....Chi sono gli ispiratori occulti di certe ideologie, di certi progressismi, uno tra i tanti é Pelagio, che credeva troppo poco negli effetti negativi del peccato di Adamo ed Eva, nelle conseguenze del "peccato originale". E' l'ottimismo che risorge nel XVIII secolo europeo, di chi crede di risolvere ogni problema dell'uomo singolo e della società con politici riformatori, sociologi, psicologi, assistenti sociali. Dall'altra parte ci sono quelli i cosiddetti "reazionari"che nell'effetto del peccato originale ci credevano troppo....
di Domenico Bonvegna
Messori, Brambilla tra le domande fondamentali che si sono posti nel loro Qualche ragione per credere, edito da Ares, non poteva mancare quella sull'esistenza di Dio e in particolare nel capitolo XIII, O il mistero o l'assurdo, gli autori s'addentrano nell'eterna discussione del "si"o il "no"a Dio dell'uomo nella Storia. Tutti, chi più chi meno, siamo tentati di "odiare la luce"di "non credere in Dio".
Quello che m'interessa proporre qui è il discorso sull'ateismo teorico e pratico. La professione dell'ateismo non è mai stata e non sarà mai un fatto che coinvolge le masse, si tratta di un punto d'arrivo, tra l'altro faticoso, per pochi intellettuali. Semmai di massa, è diventato l'ateismo "pratico": Non negare Dio con la ragione ma con la vita. Vivere come se Dio non esistesse.
Però attenti scrive Messori e Brambilla, a non dimentica l'ateismo marxista, per quanto abbia fatto la fine che sappiamo, è arrivato a coinvolgere (almeno ufficialmente) più di un terzo della popolazione mondiale.
In una visione di fede, anche il marxismo è stato provvidenziale, l'attuale pontefice sostiene che c'è un'affermazione della critica marxista che contiene elementi di verità: ci sono religioni e pratiche religiose che sono davvero alienanti, che sono manifestamente malsane per l'uomo[…]. Nella storia del cristianesimo sappiamo che le persecuzioni finiscono per giovare alla Chiesa. E' la logica del chicco di grano che deve "morire"per "dare molto frutto".
In ogni modo la sfida alla fede portata dal marxismo è stata la più decisa e imponente della storia. Anche se dal punto di vista teorico, i marxisti non sono mai riusciti a dimostrare nulla sulla non esistenza di Dio. Per loro Dio non doveva semplicemente esistere, una dimostrazione a-priori. Dicevano che la religione era l'oppio dei popoli, invece si è rivelato che nei fatti fosse proprio la rivoluzione, l'oppio dei popoli.
Questo lo hanno previsto i papi a metà dell'ottocento, con le loro encicliche il cui messaggio in sintesi era: la morte di Dio significa ineluttabilmente la morte dell'uomo. Lo hanno voluto provare, sulla pelle dei popoli: e così davvero è successo. A questo punto gli autori del testo, prima di continuare la loro analisi, si affrettano a chiarire che affrontare il tema del marxismo e di tutti gli altri "ismi ", della modernità, dal nazionalsocialismo al liberalismo classico, appartiene alla teologia e non alla politologia. Parlarne non significa "far politica ".
Tra le cause di certi errori della cultura moderna c'è proprio quella di rifiutare e quindi non conoscere, la categoria del "religioso", che si voglia o no, agisce nel profondo di ogni uomo, compreso quello più secolarizzato.
Chi sono gli ispiratori occulti di certe ideologie, di certi progressismi, uno tra i tanti é Pelagio, che credeva troppo poco negli effetti negativi del peccato di Adamo ed Eva, nelle conseguenze del "peccato originale". E' l'ottimismo che risorge nel XVIII secolo europeo, di chi crede di risolvere ogni problema dell'uomo singolo e della società con politici riformatori, sociologi, psicologi, assistenti sociali. Dall'altra parte ci sono quelli i cosiddetti "reazionari"che nell'effetto del peccato originale ci credevano troppo.
Dunque il tentativo di far morire l'idea stessa di Dio nella mente e nel cuore dell'uomo è fallito. Infatti quando si è potuto andare a vedere che cos'era davvero successo al di là del muro (il primo nella storia, tra l'altro, eretto non per non far entrare quelli di fuori, ma per non far uscire quelli di dentro…) ci si è resi conto che tutto era da ricostruire: a cominciare proprio dall'uomo. Che sembrava aver perduto persino la capacità di pensare, di lavorare, di vivere. Così in pratica continuano Messori e Brambilla, l'uomo, allevato, per tre generazioni, nella cultura che, disintossica dalla 'Droga Dio', avrebbe dovuto partorire il superuomo, è divenuto in realtà un sottouomo. Invece dell'esplosione delle potenzialità che avrebbe dovuto far seguito alla dissoluzione del fantasma malefico della religione, quel che si è verificato è un collasso, una implosione. In tanti decenni di sforzi l'ideologia comunista, crollata per dissoluzione interna, senza lasciare dietro di sé nessuna produzione artistica, letteraria, filosofica, scientifica. Non una sola personalità creatrice è stata partorita da quella 'umanità nuova', che pure contava alcuni miliardi di persone.
Le sole personalità importanti sono quelli dei dissidenti, degli esuli, dei perseguitati come Aleksandr Solzenicyn, scomparso recentemente. E' indicativo che le sole parole del russo sovietico divenute d'uso internazionale sono o armi ( molotov, katiuscia, kalashnikov, mig) o realtà burocratiche e propagandistiche ( nomenklatura, politburo) o realtà ancora più inquietanti (Ceka, Kgb, gulag).
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