sabato 17 novembre 2007

ROMA IN DIOCESI " LA BELLEZZA DI ESSERE CRISTIANI"


A Roma all'auditorium palafiera don Carron ha incontrato il movimento di cl.
Ha avviato il lavoro per il nuovo anno.
Anche se molti di noi a Milano hanno ascoltato Don Carron metto l'articolo perche' mi sembra molto importante la continua sottolineatura che fa.
1)la sfida di allargare la ragione (come continua a richiamarci il nostro caro papa)

2)il richiamo alla Fides et ratio di Giovanni Paolo II: «Quando il perché delle cose viene indagato con integralità alla ricerca della risposta ultima e più esauriente - ha detto citando il testo dell’enciclica del 1998 -, allora la ragione umana tocca il suo vertice e si apre alla religiosità».

3)"non è un ornamento per persone pie", come diceva don Giussani, ma anzi è "la condizione unica dell’umano"»

4)Anche a Gesù, ha affermato in conclusione don Carròn, «non è stato risparmiato nulla». Lui stesso, infatti, «non è venuto a risparmiarci il dramma del nostro rapporto con il reale, ma a renderlo possibile: è diventato nostro compagno per svelarci il senso del tutto».

In diocesi : Cl, «la bellezza di essere cristiani»

La Giornata di apertura delle attività al Palafiera di via dell'Arcadia, con il presidente don Juliàn Carròn di Claudio Tanturri

Era gremito l’Auditorium Palafiera di via dell’Arcadia, domenica pomeriggio. A riempirlo, tra giovani, anziani, famiglie con bimbi al seguito e sacerdoti, circa 2.500 appartenenti al movimento di Comunione e Liberazione (Cl) di Roma e del Lazio. Radunati nel vecchio polo fieristico della Capitale hanno celebrato la Giornata di avvio del nuovo anno di attività del movimento, fondato da don Luigi Giussani cinquant’anni fa e da lui guidato fino al 22 febbraio 2005, giorno della sua morte. A presiedere l’importante incontro di domenica, c’era don Juliàn Carròn, successore di don Giussani alla presidenza di Cl.

Il sacerdote è intervenuto con una relazione su «La bellezza di essere cristiani», subito dopo la breve introduzione del responsabile regionale Roberto Gerosa. Molti i punti toccati da don Carròn. Primo fra tutti il richiamo alla sfida lanciata da Benedetto XVI «sulla necessità di allargare la propria ragione». Un’esigenza, ha spiegato il sacerdote madrileno, «che va di pari passo con il richiamo alla religiosità, culmine della ragione stessa». Da qui il richiamo alla Fides et ratio di Giovanni Paolo II: «Quando il perché delle cose viene indagato con integralità alla ricerca della risposta ultima e più esauriente - ha detto citando il testo dell’enciclica del 1998 -, allora la ragione umana tocca il suo vertice e si apre alla religiosità».

«Ma se la religiosità è l’espressione più elevata della natura razionale dell’uomo - ha proseguito don Carròn -, allora non è qualcosa che si scopre accanto alla vita, "non è un ornamento per persone pie", come diceva don Giussani, ma anzi è "la condizione unica dell’umano"». Molto significative, a tale riguardo, le testimonianze lette su come una religiosità vissuta possa trasformare l’esistenza. Anche se travagliata come quella di Vicky, una donna ugandese distrutta dall’Aids, che ha ritrovato il gusto di vivere «a partire da uno sguardo colmo di speranza e amore». Anche a Gesù, ha affermato in conclusione don Carròn, «non è stato risparmiato nulla». Lui stesso, infatti, «non è venuto a risparmiarci il dramma del nostro rapporto con il reale, ma a renderlo possibile: è diventato nostro compagno per svelarci il senso del tutto».16 novembre 2007



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