.....Il pellegrinaggio, giunto alla cinquantaduesima edizione - fu don Bruno Nicolini, fondatore dell'Opera Nomadi, a iniziare - rientra in una delle dodici "missioni per i nostri tempi" che stanno caratterizzando l'anno giubilare di Lourdes. Più precisamente si tratta della "Chiesa in missione presso gli emarginati", che temporalmente è l'ultima della serie e che testimonia di un'attenzione agli "ultimi" che affonda le radici nella storia stessa di Lourdes. I responsabili del santuario fin dagli inizi hanno infatti cercato di provvedere all'accoglienza dei pellegrini più bisognosi.....
Fino al 25 agosto il santuario animato da preghiere e canti gitani
Tratto da L'Osservatore Romano del 21 agosto 2008
I dintorni di Massabielle da stamane hanno un aspetto inconsueto. Gli spiazzi e i parcheggi si sono riempiti di centinaia di roulotte. E altre ancora arriveranno. È infatti cominciato l'ormai tradizionale pellegrinaggio agostano dei gitani e degli itineranti alla Madonna di Lourdes.
Da oggi al 25 al santuario si attende l'arrivo di quarantamila zingari provienenti da tutta Europa. Una folla di fedeli certamente variopinta, che animerà queste giornate con preghiere e canti gitani.
Il pellegrinaggio, giunto alla cinquantaduesima edizione - fu don Bruno Nicolini, fondatore dell'Opera Nomadi, a iniziare - rientra in una delle dodici "missioni per i nostri tempi" che stanno caratterizzando l'anno giubilare di Lourdes. Più precisamente si tratta della "Chiesa in missione presso gli emarginati", che temporalmente è l'ultima della serie e che testimonia di un'attenzione agli "ultimi" che affonda le radici nella storia stessa di Lourdes. I responsabili del santuario fin dagli inizi hanno infatti cercato di provvedere all'accoglienza dei pellegrini più bisognosi. Il primo "ricovero" fu una semplice tettoia coperta con paglia: si trovava nella zona dove ora è innalzata la colonna dell'Incoronata: un temporale la fece volare via. In occasione del centenario monsignor Théas, vescovo di Tarbes e Lourdes, incaricò monsignor Rodhain, promotore della Caritas (Secours catholique), di costruire un apposito villaggio, la "Cité-Secours", chiamata più tardi la "Cité Saint-Pierre", nome che conserva tuttora.
Ma il pellegrinaggio dei nomadi non è solo un'occasione di accoglienza: vuole essere ancora di più momento di incontro e di conoscenza con queste persone che solitamente vivono l'esperienza dell'esclusione da parte della società. A spiegarlo a Radio Vaticana è stato proprio il responsabile per l'animazione di Citè Saint-Pierre, Riccardo Colia: "Ci saranno carovane di gitani per il pellegrinaggio. Queste persone - ha sottolineato - cercheranno di incontrare di nuovo Maria, come fanno già di sovente. Noi speriamo, come Cité Saint-Pierre, come Caritas Internationalis, di far cambiare un po' lo sguardo che le persone "normali" hanno verso i gitani. Ci sono dei cliché, a volte pregiudizi, ma i nomadi sono pieni di ricchezze enormi dal punto di vista della fede. Incontrarli, soprattutto per le persone che vengono da fuori, significa veramente fare uno sforzo perché la Chiesa sia partecipe soprattutto verso queste persone: persone che sono un po' ai margini delle nostre società. Gente che - ha aggiunto - noi vediamo vivere, sopravvivere, con difficoltà enormi e che anche noi come Chiesa a volte facciamo fatica ad accettare".
In sostanza, questo pellegrinaggio vuol essere un richiamo all'accoglienza vera, un invito a un incontro che aiuti ad abbattere i muri del pregiudizio e a comprendere queste persone queste persone, portatrici di una fede semplice ma profonda, nonché di una tradizione antica che cercano di preservare ovunque vadano nel loro continuo girovagare.
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