Il peccato originale: realtà, non solo simbolo
Religione - ven 7 dic
Pensare la Fede • Quale condizione lega l’uomo d’oggi ad Adamo? Caffarra, Cottier e altri teologi a Bologna per un dibattito sul rapporto tra scienza e credo cristiano Un confronto tra studiosi sul tema al convegno della Facoltà teologica dell'Emilia Romagna
di Stefano Andrini
Tratto da AVVENIRE del 7 dicembre 2007
«Il confronto fra dottrina del peccato originale e riflessione scientifica è ripreso oggi con una radicalità mai conosciuta prima. A causa soprattutto della tendenza della teoria dell’evoluzione a trasformarsi in 'filosofia prima'». Lo ha detto il cardinale Carlo Caffarra , arcivescovo di Bologna, introducendo il tema del convegno annuale della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna.
Al centro dei lavori la relazione del cardinale Georges Cottier. «Il male – ha ricordato il teologo emerito della Casa Pontificia – non è un mistero di luce, ma un mistero di tenebre. Questo vale per ogni forma di male, ma c’è un’opacità che è propria al peccato originale, che attiene alla sua trasmissione». Su questo punto, ha aggiunto, «oggi la difficoltà è fortemente accentuata a causa dell’ideologia dominante dell’individualismo e della sua concezione della libertà».
Parlando degli effetti del peccato originale sulla libertà dell’uomo il relatore ha ricordato che esso ha, secondo la dottrina della Chiesa, un influsso tale che l’uomo ha una propensione e una facilità a peccare. Ma, ha osservato Cottier «il peccato originale come tale non distrugge la libertà».
Soffermandosi sul contributo che il pensiero cristiano ha dato alla riflessione filosofico-scientifica il cardinale ha poi aggiunto: «Tutte le scoperte sulle origini dell’uomo mettono in discussione la lettura un po’ ingenua del racconto biblico sulla caduta di Adamo. A poco a poco, però, si cercano soluzioni per dimostrare che la lettura attenta del testo non si oppone alla lettura scientifica la quale in gran parte è fatta di ipotesi».
Sul peccato originale, secondo l’antropologo Fiorenzo Facchini, la scienza non ha niente da dire perché esso esula dall’orizzonte scientifico.
«Potrebbe esserci qualche implicazione per quel che riguarda l’universalità del peccato e la trasmissione del peccato che, secondo un’interpretazione più comune, richiederebbe un monogenismo cioè la derivazione da un’unica coppia». «Attualmente – ha aggiunto monsignor Facchini – viene ammesso il carattere allegorico dei racconti dei primi capitoli della Genesi e, al di là della natura del peccato originale, si afferma l’inclusione di tutta l’umanità nel peccato descritto, cioè la sua trasmissione dai progenitori a tutta l’umanità. Ma il carattere universale della colpa potrebbe non richiedere l’unicità di una coppia originaria e la trasmissione mediante la generazione. L’universalità della situazione di colpa (anche se non di carattere personale) potrebbe essere spiegata con l’appartenenza alla condizione u- mana sul piano biologico, esistenziale e culturale – ha proseguito l’antropologo –, una condizione che è segnata dall’esperienza del peccato dalla quale l’uomo viene redento da Cristo».
Don Erio Castellucci, preside della Facoltà teologica dell’Emilia Romagna, ha richiamato le diverse posizioni sul peccato originale nel suo rapporto con le scienze naturali. «Vengono rifiutati dal Magistero due modelli radicali – ha ricordato –: il letteralismo e il simbolismo. Il primo ritiene totalmente storica la narrazione di Genesi 3 e guarda con sospetto ogni teoria scientifica in contrasto con la lettera di tale racconto. Il secondo assorbe completamente il peccato originale nel concetto di 'peccato del mondo' riducendolo a 'simbolo' della disagiata situazione umana ». Vi sono poi tre modelli più moderati che risultano compatibili con le indicazioni magisteriali: la generazione, la solidarietà, la partecipazione o appartenenza.
Don Alberto Strumia dell’Università di Bari ha proposto alcune riflessioni sulla dottrina di san Tommaso d’Aquino. «Merita attenzione – ha detto – la precisione di linguaggio con la quale Tommaso, affermando che il peccato originale deriva da Adamo originaliter, non si vincola interamente al 'modello della generazione' (che pure sviluppa con ampiezza e fa suo), lasciando di fatto, nei suoi principi, un certo spazio anche ad altri modelli al suo tempo difficilmente immaginabili, come ad esempio quello, più ampio, di una 'partecipazione' alla condizione del peccato originale».
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