ROMA - Un libro che parla di Gesù ma che affronta anche i temi decisivi del nostro tempo dalla politica alla morale. «Ho voluto fare il tentativo di presentare il Gesù dei Vangeli come il Gesù reale, come il Gesù storico in senso vero e proprio», una figura «storicamente sensata e convincente». È questa una delle affermazioni che aprono il nuovo libro del Papa presentato alla stampa in Vaticano. «Gesù di Nazaret», questo il titolo della nuova fatica di studioso del Papa teologo, un'opera impegnativa che si compone di 448 pagine.
Il nuovo libro del Papa «Gesù di Nazaret» (Ansa)
Una ricerca profonda ma, precisa il Papa nella premessa, non un atto di magistero: «Questo libro non è in alcun modo un atto magisteriale, ma è unicamente l'espressione della mia ricerca personale del volto di Cristo. Perciò ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo alle lettrici e ai lettori quell'anticipo di simpatia senza il quale non c'è alcuna comprensione». Il volume è edito da Rizzoli e costa 19,50 euro. «Io sono convinto, e spero che se ne possa rendere conto anche il lettore - scrive ancora il Papa - che questa figura è molto più logica e dal punto di vista storico anche più comprensibile delle ricostruzioni con le quali ci siamo dovuti confrontare negli ultimi decenni». «Io ritengo - afferma Ratzigner - che proprio questo Gesù - quello dei Vangeli - sia una figura storicamente sensata e convincente». Il testo si compone di 10 capitoli più una premessa e una introduzione, quindi il libro si avvale di una lunga nota bibliografica nella quale vengono richiamati tutti i principali studi di carattere storico e teologico sulle varie fasi della vita di Gesù, sui Vangeli e sulla Bibbia.
PERCHE' E' STATO SCRITTO - «Gesù di Nazaret», che è, occorre ricordarlo, il primo libro di papa Ratzinger da pontefice, è frutto, come spiega nella premessa, di un «lungo cammino interiore» che, in qualche modo, affonda le sue motivazioni nella necessità di prendere posizione in quello che si determinò a partire dagli anni '50 e che definisce «lo strappo tra il Gesù storicò e il Cristo della fede», dove «l'uno si allontanò dalla vista dell'altro». Prima - grazie anche ad autori come Adam, Guardini, Willam, Papini, Claude-Rops l'immagine di Gesù Cristo veniva delineata dai Vangeli sottolineando come Egli, attraverso l' uomo, «divenne visibile Dio e a partire da Dio si potè vedere l'immagine dell'autentico uomo». Una immagine, dice ancora Benedetto XVI, che, attraverso la ricerca storico-critica, «divenne sempre più nebulosa, prese contorni sempre meno definiti».
Il Papa con il suo nuovo libro (Ansa)
E questa stessa immagine prese, via via, a seconda anche degli ideali di coloro che ne intesero chiarire il profilo, connotazioni diverse e lontane, dal rivoluzionario anti-romano al «mite moralista», causa della sua stessa rovina. Da questo, dice Benedetto XVI, si trae l'impressione che «sappiamo ben poco di certo su Gesù e che solo in seguito la fede nella sua divinità abbia plasmato la sua immagine», una situazione «drammatica per la fede perchè rende incerto il suo autentico punto di riferimento: l'intima amicizia con Gesù, da cui tutto dipende, minaccia di annaspare nel vuoto». LA CRITICA ALL'IDEOLOGIA DEL SUCCESSO - Nel libro Benedetto XVI critica la «ideologia del successo e del benessere» anche in un passaggio del capitolo sul Padre nostro, analizzando la invocazione «liberaci dal male». Il male, osserva, «minaccia di ingoiarci» e «a questo si accompagna la disgregazione degli ordini morali mediante una forma cinica di scetticismo e illuminismo». «Anche oggi - aggiunge - ci sono da un lato le potenze del mercato, del traffico di armi, di droghe e di uomini, potenze che gravano sul mondo e trascinano l'umanità in vincoli ai quali non ci si può sottrarre. Anche oggi - aggiunge - c'è dall'altro, l'ideologia del successo, del benessere, che ci dice: Dio è solo una finzione, ci fa solo perdere tempo e ci toglie la voglia di vivere». Mentre il Padre nostro ci vuole dire: «solo quando hai perduto Dio hai perduto te stesso, allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione. Allora il "drago" ha vinto davvero. Finchè egli non riesce a strapparti Dio tu, - rimarca il Papa - nonostante tutte le sventure che ti minacciano, sei ancora rimasto intimamente sano».
GESU' DONA LA VITA - In conclusione dell'opera, Benedetto XVI torna sugli stessi concetti elencando le sette «parole-immagini» che Gesù si attribuisce nel Vangelo di Giovanni: «Io sono il pane della vita - la luce del mondo - la porta - il buon pastore - la risurrezione e la vita - la via, la verità e la vita - la vera vite», grandi immagini, le definisce, alle quali «è lecito aggiungere anche quella della sorgente d'acqua». Citando lo studioso Schnackenburg, il Papa osserva che «tutte queste espressioni figurate non sono che variazioni sull'unico tema: Gesù è venuto nel mondo affinchè gli uomini abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza». E questo perchè «l'uomo desidera e abbisogna, in fin dei conti - scandisce Ratzinger -, di una cosa sola: la vita, la vita piena - la felicità». «L'uomo, in fondo - sono le conclusioni del Papa -, ha bisogno di un'unica cosa che contiene tutto; ma deve prima imparare a riconoscere attraverso i suoi desideri e i suoi aneliti superficiali ciò di cui necessita davvero e ciò che vuole davvero. Ha bisogno di Dio». E dietro le varie espressioni figurate del Vangelo «c'è in ultima istanza questo: Gesù ci dà la vita perchè ci dà Dio: ce lo può dare perchè è Egli stesso una cosa sola con Dio. Perchè è il Figlio. Egli stesso è il dono - Egli è la vita». 13 aprile 2007
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