...L’unico tipo di ateo sulla cui morale abbiamo tutti diritto di dubitare è il nichilista. Si tratta di coloro che, come ha ironicamente sottolineato Samuel Adams, non seguono principi guida che impediscano loro di tradire il coniuge o il loro Paese. Il loro principio guida è costituito dai desideri. E’ riferendosi a loro che Dostoevsky ha scritto: “Se non v’è un Dio, tutto è lecito”. Viene spesso citata anche un’affermazione di G. K. Chesterton, che di loro asserisce: “Chi dice di non credere in Dio non crede in nulla, crede in tutto”. Sembrano inclini a credere ad ogni nuova mistificazione culturale, quali ad esempio il raffreddamento globale (“l’inverno nucleare”) o l’imminente surriscaldamento globale....
di Michael Novak
Gli esponenti di spicco dell’ateismo si lamentano spesso del fatto che alcuni cristiani li considerano immorali. Vorrebbero che si comprendesse che anche gli atei osservano le leggi, sono compassionevoli e generosi con il prossimo – insomma, che non bisogna essere necessariamente cristiani per preoccuparsi dei poveri e dei bisognosi.
Secondo gli atei, per i seguaci delle religioni monoteistiche è più difficile essere tolleranti nei confronti dell’altro di quanto non lo sia per gli atei che, a loro avviso, sono più umili, tolleranti ed hanno un carattere più mite. Ritenendo di “possedere” la verità e di conoscere la volontà di Dio, i monoteisti sarebbero portati ad avere maggiore rigidità mentale. In base alla mia esperienza, però, è possibile individuare diversi elementi di fede in cui credono gli atei. Di seguito sono riportate soltanto alcune tipologie di atei:
1) I razionalisti, che credono nella scienza, nella razionalità e nella verità, che aborrono il relativismo ed il nichilismo e posseggono solidi principi morali fondati sulla ragione stessa, ma non vedono alcuna prova dell’esistenza di Dio, né del teismo di antichi Greci e Romani, né del Dio fattosi persona dell’Ebraismo e del Cristianesimo. Forse vorrebbero poter credere in Dio, ma glie lo impedisce la loro coscienza intellettuale.
2) I relativisti ed i nichilisti che credono – come Nietzche – che la “morte di Dio” abbia significato anche la morte della fede nella ragione, nella scienza e nei precetti oggettivi della moralità. Questi atei, quindi, potrebbero scegliere per ragioni opinabili di vivere per il piacere personale, per la gioia di esercitare il potere e la forza bruta. Si tratta del tipo di nichilismo morale assunto dai regimi comunisti e fascisti a giustificazione del loro uso brutale del potere. Sembra essere anche il tipo di ateismo propugnato da Ayn Rand.
3) Inoltre, vi sono coloro che non credono in un Dio fattosi persona che ascolterebbe le preghiere, interessato alla vita morale dei singoli esseri umani – il Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe e Gesù. Però, alcuni che si autodefiniscono atei in realtà riconoscono l’esistenza di un principio ordinante intelligente e persino di una bellezza che incute timore reverenziale nella natura. Questi credono anche in una qualche energia o dinamismo primordiale origine, ad esempio, dell’evoluzione e delle potenzialità del progresso umano. Il loro pensiero in materia di morale e metafisica è quasi allo stesso stadio raggiunto dagli antichi Greci.
4) Vi sono poi gli “atei Metodisti” che, attraverso le generazioni, hanno conservato le stesse qualità di gentilezza, moralità e buoni sentimenti dei seguaci di Wesley, ma senza credere in Dio. In altri termini, hanno ereditato valori morali cristiani sebbene varchino raramente la soglia di una chiesa. Sono giunti a ritenere che credere in Dio sia un po’ come credere in Babbo Natale. Si sono liberati della metafisica, ma non dell’etica.
5) Non bisogna dimenticare gli atei pratici, coloro cioè che, per abitudine, restano legati ad una fede religiosa, condividono una certa pietas legata alla divinità della loro religione e continuano ad andare a messa per abitudine, ma dimostrando con i comportamenti quotidiani e le parole di vivere come se Dio non esistesse. La loro è una religiosità formale, legata all’abitudine, vuota – o quasi. Potrebbero indignarsi se accusati di ateismo ed affermare di non essere atei, un termine che probabilmente associano alla descrizione di cui al precedente punto 2.
