martedì 25 dicembre 2007

LA PREVENZIONE NON SI FA ELIMINANDO I MALATI

Il biologo Roberto Colombo • Pur nel profondo rispetto per i timori dei genitori occorre dire che selezionare gli embrioni è il preludio ad una selezione vera e propria comunque la si voglia chiamare
di Enrico Negrotti

Tratto da AVVENIRE del 23 dicembre 2007




«La selezione degli embrioni non rappresenta la soluzione per pre­venire le malattie genetiche. Che lo si voglia riconoscere o no, si tratta di una forma di eugenetica».

Roberto Colombo, re­sponsabile del Laboratorio di biologia mo­lecolare e genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, nel sottolineare che va mantenuto il «rispetto» verso i genitori che temono di avere un figlio malato, ricorda che eliminare i concepiti è «con­traddittorio » rispetto agli scopi della legge, che do­vrebbe favorire le nascite.


Un giudice obbliga alla dia­gnosi preimpianto perché il figlio potrebbe nascere con l’esostosi ereditaria. È un’a­pertura all’eugenetica?
Anzitutto occorre profondo rispetto per il timore dei ge­nitori di dare alla luce un fi­glio affetto da una malattia ereditaria grave. Chi sa di es­sere portatore di una malat­tia genetica è chiamato a scelte difficili, spesso drammatiche, ma la selezione degli embrioni attraverso la dia­gnosi preimpianto non una soluzione alla prevenzione delle malattie ereditarie: non cura la malattia ma elimina il malato. È il pre­ludio alla selezione che si chiami eugeneti­ca o meno per addolcire la realtà dei fatti.

Eppure qualcuno continua a parlare di «pre­venzione » delle malattie.
La prevenzione è, appunto, «prevenzione»: cioè evitare il concepimento di un figlio ma­lato. La diagnosi con selezione embrionaria è un atto medicalmente ed eticamente di na­tura diversa: è un atto con cui si sceglie di uc- cidere chi è già stato chiamato alla vita solo perché malato.

Viene citato anche il diritto della donna al­la salute. È pertinente?
L’argomento della tutela della salute della madre, che sembra essere stato chiamato in causa, è ambiguo.

La malattia colpisce e­ventualmente il concepito, con una proba­bilità del 50% e nel corso della gravidanza la madre non corre rischi particolari. Certo, re­sta l’ansia o talora l’angoscia per la salute del figlio: ma questa è esperienza dolorosa che molte madri hanno vissuto con dignità e coraggio, an­che quando il figlio si è am­malato dopo la nascita. Del resto nel caso dell’esostosi ereditaria, se è vero che non è possibile guarire, esistono però interventi chirurgici e terapia farmacologiche in gradi di migliorare diversi a­spetti della vita di questi pa­zienti. È vero, esiste un ri­schio che si sviluppi un o­steosarcoma, un tumore os­seo: ma questo rischio, se­condo uno studio di Hen­nekam del 1991 è compreso tra lo 0,5 e il 2%.

Da un lato c’è la selezione eugenetica, dal­l’altro manca la tutela del concepito. La leg­ge viene stravolta?

Giustamente la legge 40 non ammette la se­lezione preimpianto degli embrioni. Questa pratica non ha nulla di terapeutico: presen­ta, al contrario, una tendenza eugenetica che una società civile e democratica dovrebbe bandire. Inoltre la procreazione assistita è fatta in funzione di dare alla vita il concepi­to, è fatta per donare la vita (anche se con tut­ti i limiti che sappiamo). Eliminare il conce­pito contraddice lo spirito della legge.


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