Perché secondo Charles Journet la Chiesa è mariana
di Piero Viotto
Tratto da L'Osservatore Romano del 10 agosto 2008
La chiesa è mariana non solo per il "mistero dell'incarnazione", perché Maria a Nazaret è madre di Cristo, il Verbo di Dio, ma anche per il "mistero della compassione", perché Maria ai piedi della croce ha partecipato alla redenzione, ha ricevuto in consegna l'apostolo Giovanni, e tutti noi. Così la Chiesa nasce dal cuore ferito di Gesù e di Maria. Si può dire che la mariologia è una parte dell'ecclesiologia.
Charles Journet (1891-1975), sulla base dei Padri della Chiesa, che egli cita ripetutamente, attraverso le argomentazioni dei teologi, seguendo il realismo esistenziale di san Tommaso, e anche le intuizioni poetiche di Charles Péguy e di Paul Claudel, cerca, per quanto è possibile, l'intelligenza di questi misteri, utilizzando immagini tratte dal mondo delle scienze naturali e delle matematiche nei cinque volumi del suo trattato, La chiesa del Verbo incarnato (1941-1962). Ma per conoscere le sue riflessioni teologiche sono forse più importanti i numerosi ritiri spirituali, Entretiens, tenuti nei conventi di clausura, che il cardinale Georges Cottier, che ha sostituito Journet nella direzione della sua rivista "Nova et vetera", sta pubblicando presso la casa editrice svizzera Parole et silence.
Journet, nel Trattato e nelle Meditazioni, ha molto riflettuto sulla natura della messa per affermare che durante il brevissimo tempo che intercorre nella doppia consacrazione, noi siamo, per un breve momento, realmente presenti all'unico sacrificio di Cristo in croce, proprio come Maria al Calvario, partecipi di una "mediazione ascendente" - nella quale Maria sacrifica suo figlio al Padre, per la salvezza degli uomini - e di una "mediazione discendente" - nella quale Maria "dispone i nostri cuori ad accogliere la salvezza".
L'eucarestia va considerata sotto due aspetti: nel tempo, come "segno sacrificale", al momento centrale della messa, che ci porta a essere presenti alla morte di Cristo, e nello spazio, come "segno sacramentale", nel pane consacrato, ove Cristo risorto è presente, fino a quando si conservano "le apparenze proprie e naturali del pane". Il teologo sviluppa due interessanti osservazioni, nella prima scrive "il sacerdote che si astiene dal celebrare per accontentarsi di comunicarsi ignora ciò per cui la Chiesa lo ha ordinato", nella seconda sottolinea che la Chiesa non è tanto il luogo dell'assemblea dei cristiani, quanto il luogo della presenza personale di Cristo fra di noi, che costituiamo il suo corpo, che continua nella storia.
Maria è "il prototipo della Chiesa", e a questo tema il teologo svizzero dedica un intero capitolo del Trattato, per precisare con esattezza le modalità del ruolo di Maria e dei cristiani nel processo della redenzione. "I meriti del Cristo suscitano i meriti della Chiesa, non per "addizione", ma per partecipazione, non alla maniera di una "giustapposizione", ma alla maniera di "compenetrazione", come l'Essere di Dio suscita l'essere dell'universo". Cristo è l'unico redentore, perché la grazia "risiede in Lui in primo luogo, come nella sua sorgente, e nella Chiesa, fin dalla sua apparizione cresce in dipendenza da Lui".
Ciò premesso, nella riflessione di Journet si fa un'analisi delle differenze tra la "correndenzione collettiva" della Chiesa, che riguarda gli uomini di ciascun tempo storico e di ciascun gruppo sociale, e la "correndenzione personale" di Maria, che "è assolutamente universale e riguarda gli uomini di tutti i tempi, per cui è anteriore e avviluppa la mediazione della Chiesa", anche se Lei stessa è avvolta nella redenzione del Cristo.
Journet esemplifica queste relazioni, osservando che l'azione di santa Monica agisce direttamente su sant'Agostino, ma essa è supportata dall'azione redentrice del Cristo, come la luna che è in orbita gravitazionale della terra, ma questa è nell'orbita gravitazionale del sole. Queste immagini non sono soltanto un aiuto intellettuale per conoscere meglio il mistero, ma rimandano alla realtà della comunione dei santi: "Ci sono delle anime che sostengono altre anime, come un pianeta sostiene i suoi satelliti". Tutta la redenzione è in Cristo, e non aumenta nel tempo, proprio come, osserva Journet, "dopo la creazione non c'è, intensivamente, più essere, ma solamente molte partecipazioni all'essere". La differenza tra la redenzione e la corredenzione non è una questione di quantità, ma di qualità, l'azione del Cristo è un fatto ontologico, Lui solo può essere mediatore, e meritare, a livello di giustizia, la nostra salvezza; l'azione di Maria, della Chiesa, dei singoli cristiani è un atto morale, che nell'amore e per amore partecipa alla redenzione. Nell'universo spirituale Maria è la prima redenta, ma in maniera assolutamente unica, perché, per il mistero dell'immacolata concezione è stata preservata dal peccato originale, prima della Chiesa e in vista della Chiesa. In Maria c'è il massimo di corredenzione, e Journet si serve anche della matematica per trovare un esempio esplicativo, dicendo che la Chiesa nel suo divenire tende verso questo massimo, che è Maria, come "la curva tende al suo asintoto".
Journet riflettendo sull'Apocalisse considera anche il ruolo di Maria come sposa del Cristo in quanto parte eminente della Chiesa, non in quanto madre di Gesù, perché sarebbe errato mescolare le due prospettive, quella mistica e quella ontologica. Maria è sposa del Cristo nella prospettiva evangelica del "Chiunque fa la volontà del Padre mio, che è nei cieli, è mio fratello, sorella, madre". La teologia di Journet è sempre attenta a queste sottili, ma importanti distinzioni, spinge al massimo la riflessione intellettuale della teologia, ma non la risolve nel linguaggio dell'esperienza mistica.
Dopo queste argomentazioni Journet conclude "Cristo è nostro fratello perché la nostra sorella Maria è sua madre", e precisa che la salvezza avviene nella storia, perché Maria e i santi nel cielo non possono più acquisire meriti, ma soltanto distribuirli, in quanto "l'intercessione non meritoria nel cielo si appoggia sulla intercessione meritoria della terra, per sollevare tutto l'universo del tempo storico e per conseguenza tutto l'universo del purgatorio". E lascia l'ultima parola a sant'Agostino "un grande mistero ha voluto che la morte ci fosse venuta da una donna e la vita ci fosse ridonata da una donna, e che il diavolo fosse vinto dalla nostra doppia natura, femminile e maschile" (De agone cristiano, cap. XXII).
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