«Su noi lo sguardo che svela ciascuno a se stesso»
.... Noi sorprendiamo un uomo che ha passione per il nostro niente, perché ci guarda senza ridurci, avendo a cuore tutta l'esigenza di felicità che ci costituisce. Uno, sentendosi guardato così, sperimenta subito il contraccolpo che gli fa cogliere la corrispondenza. "È questo che io aspettavo: uno che mi guardasse così"».Questo, conclude Carròn, «è ciò che è accaduto alla Madonna. Facciamone memoria ogni volta che recitiamo l'Angelus».
«Gesù vede in noi, in te, in me, una realtà superiore, un principio originale e irriducibile, del quale il nostro bisogno, il nostro desiderio, la nostra sproporzione è il primo riverbero, e allora il nostro bisogno, il nostro desiderio, che noi consideriamo una nostra debolezza, è proprio quello che ci rende irriducibili». Così inizia il messaggio inviato dal presidente della Fraternità di Cl, don Juliàn Carròn, per il 29° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. «Proprio perché siamo insopprimibile desiderio dell'infinito - scrive Carròn - siamo irriducibili a qualsiasi reazione, e perciò il valore non si può confondere con le reazioni che siamo indotti ad assumere».
Come scoprire «che Gesù ha a cuore veramente la felicità del singolo?». Come impedire «la riduzione dell'io?». «Facendoci questa domanda - risponde Carròn, citando il Vangelo -: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?"». «Perché uno che ci fa questa domanda ci vuole veramente bene? - commenta il presidente della Fraternità di Cl - Perché non ci lascia ridurre il nostro io, il nostro bisogno, riconosce la stoffa di cui siamo fatti, è come se dicesse: "Ma guarda chi sei! Guarda quello che il tuo cuore desidera! Dimmi se ti puoi accontentare di meno di questo!».
«Don Giussani - si legge nel messaggio - vedeva in questa domanda una tenerezza dell'altro mondo: "Nessuna tenerezza d'amore paterno o materno hanno mai investito il cuore dell'uomo più di questa parola di Cristo appassionato della vita dell'uomo", mai. Noi sorprendiamo un uomo che ha passione per il nostro niente, perché ci guarda senza ridurci, avendo a cuore tutta l'esigenza di felicità che ci costituisce. Uno, sentendosi guardato così, sperimenta subito il contraccolpo che gli fa cogliere la corrispondenza. "È questo che io aspettavo: uno che mi guardasse così"».Questo, conclude Carròn, «è ciò che è accaduto alla Madonna. Facciamone memoria ogni volta che recitiamo l'Angelus».
.... Noi sorprendiamo un uomo che ha passione per il nostro niente, perché ci guarda senza ridurci, avendo a cuore tutta l'esigenza di felicità che ci costituisce. Uno, sentendosi guardato così, sperimenta subito il contraccolpo che gli fa cogliere la corrispondenza. "È questo che io aspettavo: uno che mi guardasse così"».Questo, conclude Carròn, «è ciò che è accaduto alla Madonna. Facciamone memoria ogni volta che recitiamo l'Angelus».
«Gesù vede in noi, in te, in me, una realtà superiore, un principio originale e irriducibile, del quale il nostro bisogno, il nostro desiderio, la nostra sproporzione è il primo riverbero, e allora il nostro bisogno, il nostro desiderio, che noi consideriamo una nostra debolezza, è proprio quello che ci rende irriducibili». Così inizia il messaggio inviato dal presidente della Fraternità di Cl, don Juliàn Carròn, per il 29° Pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto. «Proprio perché siamo insopprimibile desiderio dell'infinito - scrive Carròn - siamo irriducibili a qualsiasi reazione, e perciò il valore non si può confondere con le reazioni che siamo indotti ad assumere».
Come scoprire «che Gesù ha a cuore veramente la felicità del singolo?». Come impedire «la riduzione dell'io?». «Facendoci questa domanda - risponde Carròn, citando il Vangelo -: "Qual vantaggio infatti avrà l'uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima?"». «Perché uno che ci fa questa domanda ci vuole veramente bene? - commenta il presidente della Fraternità di Cl - Perché non ci lascia ridurre il nostro io, il nostro bisogno, riconosce la stoffa di cui siamo fatti, è come se dicesse: "Ma guarda chi sei! Guarda quello che il tuo cuore desidera! Dimmi se ti puoi accontentare di meno di questo!».
«Don Giussani - si legge nel messaggio - vedeva in questa domanda una tenerezza dell'altro mondo: "Nessuna tenerezza d'amore paterno o materno hanno mai investito il cuore dell'uomo più di questa parola di Cristo appassionato della vita dell'uomo", mai. Noi sorprendiamo un uomo che ha passione per il nostro niente, perché ci guarda senza ridurci, avendo a cuore tutta l'esigenza di felicità che ci costituisce. Uno, sentendosi guardato così, sperimenta subito il contraccolpo che gli fa cogliere la corrispondenza. "È questo che io aspettavo: uno che mi guardasse così"».Questo, conclude Carròn, «è ciò che è accaduto alla Madonna. Facciamone memoria ogni volta che recitiamo l'Angelus».
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