sabato 23 agosto 2008

A UN ANNO DALLA SUA SCOMPARSA RICORDIAMO CHIEFFO


Vorrei che a settant’anni la mia mente fosse più snella nel ricordare il passato. Invece, quanto più lontano esso è, tanto più ne rimangono tracce sfocate, impressioni logore, memorie sfilacciate. Il che certamente non mi aiuta a rendere presente oggi la storia dell’amicizia di Claudio Chieffo, che è sorta tra noi più di cinquant’anni fa. Perciò tutto quello che racconto ora è soggetto alla chiosa “mi sembra di ricordare che...”

ed è certamente solo un contributo precario e rivedibile, soprattutto da coloro che lungo questa storia sono stati ben più vicini a lui. Infatti, ho passato la maggior parte della mia vita molto lontano, in Brasile, e rarissime sono state le volte in cui, tornando in Italia o per vacanze o per malattia o morte dei miei genitori, ho ancora incontrato Claudio tra gli antichi amici di qui. Dunque... Siamo nella seconda metà degli anni Cinquanta. Le due sorelle Menghi di Forlì sono cugine di Gabriella Girelli, una tra le nostre compagne nell’avventura degli inizi di G.S. a Milano. E, come suole accadere nella vera esperienza cristiana, il fatto di andare a trovare le sue cugine rappresenta per Gabriella soprattutto l’occasione provvidenziale per comunicare ad esse il grande fatto nuovo scoperto in G.S. - Cristo e la comunità cristiana. La testimonianza di vita della loro congiunta non cade nel vuoto: le due sorelle si danno da fare, e, con l’aiuto della stessa Gabriella, riescono a dare inizio alla G.S. di Forlì. Il prete che le accoglie e le sostiene, assumendo la paternità della nuova comunità, è don Francesco Ricci (“don Chilometro”, per la sua enorme e magrissima statura). Alla scuola dove don Ricci insegna religione non si fa attendere una prima e determinante risposta: un gruppo di ragazzi liceali è subito affascinato dalla proposta di G.S. - e tra di essi, Claudio, Sandro e l’Angelone, amici per la pelle. Come è suo costume, don Giussani da Milano segue con interesse e grande senso di paternità anche questa nuova esperienza romagnola, e lo fa a suo modo, in forma davvero inusitata. Chiama me, tra i più “vecchi” di G.S., appena agli inizi dell’università, e mi manda a tenere una “tre giorni” a Montegrimano, sull’Appennino romagnolo, per comunicare autorevolmente lo spirito di G.S. ai nuovi amici. Qui, oltre al gruppo di Forlì, ci sono già altri amici contattati da questo - sempre secondo il dinamismo tipico della vera esperienza cristiana, perchè, come dicevano i filosofi medievali, bonum est diffusivum, cioè, “la natura stessa del bene sta nel diffondersi”. Sono ragazzi di Rimini, Riccione, Cesena... E così finisco col conoscere Claudio Chieffo, studente di liceo e co-fondatore della G.S. di Forlì, insieme ai suoi incredibili amici. Dico “incredibili” perchè l’amicizia tra di loro è fantastica e perchè sono un gruppo di persone assolutamente eccezionali per la loro creatività e la passione tutta romagnola per l’Ideale. Così me li sento anch’io subito veramente amici. E tutte le volte che dopo, per la logica sequenza degli avvenimenti, il don Giuss mi manda tra di loro per fare la “Scuola G.S.”, la “Scuola Incaricati” o altro, ci vado pieno di gioia, perchè da Claudio ed amici c’è sempre da imparare.
Dopo il ‘64 sono già in Brasile, ma la creatività di Claudio mi accompagna sempre. Tutti i suoi più bei canti nuovi - prima registrati su ingombranti nastri magnetici, poi su cassette e dischi - Claudio li manda subito a me in Brasile; e quando riesco gli faccio avere il mio parere e un commento.
Quando per brevi tratti raramente ritorno in Italia, mi è possibile rivedere l’amico: alle volte a casa sua con la famiglia che cresce; ma alle volte è lui che, in giro per i suoi spettacoli, si fa centinaia di chilometri in autostrada per venirmi a trovare a casa mia, magari solo per farmi sentire la sua ultima canzone e berci un caffè assieme; altre volte ci incontriamo in vacanza con qualche comunità.
Nel frattempo “don Chilometro” è diventato il compagno più fedele di don Giussani nella fase diespansione del movimento nel mondo, e quando viene in Brasile sempre mi porta notizie fresche di Claudio.
Finchè un bel giorno, durante uno dei miei fugaci ritorni, è proprio Claudio che mi accompagna come in pellegrinaggio al suo capezzale, morente; ed insieme parliamo dei bei tempi, dandoci l’appuntamento tutti dal Padre.
Oggi, di quei tre, sono rimasto qui solo io. Ma la memoria di quell'appuntamento mi sostiene.
L’abbraccio che Claudio mi ha dato al suo ultimo concerto del “Meeting 2006”, assieme al ricordo del pranzo sereno con tutta la sua famiglia pochi giorni dopo a casa sua, rimangono dentro di me come il pegno e la certezza del nostro destino comune... Già, perchè l’amicizia vera, come ci insegnava sempre il don Giuss, è cammino al comune destino. Sì, pensandoci bene, di Claudio Chieffo ho il ricordo di qualcuno grande e padre in mezzo agli amici. Non me lo immagino solo - come a volte ci si presentano i grandi del mondo musicale - ma vivente nella comunità, innamorato della comunità, generandola, esprimendola, abbracciandola: e come tutti i ricordi più veri (ossia, memoria) è profezia...


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