lunedì 11 febbraio 2008

GIORNATA DEL MALATO

Il Santo Padre ha scritto nel suo mes­saggio che «non si può guardare a Cri­sto senza avvertire subito la presen­za di Maria». Lourdes richiama il dog­ma dell’Immacolata Concezione, cioè del grande e incondizionato sì che la Madonna ha detto a Dio, per una grazia speciale, fin dal momen­to del concepimen­to e in particolare di fronte alla sofferen­za. Ricordiamo la profezia di Simeone: «Una spada ti trafig­gerà il cuore». Maria sul Calvario ha detto sì a questa sofferen­za estrema. E quella spada si è convertita nella gioia delle Ri­surrezione, nel fuo­co d’amore nella Pentecoste e nella gloria nell’Assunzio­ne.

Giornata del malato: «Lourdes ci chiama al Pane che salva»
L’edizione 2008 nel 150° delle apparizioni mariane Lozano Barragán: Eucaristia, luce nella sofferenza

DA ROMA MIMMO MUOLO
Ci sono due «riflettori puntati» sulla 16ª Giornata mondiale del malato che verrà celebra­ta domani. Due «riflettori» speciali che, come spiega il cardinale Javier Lozano Barragán, ne «illuminano il significato» e sono facilmente rileva­bili fin dal tema che Benedetto XVI ha scelto per l’appuntamento di que­st’anno: «L’Eucaristia, Lourdes e la cura pastorale dei malati». Sì, perché la Giornata del 2008, sottolinea il pre­sidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, «si caratte­rizza, rispetto a quel­le che l’hanno pre­ceduta, proprio per la concomitanza con due eventi parti­colari. Il 150° anni­versario delle appa­rizioni di Lourdes e il Congresso eucari­stico internazionale che si celebrerà a giugno a Quebec». Perciò, alla vigilia della celebrazione, il porporato ne ap­profondisce i colle­gamenti in questa intervista ad Avveni­re.
Il Papa, nel suo messaggio per la Giornata scrive che essa offre «una singolare opportunità per conside­rare la stretta connessione che esiste tra il Mistero eucaristico, il ruolo di Maria nel progetto salvifico e la realtà del dolore e della sofferenza dell’uomo».

In che senso?

L’Eucaristia è memoriale della pas­sione, morte e risurrezione di Gesù e le rende presenti oggi qui tra noi. Dunque l’Eucaristia è l’unica rispo­sta al problema che da sempre an­gustia l’uomo, in quanto solo alla lu­ce della Risurrezione c’è una solu­zione al grande mistero della soffe­renza e della morte.


E Lourdes?


Il Santo Padre ha scritto nel suo mes­saggio che «non si può guardare a Cri­sto senza avvertire subito la presen­za di Maria». Lourdes richiama il dog­ma dell’Immacolata Concezione, cioè del grande e incondizionato sì che la Madonna ha detto a Dio, per una grazia speciale, fin dal momen­to del concepimen­to e in particolare di fronte alla sofferen­za. Ricordiamo la profezia di Simeone: «Una spada ti trafig­gerà il cuore». Maria sul Calvario ha detto sì a questa sofferen­za estrema. E quella spada si è convertita nella gioia delle Ri­surrezione, nel fuo­co d’amore nella Pentecoste e nella gloria nell’Assunzio­ne.

Che cosa mostra, dunque il «riflettore» di Lourdes a­gli ammalati?

Questa luce insegna a dire sì al mi­stero di Cristo anche nella sofferen­za e a trasformarla in fuoco d’amore e in gioia. E qui, come ricordavo pri­ma, si trova anche l’unica risposta al­l’interrogativo del destino dell’uomo. Tutte le religioni, in un modo o nel­­l’altro, cercano di dare risposta a que­sto interrogativo. Ma il cristianesimo è l’unica fede che non la fa dipende­re da eventi cosmici o da impossibi­li ricerche di equilibri psichici, ma pone la sua speranza nell’incontro con la persona viva di Cristo.

La Giornata mondiale del malato ri­chiama dunque anche la stretta in­terdipendenza che esiste tra salute del corpo e salute dell’anima?

Certo, perché la persona è un insie­me di corpo e anima. Coloro che si basano su un’antropologia solo cor­porea e materialista sostengono che salute è, come si suol dire, silenzio degli organi, mancanza di malattia, equilibrio psicologico. Giovanni Pao­lo II, invece, ci ha ricordato nel suo messaggio per la Giornata del 2000 che la salute è la tensione verso l’ar­monia fisica, psichica, sociale e spi­rituale e dunque sottolinea l’unità di tutta la persona in ogni sua dimen­sione.

Siamo al cuore della questione an­tropologica.

Sicuramente. Dall’antropologia di­pendono tutte le risposte che pos­siamo dare alle questioni connesse con i temi eticamente sensibili della salute e della sofferenza. Per questo la Chiesa dice 'no' all’eutanasia, al­l’aborto, alla generazione separata dall’atto dell’amore coniugale. O­gnuno di questi 'no' è in realtà un 'sì' alla vita, che va salvaguardata dal­l’inizio al suo termine naturale e nel­le sue modalità di trasmissione.

Che cosa si sente di dire a coloro che operano in prima linea su queste frontiere?

Per prima cosa vorrei rivolgere un ap­pello agli operatori sanitari, affinché si sforzino di comprendere ciò che sta al di là del mistero della sofferen­za fisica. Spesso infatti l’arte medica si basa su un’antropologia semplice­mente positivista che esclude la pro­spettiva spirituale. Ecco, questo è u­no dei campi in cui davvero possia­mo raccogliere l’invito di Benedetto XVI ad allargare gli spazi della razio­nalità.
Come si svolgerà la celebrazione?
Dalla Francia arriverà una reliquia di santa Bernadette, che verrà portata in processione a San Pietro, dove nella mattinata di domani il cardinale An­gelo Comastri accoglierà i pellegrini, recitando l’Angelus con loro. Nel po­meriggio poi presiederò personal­mente l’Eucaristia e impartirò ai fe­deli e agli ammalati la benedizione del Santo Padre, impegnato con gli esercizi spirituali. Invito, pertanto, tutti gli operatori sanitari della città di Roma ad essere presenti. Non so­lo a quelli che operano in strutture cattoliche, ma anche quelli degli o­spedali pubblici. L’ascolto della Pa­rola di Dio li aiuterà a trovare il sen­so del loro lavoro.
Il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute riflette sul messaggio del Papa: «Dire sì al mistero di Cristo muta il dolore in fuoco d’amore»



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