L’inedito evangelico di Dio è questo.Dio si fa incontro a noi chiedendo per la sua sete, non afferrandoci alla gola per la nostra. Un unico Dio per tutti gli esseri umani, adorabile per chiunque, in spirito e verità. Un Dio che desidera essere amato, non subito. Un Dio che non compra e non vende, finalmente. Un Dio che non si compra e non si vende. Un Dio che anche una samaritana può fronteggiare con le sue domande, senza essere inchiodata alle sue debolezze, senza essere imprigionata nella sua distanza. Nemmeno quella religiosa. Un Dio del quale anche una donna che nessuno considera può ricevere la confidenza, scoprendo, con un’emozione che le ha cambiato la vita, che non era affatto semplicemente «il Dio di quegli altri». Era il Messia di Dio, in spirito e verità, ecco. Lo si capiva dal fatto che sapeva tutto di te e non intendeva approfittarne neanche un po’. Era Dio, e chiedeva da bere. Quello che tutti i portatori d’acqua, al limite della rassegnazione, aspettano. Finché c’è, un pozzo.
mar 26 feb
Dall’Angelus un’icona per noi
di Pierangelo Sequeri
Tratto da AVVENIRE del 26 febbraio 2008
«Un vivere ripetitivo e rassegnato». Ecco dove siamo. Il motore della storia fa soprattutto rumore, dalle nostre parti, ma il cambio è in folle. Possiamo girarci intorno finché vogliamo, rimescolare le carte, sperare ossessivamente nella prossima mano. La marcia non ingrana.
Dobbiamo rimettere in moto l’economia, la politica, la ricerca. Un sacco di cose – necessarie, per carità – dobbiamo rimettere in moto. Però dentro di noi non si muove niente, e nessuno se ne cura. Avanti e indietro dal pozzo, anche noi, come la Samaritana. Abbiamo magari cambiato strada cento volte, per arrivare al pozzo: così, per cambiare qualcosa e vedere che succede. Abbiamo cambiato anche, più volte, compagnia: così per innovare (per reinventarci, come si dice). L’innovazione è la molla del progresso, o no?
Eppure, protetti sotto vuoto per l’appuntamento col nuovo che avanza, e con l’etichetta rassicurante di una civiltà tutta 'da bere', milioni di noi sarebbero pronti a sottoscrivere: il nostro «andare e venire dal pozzo» esprime un vivere «ripetitivo e rassegnato». L’espressione con la quale Benedetto XVI ha inquadrato, nell’Angelus di domenica, l’icona della pendolare di Samaria, ci fotografa.
La nostra compulsiva domanda di saturazione del desiderio, sempre più disponibile ad ogni avvilimento e ad ogni degrado, pur di essere soddisfatta e placata, è sempre una distrazione e un pretesto. Questa distrazione ormai – è il progresso, bellezza – è in grado di essere scientificamente alimentata e sapientemente frustrata, purché rimanga ossessivamente concentrata su se stessa.
Eppure, con tutte le nostre forze, ormai, aspettiamo che ci si riapra il mondo.
Dove il mercato abbia i suoi luoghi, ma non lo occupi interamente, fin nei riflessi condizionati dell’anima.
Dove il mangiare, e il bere, e scambiarci l’un l’altro parole e cose, siano felicemente un pretesto. Un pretesto per sguardi e complicità nuove, che ci consentano di dare parola alle nostre domande più intime, alle nostre paure più indifese, alle nostre speranze più condivise.
E alle nostre bellezze diventate invisibili. Un pretesto per confidarci l’un l’altro, mentre condividiamo in allegra sobrietà le cose migliori del creato, che ancora non siamo riusciti a distruggere, le vere passioni della vita.
E l’incerta fede che sta rinchiusa nel semplice Nome della nonrassegnazione: 'Dio'. Nella cui speranza – persino quando siamo increduli e ignari – le fibre più intime del nostro corpo si tendono, enigmatica testimonianza, nella vita e nella morte.
L’inedito occidentale è questo. Di questa incerta fede, nelle istituzioni della civiltà, non vogliamo più avere rispetto, né prenderci cura. Inibisce la libertà e deprime i mercati.
Preferiamo considerarci animali particolarmente ingegnosi, che pellegrini dell’assoluto. Ritinteggiamo il cielo, e la crepa dell’anima non si vedrà più.
L’inedito evangelico di Dio è questo. Dio si fa incontro a noi chiedendo per la sua sete, non afferrandoci alla gola per la nostra. Un unico Dio per tutti gli esseri umani, adorabile per chiunque, in spirito e verità. Un Dio che desidera essere amato, non subito. Un Dio che non compra e non vende, finalmente. Un Dio che non si compra e non si vende. Un Dio che anche una samaritana può fronteggiare con le sue domande, senza essere inchiodata alle sue debolezze, senza essere imprigionata nella sua distanza. Nemmeno quella religiosa. Un Dio del quale anche una donna che nessuno considera può ricevere la confidenza, scoprendo, con un’emozione che le ha cambiato la vita, che non era affatto semplicemente «il Dio di quegli altri». Era il Messia di Dio, in spirito e verità, ecco. Lo si capiva dal fatto che sapeva tutto di te e non intendeva approfittarne neanche un po’. Era Dio, e chiedeva da bere. Quello che tutti i portatori d’acqua, al limite della rassegnazione, aspettano. Finché c’è, un pozzo.
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