martedì 19 febbraio 2008

UN GRAZIE A DON GIUSSANI "PRESENZA INVISIBILE MA VERA"

anniversario
Messa di Tettamanzi Duomo gremito per il fondatore di Cl a tre anni dalla morte
DI ANNALISA GUGLIELMINO
I mpossibile dimenticarlo.
Impossibile non sentire la sua «presenza invisibile, ma vera e profonda», per l’arcivescovo, sopra le teste di quelle diecimila persone che ieri sera riempivano il Duomo fino all’ultimo metro quadrato. Giovani in gruppo. Adulti arrivati in metropolitana da ogni parte della città, intere famiglie. Pregando di «rimanere fedeli a quel carisma che ci ha cambiato la vita». Il carisma del “Gius”. La preghiera di poter restare fedeli all’insegnamento di don Luigi Giussani, a distanza di tre anni dalla sua morte, è arrivata alla fine della Messa di suffragio celebrata dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi, nelle parole di don Julián Carrón, che ha ereditato la guida di Comunione e liberazione. E dal cardinale Tettamanzi alla folla che gremiva il Duomo è andato «il grazie, come vescovo, di tutta la Chiesa ambrosiana al suo prete e a quanto voi siete e fate nella Chiesa di Milano».


A quel carisma «educativo ed ecclesiale» che, per il cardinale, «ci chiede ancora oggi di essere vissuto». È la strada scelta da chi ieri sera era in Duomo come tre anni fa si è messo in fila commosso, sin dalla notte del 22 febbraio, davanti alla camera ardente allestita nella Casa di via Rombon, dove il fondatore di Cl è spirato. Una strada di fede in Gesù Cristo che dalla Milano del “Gius” ai tempi del liceo Berchet è arrivata in tutto il mondo. Un «primato», quello dell’«incontro personale con Cristo», che per il pastore ambrosiano va assicurato insieme «all’amicizia con lui, all’amore per la Chiesa, per il Papa e per i pastori della Chiesa», perché «decide della fecondità di tutto quello che facciamo in ogni ambiente della vita». È «amare questo primato», nella fredda sera di Quaresima che ha raccolto in Duomo diecimila «figli» in preghiera per un padre che in molti hanno conosciuto direttamente, «l’omaggio gradito a don Giussani» che per Tettamanzi il movimento può fare. Forte di una Fraternità che compie il 26esimo anniversario del riconoscimento pontificio.
Forte dei ricordi trasmessi da chi il sacerdote di Desio lo ha conosciuto, magari in gioventù, restandone folgorato per sempre. E del «dovere», per Tettamanzi, verso le nuove generazioni, di «far conoscere il suo cuore, i suoi progetti, il suo sogno». E quella «fede ragionevole cresciuta nell’alveo della Chiesa ambrosiana» che, ha ricordato don Carrón usando l’espressione di Benedetto XVI, «ha “ferito” tanti di noi».



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