venerdì 7 settembre 2007

IL GIORNALISMO ITALIANO INVENTA LA GUERRA SANTA CHE NON C'E'



Da Il Foglio del 6 settembre 2007

Roma. Difficile sfuggire al giornalista collettivo, anzi alla alla realtà collettiva e distorta. Difficile anche quando le parole sono pronunciate a un convegno pubblico, precedute da una specifica domanda e, come si dice, con virgolette aperte e poi chiuse.


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La Repubblica ieri ha titolato così: “Aborto, l’offensiva di Ruini ‘Doveroso modificare la 194’, il Corriere della Sera ha scritto: “L’alto prelato: ‘E’ tempo di modificare le norme sull’interruzione di gravidanza’”, la Stampa idem: “Ruini e l’aborto ‘Legge da cambiare’’’.

Con le reazioni scandalizzate del centrosinistra, con le reazioni entusiastiche di Alleanza nazionale, con un’intervista del ministro della Salute, Livia Turco, che rassicurava: “Sarò ferma a dire no alle modifiche”. Ma Livia Turco (a destra) e Camillo Ruini (a sinistra) avevano detto esattamente le stesse cose, persino le stesse frasi, e ora per via della collettiva visione del mondo il cardinale va all’attacco della legge e il ministro la difende. Anche se è clamorosamente falso.

Camillo Ruini, che martedì ha tenuto una lezione alla Summer School della Fondazione Magna Carta, rispondeva alle domande degli studenti. Uno di questi gli ha chiesto come si conciliano i valori non negoziabili di un cattolico e la politica, che è l’arte del compromesso. Ruini ha risposto che esistono leggi che un cattolico non approva, ma se possono essere migliorate non bisogna sottrarsi, bisogna agire in positivo.

A questo punto Gaetano Quagliariello, senatore di Forza Italia e fondatore di Magna Carta, l’ha interrotto e gli ha chiesto se allora non sia opportuna, sulla legge 194, un’azione per riscrivere i principi guida (come da dichiarazioni del ministro della Salute Livia Turco, mercoledì 29 agosto: “Non mi dispiacerebbe caratterizzare il mio ministero con un atto di indirizzo che attualizzi questa legge: saranno linee guida nello spirito della legge”).

Il cardinale ha detto: “Non posso che essere d’accordo, è non solo lecita ma doverosa una interpretazione che aggiorni ai progressi medico scientifici la 194, ormai vecchia di trent’anni”. E’ stata questa l’offensiva oscurantista di Camillo Ruini, che non solo ha dimostrato di accettare l’esistenza di una legge sull’aborto (“Non ci sono le condizioni culturali e politiche per abrogarla”), ma ha parlato, esattamente come Livia Turco, di “aggiornamento”. Sul limite temporale entro il quale non si può intervenire perché il feto ha possibilità di vita autonoma, ad esempio (e in trent’anni questo limite si è ovviamente molto anticipato, grazie ai progressi della scienza), sul limite dell’uso delle tecniche diagnostiche.

Come ha detto Livia Turco: “Troppo spesso si assumono gli esiti degli esami medici come verdetti inappellabili. Si creano false certezze. Non possiamo da un lato fare battaglie per il riconoscimento delle diverse abilità, per promuovere la cittadinanza, la dignità della vita, il valore della persona, e poi avallare l’idea che la legge permette l’aborto solo perché il feto ha un’anomalia. Il principio è che la dignità della persona non esiste solo se si corrisponde a determinati canoni”.

Ruini ha detto: “E’ un grande impegno far capire che merita di essere vissuta non solo una vita completamente sana”, e ha osservato, come il ministro della Salute, che “oggi è molto aumentata la capacità di sopravvivenza del feto”. E’ andata così, dunque, il cardinale e il ministro ulivista hanno detto clamorosamente le stesse cose, quasi con le stesse parole, ma il conformismo collettivo le ha subito afferrate, modificate, digerite e rilanciate, e ora c’è, ad esempio, Enrico Boselli, leader dello Sdi, che di Ruini dice: “Il suo ennesimo attacco all’aborto arriva adesso perché adesso la debolezza del centrosinistra, con i compromessi del Pd, è più che mai evidente”.

Hanno decretato con entusiasmo che si è “riaperto lo scontro sulla 194”, così Barbara Pollastrini può dire: “No, la 194 non si tocca, ce la elogiano in tutta Europa”, così Alleanza nazionale può annunciare un nuovo disegno di legge, così ci si può continuare a giocare, per un titolo di giornale, la possibilità di migliorare le cose.

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