Con questo blog desidero dare la possibilita' a tutti di leggere articoli ,commenti ,interventi che mi aiutano a guardare la realta', a saperla leggere ed essere aiutati a vivere ogni circostanza positivamente. Mounier diceva "la vita e' arcigna con chi le mette il muso" (lettere sul dolore). E' importante saper abbracciare la realta' tutta per poter vivere la giornata con letizia.
sabato 10 novembre 2007
ROM QUAL'E' LA VERA EMERGENZA
Giorgio Paolucci
Dopo gli ultimi fatti di cronaca, sull’immigrazione si è scatenato il solito dibattito fatto in gran parte di slogan. Che cosa, invece, rende possibile la «vera convivenza» invocata da Benedetto XVI? Un’educazione, come ricorda Giorgio Paolucci, editorialista di Avvenire. E un incontro tra uomini, come quello raccontato in una storia che arriva da Lisbona.
Basta con i rom: sono un’etnia “pericolosa”, rimandiamoli tutti a casa. Basta con il razzismo a buon mercato, non si può criminalizzare un intero popolo. Dopo il brutale episodio accaduto pochi giorni fa a Roma – una donna italiana aggredita e uccisa da un immigrato romeno di etnia rom – l’atteggiamento dell’opinione pubblica oscilla tra questi due poli. E l’immigrazione diventa ancora una volta terreno di scontro politico-ideologico piuttosto che oggetto di un giudizio che tenga conto di tutti i fattori in gioco. Si procede a colpi di slogan, si usa la pancia piuttosto che la testa. E allora, proviamo a ragionare.
È innegabile che l’Italia paga un lassismo istituzionale che ha permesso la creazione di zone franche, e che non ha saputo arginare l’illegalità. L’insicurezza e la paura non sono invenzioni dei media ma stati d’animo reali, peraltro alimentati dal sensazionalismo e dalla superficialità con cui le notizie vengono pubblicate (si pensi, ad esempio, all’equivalenza menzognera tra immigrati romeni e rom: i primi sono 600mila, i secondi 150mila, di cui 50mila di nazionalità romena). All’Angelus di domenica 4 novembre, Benedetto XVI ha auspicato che «chi è preposto alla sicurezza e all’accoglienza sappia far uso dei mezzi atti a garantire i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza e incontro tra i popoli». Parole semplici, quelle del Papa, che ricordano concetti tanto elementari quanto troppo spesso dimenticati. Ricordano che sicurezza e accoglienza non sono concetti antitetici ma complementari: si può accogliere solo se si è capaci di proporre una convivenza fondata su principi condivisi. Ricordano che il riconoscimento dei diritti deve camminare insieme al rispetto dei doveri, e che l’immigrazione è l’occasione per un incontro tra popoli.
Per fronteggiare l’emergenza servono certamente regole chiare e la capacità di farle rispettare. Le regole, però, sono solo gli argini del fiume, rappresentano la condizione necessaria ma non sufficiente per costruire una società plurale.
L’integrazione degli stranieri, da tutti evocata come traguardo da conseguire, non è una formula magica elaborata a tavolino, è il risultato di un percorso difficile, e si fonda su una proposta di convivenza che può lanciare solo chi poggia l’esistenza su alcune certezze, su un’identità che nasce dall’appartenenza a una storia, a un popolo, a valori non tanto evocati quanto praticati. E vivere un’identità non significa rimirarsi allo specchio, implica la capacità di dire “io” guardando un “tu”, per arrivare a concepirsi come “noi”.
La difficoltà di gestire l’emergenza rom è certamente legata alle malevole intenzioni di chi concepisce l’Italia come terra di conquista, ma ultimamente rivela l’indebolimento della coscienza di una nazione. Arranchiamo nella ricerca di soluzioni efficaci e condivise e ci dividiamo perché si è appannato il senso del bene comune, dell’appartenenza a un popolo, perché si vive uno spaesamento, perché prevale lo smarrimento di chi non sa più per cosa vale la pena vivere e su cosa fondare la convivenza. Solo chi è certo della propria identità è capace di misurarsi con la diversità, di incontrarla, di offrire un’accoglienza realistica e responsabile, di stabilire la misura e i confini della tolleranza.
Anche l’immigrazione è un aspetto di quell’emergenza educativa che viene da tempo riconosciuta come la questione prioritaria del Paese, e che riguarda i giovani quanto gli adulti, gli italiani quanto gli stranieri.
Per questo, grande è la responsabilità di chi, avendo incontrato un significato per l’esistenza, può ridare coraggio a un Paese smarrito. Di chi è capace di guardare in faccia chiunque, anche i rom, con la certezza che al fondo di ogni cuore c’è un desiderio di bene che va ridestato.
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1 commento:
Giusto. Il governo no ha saputo arginare la criminalità. Il problema non è l'immigrazione.
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