domenica 3 febbraio 2008

TERRORISMO ISLAMICO

Ci possono essere ancora dubbi sulla natura di questo terrorismo? Quale Re­sistenza, che combatta per il suo popo­lo, colpisce con questa ferocia la propria gente, mandando avanti due inermi u­sate come bombe che camminano? An­dré Glucksmann ha detto che il terrori­smo iracheno è puro nichilismo. Di­struggere gli acquedotti perché non ci sia più acqua, massacrare i propri figli. Scegliere i più deboli, e farne delle cose per dare la morte. L’ansia del nulla a Ba­ghdad non si è mostrata mai chiara, as­soluta come ieri.

Terrorismo islamico - sab 2 feb
Le abiezioni del terrorismo

di Marina Corradi
Tratto da AVVENIRE del 2 febbraio 2008

Il portavoce delle operazioni di sicu­rezza a Baghdad, Qassim Alta, ha di­chiarato che le due donne che si sono fatte esplodere ieri tra la folla dei mer­cati di Baghdad (oltre 70 morti, 100 fe­riti) erano disabili mentali dalla nascita. Si sapeva dell’arruolamento di un nu­mero crescente di donne nelle fila dei kamikaze, spesso convinte al sacrificio per recuperare un 'onore' perduto in famiglia.

Si sapeva dei ragazzini di do­dici anni. La variabile delle incapaci di intendere usate come bombe – l’esplo­sione è stata azionata da un telecoman­do, da lontano - è nella sua abiezione i­nedita. Che il mostruoso attentato, arri­vato dopo un periodo di relativa dimi­nuzione delle stragi, sia stato fatto spin­gendo nei mercati due poverette, po­trebbe suffragare la tesi secondo cui di kamikaze «ideali» – volontari, motivati e uomini – si fa oggi più fatica in Iraq a trovarne. I reclutatori sembrano dover ri­correre a quei soggetti deboli che nella loro forma mentale considerano un nul­la: donne appunto, ragazzini, handi­cappati. E tuttavia, il bilancio della stra­ge, il luogo, e proprio l’avere mandato al martirio le creature più inermi, svela, di quella che ancora alcuni chiamano 'Re­sistenza' irachena, l’anima più oscura e bestiale.

Immaginiamoci – sforziamoci di im­maginare – la mattina di ieri, a Baghdad. In una casa come tante. Qualcuno che sorveglia, da fuori, la strada affollata del venerdì mattina, del giorno della festa e del riposo. Dentro, ci sono uomini che aspettano. L’esplosivo è per terra, pron­to. Qualcuno entra sospingendo due donne del popolo avvolte nello chador. «Eccole», annuncia –, come un mercan­te che consegni la mercanzia promessa. Le due entrano docili, senza guardarsi intorno. Non parlano, non fanno do­mande. Forse non sanno neppure par­lare. Le hanno condotte lì, e hanno ob­bedito. «Sei certo che non capiscano niente?», domanda quello che sembra il capo al reclutatore. «Stai tranquillo, non sanno neanche come si chiamano», lo rassicura il compare.

Chi procede a nascondere l’esplosivo sotto le vesti nere? Una donna, forse? Un martirio non può macchiarsi di impu­rità. E poi il congegno, i fili, il detonato­re, piccola scatola nera. Lavora veloce il tecnico, è del mestiere. Le due, calme, as­senti. Sono come due bambine piccole. Forse han promesso loro qualcosa, del pane, una moneta, per andare a pas­seggiare al mercato? Due poveracce co­me queste, a Baghdad, si contentano di poco.

Ed ecco vanno. Seguono chi le guida fi­duciose, a passi lenti per via di quella strana cintura pesante che le ingoffa. Piccoli passi sotto il chador nero, gonfio come se fossero gravide. Gravide infat­ti, ma di morte, quella di tanti innocen­ti e la loro. Non sanno. Vanno, forse con­tente, nei grandi bazar del venerdì a Ba­ghdad, pieni di cibo e dolci e di ogni mer­canzia.

Una mano le spinge in mezzo alla calca, poi le abbandona. Cercano forse la ma­no che le ha accompagnate? Ora sono sole, smarrite fra la folla. Ignare e docili – come pecore condotte al macello. L’e­splosione deflagra, sangue e urla di stra­zio nella festa. Bambini a terra schiac­ciati da chi scappa, e madri come im­pazzite. Le due kamikaze più innocenti di Baghdad hanno compiuto la loro mis­sione. Chi ha azionato il telecomando, compiaciuto, sta a guardare.

Ci possono essere ancora dubbi sulla natura di questo terrorismo? Quale Re­sistenza, che combatta per il suo popo­lo, colpisce con questa ferocia la propria gente, mandando avanti due inermi u­sate come bombe che camminano? An­dré Glucksmann ha detto che il terrori­smo iracheno è puro nichilismo. Di­struggere gli acquedotti perché non ci sia più acqua, massacrare i propri figli. Scegliere i più deboli, e farne delle cose per dare la morte. L’ansia del nulla a Ba­ghdad non si è mostrata mai chiara, as­soluta come ieri.

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