Il biologo Roberto Colombo • Pur nel profondo rispetto per i timori dei genitori occorre dire che selezionare gli embrioni è il preludio ad una selezione vera e propria comunque la si voglia chiamare
di Enrico Negrotti
Tratto da AVVENIRE del 23 dicembre 2007
«La selezione degli embrioni non rappresenta la soluzione per prevenire le malattie genetiche. Che lo si voglia riconoscere o no, si tratta di una forma di eugenetica».
Roberto Colombo, responsabile del Laboratorio di biologia molecolare e genetica umana dell’Università Cattolica di Milano, nel sottolineare che va mantenuto il «rispetto» verso i genitori che temono di avere un figlio malato, ricorda che eliminare i concepiti è «contraddittorio » rispetto agli scopi della legge, che dovrebbe favorire le nascite.
Un giudice obbliga alla diagnosi preimpianto perché il figlio potrebbe nascere con l’esostosi ereditaria. È un’apertura all’eugenetica?
Anzitutto occorre profondo rispetto per il timore dei genitori di dare alla luce un figlio affetto da una malattia ereditaria grave. Chi sa di essere portatore di una malattia genetica è chiamato a scelte difficili, spesso drammatiche, ma la selezione degli embrioni attraverso la diagnosi preimpianto non una soluzione alla prevenzione delle malattie ereditarie: non cura la malattia ma elimina il malato. È il preludio alla selezione che si chiami eugenetica o meno per addolcire la realtà dei fatti.
Eppure qualcuno continua a parlare di «prevenzione » delle malattie.
La prevenzione è, appunto, «prevenzione»: cioè evitare il concepimento di un figlio malato. La diagnosi con selezione embrionaria è un atto medicalmente ed eticamente di natura diversa: è un atto con cui si sceglie di uc- cidere chi è già stato chiamato alla vita solo perché malato.
Viene citato anche il diritto della donna alla salute. È pertinente?
L’argomento della tutela della salute della madre, che sembra essere stato chiamato in causa, è ambiguo.
La malattia colpisce eventualmente il concepito, con una probabilità del 50% e nel corso della gravidanza la madre non corre rischi particolari. Certo, resta l’ansia o talora l’angoscia per la salute del figlio: ma questa è esperienza dolorosa che molte madri hanno vissuto con dignità e coraggio, anche quando il figlio si è ammalato dopo la nascita. Del resto nel caso dell’esostosi ereditaria, se è vero che non è possibile guarire, esistono però interventi chirurgici e terapia farmacologiche in gradi di migliorare diversi aspetti della vita di questi pazienti. È vero, esiste un rischio che si sviluppi un osteosarcoma, un tumore osseo: ma questo rischio, secondo uno studio di Hennekam del 1991 è compreso tra lo 0,5 e il 2%.
Da un lato c’è la selezione eugenetica, dall’altro manca la tutela del concepito. La legge viene stravolta?
Giustamente la legge 40 non ammette la selezione preimpianto degli embrioni. Questa pratica non ha nulla di terapeutico: presenta, al contrario, una tendenza eugenetica che una società civile e democratica dovrebbe bandire. Inoltre la procreazione assistita è fatta in funzione di dare alla vita il concepito, è fatta per donare la vita (anche se con tutti i limiti che sappiamo). Eliminare il concepito contraddice lo spirito della legge.
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