sabato 23 agosto 2008
GIANNI MEREGHETTI
Il titolo del Meeting di Rimini, “O protagonisti o nessuno”, è una sfida quanto mai interessante per il mondo della scuola, ancor di più in questi giorni in cui la provocazione di Ernesto Galli della Loggia e il dibattito che ne è seguito hanno messo in evidenza alcune ragioni fondamentali della sua crisi.
La sfida del Meeting va al cuore della vicenda scuola e dell’emergenza educativa che la segna profondamente, ed è una sfida a trovare il punto di un nuovo inizio che possa riportare, dentro il lavoro quotidiano dell'insegnare e dello studiare, una appassionata apertura all’umano.
Perché questo accada, urge un cambiamento di direzione rispetto ad una cultura che la modernità ha fatto diventare dominante e che ha identificato il protagonista nell'istituzione-scuola. La scuola italiana nella sua storia recente ha oscillato da un protagonista all’altro: si è andati dall’ideologia degli anni ’70 e ’80 alle regole di questi ultimi anni, sempre mantenendo il filo rosso dello statalismo come collant delle diverse forme di soluzione delle questioni educative, tant’è che anche oggi uno degli assunti più diffusi è quello per cui si considera l’istituzione soggetto dell’istruzione e dell'educazione. L’esito è stato, ma è sotto gli occhi di tutti, disastroso; d’altronde, che cosa può venire di interessante per un giovane quando a determinare la vita di una classe sono o idee o regole di comportamenti? Noia, disinteresse, scetticismo, convinzione che studiare un argomento o non studiarlo sia in fondo lo stesso. Questo è il frutto di un cedimento dell’umano, dell’aver svenduto all’istituzione il bisogno di essere educati, dell’essersi affidati all’istituzione come ad un oggetto transizionale che funge da coperta di Linus per insegnanti, studenti e genitori, che così si sentono rassicurati. I protagonisti di questi anni hanno prodotto il nulla, chi ha creduto di poter educare applicando idee o regole si trova oggi davanti a un fallimento, evidente nello sguardo scettico dei propri studenti.
Urge un nuovo inizio; urge che, quando si entra in classe, non si parta più dall'istituzione, dalle sue prescrizioni, ma che si parta dalle proprie esigenze di vero, di bello, di giusto; urge che si parta dall’umano e si apra dentro ogni ora di lezione, ogni attimo di studio, ogni iniziativa scolastica la sfida a cercarne la risposta.
Questo è il protagonista dentro la scuola; chiunque, sia esso insegnante o studente, entri in classe portando il suo impegno con le domande che caratterizzano il suo cuore e con la ragione aperta ad una risposta che viene da Altro da sé.
Il compito imprescindibile, in questo momento di crisi, è quello di rimettere l’umano al centro della vita scolastica, non una nuova idea dell’umano, né nuove analisi, né nuove discipline che lo trattino di più, ma persone o tratti di persona che insegnando o studiando comunichino quanto vivere la scuola sia un’occasione per cercare e trovare risposte a ciò che più sta loro a cuore.
(Gianni Mereghetti)
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