6) Vi sono anche quelli come Friedrich von Hayek, che avrebbe desiderato essere religioso ma confessò che sembrava non avere “orecchio” per la religione, così come alcuni non l’hanno per la musica. Si sentiva un ateo “per difetto”. Qualche anno fa ho letto un libro sull’ateismo scritto da un ateo devoto (se così si può dire) che, con sua somma sorpresa, aveva scoperto che la gran parte degli americani che si definiscono atei in realtà crede nella presenza di una qualche energia, forza, intelligenza sovrannaturale in tutte le cose. Si tratta di una posizione non del tutto dissimile da quella degli antichi (e dei moderni) descritta al precedente punto 3.
Gli antichi non definivano atei quegli individui, ma li ritenevano tali, benché sotto una vaga ed oscura sorta di divinità, comunque intelligente, potente ed in grado di portare tutte le cose verso il bene. Ad ogni modo, oggi sembrano esservi moltissimi atei dalla vita bella e moralmente ineccepibile. Alcuni forse provano una profonda avversione per il cristianesimo ma, per come va il mondo, l’etica di alcuni di loro – riscontrabile in elementi che vanno dai semplici sentimenti fino ad arrivare all’assistenza pratica ai poveri ed al sacrificio eroico – è più in sintonia con i principi dell’etica giudeo-cristiana che con qualsiasi altra.
L’unico tipo di ateo sulla cui morale abbiamo tutti diritto di dubitare è il n. 2: il nichilista. Si tratta di coloro che, come ha ironicamente sottolineato Samuel Adams, non seguono principi guida che impediscano loro di tradire il coniuge o il loro Paese. Il loro principio guida è costituito dai desideri. E’ riferendosi a loro che Dostoevsky ha scritto: “Se non v’è un Dio, tutto è lecito”. Viene spesso citata anche un’affermazione di G. K. Chesterton, che di loro asserisce: “Chi dice di non credere in Dio non crede in nulla, crede in tutto”. Sembrano inclini a credere ad ogni nuova mistificazione culturale, quali ad esempio il raffreddamento globale (“l’inverno nucleare”) o l’imminente surriscaldamento globale. Riguardo all’accusa secondo cui per chi crede in un solo Dio, il Creatore ed autore delle leggi della natura (“le leggi della natura ed il Dio della natura”) sarebbe più difficile essere tollerante di quanto non lo sia per un ateo, esistono tre ordini di risposte.
Ecco la prima: avete mai misurato, sulla scala dell’odio, con quanto disprezzo gli atei parlino di “cristiani ed ebrei illusi”? Tolleranza? Alcuni non hanno neppure il rispetto minimo che si deve a tutti gli esseri umani intelligenti e responsabili, il rispetto dovuto ad un essere di pari valore intellettuale. In secondo luogo, i due regimi della nostra epoca che hanno tentato di assumere il controllo assoluto del nostro pensiero e della nostra coscienza, rivelatisi anche i più intolleranti della storia, si autodefinivano (ed erano) regimi atei.
Terzo, gli uomini che riescono a capire che alcune cose appartengono a Cesare ed altre a Dio posseggono una razionalità ferrea, capace di opporre resistenza sia alla tirannia dello stato, sia alle più smodate ambizioni di qualsivoglia casta sacerdotale. Ebrei e cristiani hanno tutti gli strumenti per essere umili di spirito e rispettosi della verità altrui, poiché tutti gli esseri umani sono stati creati ad immagine e somiglianza di Dio e ciascuno è espressione di un particolare riflesso della sua infinita sapienza.
Reinhold Niebuhr consiglia ai cristiani: “Ricordate che nella vostra verità personale v’è sempre una parte di errore e che negli errori del vostro avversario c’è una parte di verità”. Ogni credente ebreo o cristiano ha solide basi che lo portano a nutrire rispetto per le verità pronunziate da altri e a mostrare umiltà sul proprio grado di conoscenza personale. Nessuno di noi “possiede” la verità. Tutti noi, esseri spiritualmente limitati, siamo chiamati a renderne conto nella sua luce infinita.
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