, ci parli, fai miracoli, ci guardi e ci sorridi, e nel buio e nel pericolo ci abbandoni!”.
Sabato della II Settimana del Tempo di Pasqua – Lugano Sacro Cuore – 21.4.07
Eucaristia per l’Assemblea dell’Associazione Amici di Mons. Eugenio Corecco
Letture: Atti 6,1-7; Giovanni 6,16-21
“Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.”
È curiosa questa osservazione di Giovanni nel vangelo di oggi. I discepoli sono in mezzo al mare, al mare agitato perché soffia un vento contrario, ed è come se attendessero che Gesù venga da loro già lì, in quella situazione. Sapevano che avrebbero ritrovato Gesù a Cafarnao, che li avrebbe raggiunti il giorno dopo con qualche altra barca, o magari a piedi lungo la riva. Eppure è come se il loro cuore si attendesse che Egli venisse a raggiungerli subito, proprio lì, in mezzo al pericolo, nel cuore della notte.
Le condizioni che ragionevolmente giustificavano un arrivo ritardato di Gesù, il giorno dopo, dopo la notte e dopo il pericolo, dopo la fatica del remare e dopo la contrarietà del vento e dei flutti, proprio queste condizioni acuivano nel loro cuore il bisogno e l’attesa che Gesù venisse subito.
“Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro.”
Sì, questa frase tradisce un’impazienza, quasi un rimprovero a Gesù: “Ma come? È buio, il vento è contrario, remiamo a fatica, siamo in pericolo, e Tu non vieni?! Te ne stai in preghiera solo sul monte (Gv 6,15), solo col Padre, e ci lasci soli proprio adesso, adesso che abbiamo bisogno! Quando tutto ci va bene, sei con noi, ci parli, fai miracoli, ci guardi e ci sorridi, e nel buio e nel pericolo ci abbandoni!”.
Quante volte ci sentiamo così anche noi, quante volte, nei momenti e nei periodi di difficoltà e fatica personali o della Chiesa, sorgono in noi questi sentimenti, questi pensieri, che in fondo in fondo tradiscono una sfiducia nei confronti di Cristo, una sorta di disillusione, ma anche un desiderio giusto, un desiderio giustificato: Se Lui è il Salvatore, ora che abbiamo bisogno di salvezza, deve venire, deve essere qui, deve agire!
Ebbene, il vangelo di oggi risponde a tutti questi pensieri e sentimenti, agitati come le onde del mare di Galilea, non con un ragionamento, non con un discorso di Gesù, non con una spiritualità adeguata, ma col fatto che Gesù viene, effettivamente viene, si fa presente. E la sua presenza è prima di tutto e al di là di tutto. La sua presenza sovrasta ogni logica, ogni calcolo di possibilità, e soprattutto sovrasta l’inadeguatezza o l’impertinenza dei nostri sentimenti nel desiderarlo, nel pretenderlo, nel domandarlo, o nel dimenticarci di domandarlo adeguatamente.
Gesù Cristo è sempre un avvenimento, è sempre una presenza sorprendente, una salvezza sorprendente. Così sorprendente che, quando viene, quando ci salva, non Lo riconosciamo, e ne abbiamo persino paura: “Videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura.”
Non aspettavano che quello, non avevano bisogno che di quello, e hanno paura. Hanno più paura di fronte alla presenza di Colui che li salva che del pericolo che li minaccia!
Ebbene, neanche questa paura è di impedimento all’avvenimento di Cristo Salvatore. “Ebbero paura. Ma egli disse loro: ‘Sono io, non temete!’.”
Non si è messo a spiegare il perché e il come fosse lì; non si è messo a spiegare il miracolo del suo camminare sulle acque. La ragione che spiega tutto è che è Lui, che è proprio Lui, che Lui è presente, ed è presente sempre e solo per farci del bene, per salvarci, e quindi par darci fiducia: “Sono io, non temete!”.
In fondo, l’unico comandamento di Cristo, l’unica esigenza di Gesù nei nostri confronti, è la fiducia, è la fede: “Non temete!”.
Come non pensare all’insistenza del Vescovo Eugenio sulla fede, sulla “fede totale”, come ripeteva fino alla fine, nel buio e nel vento contrario della malattia e dell’impressione che tutto quello che aveva fondato e costruito potesse crollare.
Di fronte ad ogni tentazione di paura e scoraggiamento, era evidente che Mons. Corecco rimetteva il suo cuore e il suo pensiero davanti a Cristo presente, risorto e vivo, per sentirsi ripetere da Lui: “Sono io, non temere!”.
E il Vescovo Eugenio non chiedeva altre ragioni, non esigeva altre risposte al dramma della sua vita come al dramma di tutta la Chiesa.
Questa posizione del cuore, questa fede, è la preghiera a cui Gesù e la Chiesa ci educano costantemente. La preghiera cristiana è uno stare di fronte a Gesù Cristo che ci dice e ripete sempre di nuovo: “Sono io, non temete!”.
Per questo, nella lettura degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato, vediamo che gli apostoli hanno affermato che il dedicarsi alla preghiera e al ministero della parola era per loro un compito prioritario: “Noi ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola!”.
Il Papa Benedetto XVI ha richiamato con insistenza questa priorità ai nostri Vescovi in visita ad limina, nel novembre scorso. Lo ha richiamato loro per richiamarlo a tutti noi. Non è possibile annunciare Gesù Cristo al mondo d’oggi, al vento contrario della cultura dominante oggi, senza tenersi saldi e uniti di fronte a Gesù che ci dice: “Sono io, non temete!”.
In questo dobbiamo sempre aiutarci, in questo ci aiutano e ci richiamano i nostri pastori, in questo ci ha richiamato e ci richiama sempre la testimonianza del Vescovo Eugenio.
È questa fede che ci tiene in Sua presenza, l’impegno essenziale che il Signore Risorto ci chiede per permetterGli di condurre la barca della Chiesa alla sua destinazione: la Salvezza del mondo. “Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.”
P. Mauro-Giuseppe Lepori O.Cist.
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