Una chiara responsabilità per tutta Cl che è ben presente anche in una lettera inviata proprio nei giorni scorsi da don Carrón agli aderenti al movimento: "Noi siamo i primi a sentire il bisogno di un'educazione che ci consenta di conoscere la realtà fino in fondo, ad avvertire l'urgenza di cominciare un cammino di conoscenza che ci renda familiare il Mistero. A tre anni dalla sua morte, domandiamo a don Giussani di continuare a farci compagnia sulla strada che ha tracciato".
Il cardinale vicario Ruini a San Giovanni in Laterano
di Fabrizio Contessa
Tratto da L'Osservatore Romano del 24 febbraio 2008
Uno straordinario educatore che come pochi ha saputo cogliere in anticipo i segni dei tempi riuscendo a rendere presente la testimonianza cristiana anche nelle situazioni più nuove e difficili.
Così il cardinale vicario Camillo Ruini ha inteso ricordare la figura di don Luigi Giussani. A tre anni dalla morte del sacerdote fondatore di Comunione e liberazione (Cl) numerosissime celebrazioni - sul sito del movimento se ne contano oltre duecento - si svolgono in questi giorni in Italia e nel mondo. Tra le più significative, certamente, quella officiata ieri sera a Roma, nella basilica di San Giovanni in Laterano dal cardinale Ruini.
A Bologna, sempre ieri sera, il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo della città felsinea, ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale di San Pietro, mentre il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, il 18 febbraio ha celebrato in Duomo insieme a diecimila ciellini. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), celebrerà invece la messa nel capoluogo ligure lunedì 25 febbraio.
Identica per ogni celebrazione - con la quale si ricorda anche il ventiseiesimo anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Cl - l'intenzione di preghiera: "Chiediamo al Signore che ci aiuti a essere fedeli "a quella forma di insegnamento alla quale siamo stati consegnati" tramite il carisma di don Giussani per il bene della Chiesa e degli uomini".
A ricordarlo, nella basilica del Laterano, è stato il responsabile regionale della Fraternità di Cl, Roberto Gerosa, che all'inizio della celebrazione ha rivolto alcune parole di saluto al cardinale vicario. Un segno di gratitudine analogamente espresso, al termine della messa, da don Stefano Alberto, responsabile degli universitari di Cl, il quale ha dato lettura di un messaggio inviato al cardinale Ruini dal successore di don Giussani alla guida di Cl, don Julián Carrón.
Una sottolineatura della particolare importanza che la diocesi di Roma, in quanto diocesi del Papa, riveste per tutto il movimento: "Desideriamo servire la Chiesa di Roma, nostra madre, con tutto l'entusiasmo e l'intelligenza della fede che abbiamo scoperto grazie al carisma di don Giussani".
Un coinvolgimento anche visibilmente espresso ieri sera dalla intensa partecipazione alla messa di alcune migliaia di persone, non soltanto aderenti a Cl. La figura e l'opera di don Giussani, del resto, hanno avuto sempre un impatto che è andato ben oltre i confini della sua famiglia spirituale.
Ne è stata una ulteriore testimonianza la presenza tra i numerosi concelebranti del segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, Velasio De Paolis, del segretario della Cei, Giuseppe Betori e del vescovo di Porto-Santa Rufina, Gino Reali.
Tra i concelebranti anche il superiore generale della Fraternità Sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, monsignor Massimo Camisasca e l'assistente della comunità romana di Cl, don Sandro Bonicalzi. Presenti alla celebrazione anche il sotto-segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, Guzmán Carriquiry e numerosi esponenti della mondo della politica e della cultura, tra cui il vice presidente del consiglio, Francesco Rutelli.
Nell'omelia il cardinale Ruini ha tratteggiato con delicatezza il profilo di don Giussani ricordandone l'eredità preziosa fatta di una triplice passione: per Cristo, per la Chiesa e per l'uomo. "Il tempo passa veloce - ha detto - ma la memoria non si affievolisce e non si scolorisce la forza di una presenza che è più che mai viva. Don Giussani, nel mistero dell'amore di Dio, è con noi con quella passione per Cristo che ha ammaliato, animato e guidato tutta la sua vita".
Un carisma inconfondibile, quello di don Giussani, ma al tempo stesso indubbiamente innervato nella grande tradizione ecclesiale. Tanto che il cardinale Ruini ha sottolineato come "le parole con cui Benedetto XVI apre l'enciclica Deus caritas est - "All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò una decisione decisiva"
- possono figurare senza alcuna forzatura come sintesi dell'esperienza, del pensiero, dell'apostolato e della vita intera di questo sacerdote ambrosiano".
Ma è stato soprattutto sulla grande capacità educativa di don Giussani, sulla sua sorprendente forza di provocare e di mobilitare la libertà e la ragione di intere generazioni, che si è soffermato il cardinale Ruini. "Don Giussani è stato anzitutto uno straordinario educatore, un prete educatore. Educare infatti significa formare l'uomo, far crescere la persona: concretamente, nell'ottica della fede, formare e far crescere, fino alla misura della piena maturità di Cristo, l'uomo cristiano". In questo senso l'evento che ha cambiato la vita di don Giussani è stato anche l'evento che - ha proseguito il porporato - ha "ferito e trasformato la moltitudine dei suoi figli spirituali, quella moltitudine che non smette di crescere, di rigenerarsi, di articolarsi in molteplici esperienze ecclesiali e umane, che incidono nella realtà e orientano a Cristo il nostro mondo in continuo e sempre più rapido divenire".
Infatti, ha rilevato il cardinale vicario, l'intelligenza "straordinariamente aperta e penetrante" di don Giussani è stata anche "un'intelligenza intimamente realistica, portata a capire e a plasmare la realtà". Un'intelligenza che ha anche saputo "cogliere subito, anzi in anticipo, i segni dei tempi, quelli veri, e così è stata in grado di intervenire tempestivamente ed efficacemente per rendere presente nelle situazioni anche più nuove e difficili la testimonianza cristiana".
Una caratteristica, ha concluso il porporato, "che la grande famiglia spirituale nata dal carisma di questo sacerdote ha saputo finora conservare ed è chiamata a mantenere integra anche nel futuro".
Una chiara responsabilità per tutta Cl che è ben presente anche in una lettera inviata proprio nei giorni scorsi da don Carrón agli aderenti al movimento: "Noi siamo i primi a sentire il bisogno di un'educazione che ci consenta di conoscere la realtà fino in fondo, ad avvertire l'urgenza di cominciare un cammino di conoscenza che ci renda familiare il Mistero. A tre anni dalla sua morte, domandiamo a don Giussani di continuare a farci compagnia sulla strada che ha tracciato".
Tra le tante iniziative che in questi giorni hanno ricordato la figura del fondatore di Cl, la più significativa è stata a Milano, dove è stata scoperta una targa ricordo nell'atrio del liceo Berchet che dal 1955 al 1967 ha visto il giovane don Giussani insegnare religione e radunare attorno sé centinaia e centinaia di giovani di Gioventù Studentesca, il nucleo di quella che sarebbe stata poi Comunione e liberazione.
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