venerdì 15 giugno 2007

MENTRE SINISTRA E LAICISTI MUOVONO L'ASSALTO FINALE ALLA CHIESA,ANCHE IN MESSICO SPUNTANO GLI ATEI DEVOTI:

Nord America - gio 14 giu
Ghibellini al cento per cento
di Bruno Volpe
Tratto da TEMPI del 7 giugno 2007


Carlitos cammina sul ponte che attraversa il Rio Bravo, Nuevo Laredo, Tamaulipas, Messico. Le auto sono in coda alla frontiera che divide il Messico dal Texas. Carlitos è un venditore ambulante di articoli religiosi, però colpisce una cosa: sulla sua carretta sono esposte contemporaneamente riproduzioni della Madonna di Guadalupe e statue della Santa Morte, che è l'immagine sacra di una setta satanica.

Insomma, il diavolo e l'acqua santa, le due facce della medaglia, il dualismo tutto latinoamericano che accosta fede e superstizione, obbedienza al magistero della Chiesa di Roma e ribellione. Sono i due volti della religiosità di questo continente, i cui tratti si sono delineati in maniera particolarmente chiara durante e dopo la visita di papa Benedetto XVI in Brasile. In verità i brontolii si sentivano anche prima del viaggio apostolico di Ratzinger, sebbene non molti ci facessero caso. La teologia della liberazione stava affilando le armi (specialmente in Messico e Brasile), le diverse sette continuavano a registrare aumenti vertiginosi del numero di proseliti, il clero di base si mostrava sempre più renitente al magistero della Chiesa. E il paese latinoamericano in cui la situazione dei cattolici è diventata piu difficile oggi è il Messico. Nel 1979 papa Giovanni Paolo II aveva lanciato uno slogan: Messico "semper fidelis". Ma il paese lo è rimasto davvero "sempre fedele"? A dar retta ai giornali si direbbe di no (alcune testate messicane sono arrivate addirittura a cavalcare la tigre Santoro-Bbc pur di alimentare il pregiudizio che dipinge Chiesa e Papato come favoreggiatori di criminali pedofili). E si direbbe di no anche a leggere l'allarmante comunicato stampa emesso il 21 maggio dall'arcidiocesi di Città del Messico, che parla di Chiesa perseguitata, in particolare dal Prd, il Partito della rivoluzione democratica, cioè comunista. Due cardinali, Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Città del Messico, e Juan Sandoval Íñiguez, arcivescovo di Guadalajara, sono stati denunciati dalla sinistra per violazione della legge sulle associazioni religiose (cioè per avere fatto i preti, condannando l'aborto, difendendo la vita). Quella in corso in Messico è una battaglia che vede ampi settori della politica e dei media contrapposti alla Chiesa, mentre la massoneria se la ride di gusto.

Della questione messicana e delle accese reazioni alla visita del Papa in America Latina abbiamo parlato con tre intellettuali noti in Messico per essere anticlericali al cento per cento. Le risposte sono state sorprendenti. Roberta Garza, direttore di Milenio, giornale che ha ingaggiato una battaglia furiosa contro Carrera Rivera, dice di comprendere la Chiesa, che tutto sommato «deve tenere una posizione degna dal suo punto di vista. La giustifico». Garza prende a esempio il tema dell'aborto, particolarmente bollente nel paese dopo che, il 24 aprile, il Parlamento dello Stato di Città del Messico ha deciso di depenalizzarlo e renderlo praticabile gratuitamente e per qualsiasi motivo entro le prime dodici settimane di gravidanza: «Mi sorprendono gli intellettuali di sinistra che si scandalizzano se il Vaticano si oppone con tutte le forze a questa legge. Che altro può dire la Chiesa? Perfino io, da donna, affermo che abortire è comunque un delitto, indipendentemente dalle ragioni che spingono a farlo». La giornalista promuove papa Benedetto: «A me non piace, però è coerente. Nella sua visita in Brasile, lo riconosco pur non accettando parte del suo messaggio, è stato molto chiaro. È una sua dote: sa evitare i discorsi ambigui, è molto tedesco». José Mendirichaga, studioso di storia e radici culturali del Messico, docente in diversi atenei nazionali e internazionali, è piu cauto, ma anche lui riconosce che «esiste una guerra reciproca tra Chiesa e Stato, o meglio settori dello Stato, partiti. Sicuramente non viviamo più nell'epoca delle persecuzioni anticattoliche di Álvaro Obregón, però è vero che anche oggi qualche politico ha superato i limiti, per esempio denunciando cardinali per cose inesistenti». Perfino il giornalista scientifico Horacio Salazar, considerato il Piero Angela del Messico, ateo dichiarato, sostenitore accanito della teoria evoluzionista e critico efferato di papa Ratzinger, si trova costretto a prendere le distanze dal fronte laicista che va coalizzandosi in questo paese: «Ovviamente sono molte le cose che non condivido, ma riconsco a Benedetto XVI la coerenza. E la Chiesa deve pur difendersi, anche se a volte esagera».

Ma quale Ratisbona 2
Dopo il discorso che ha tenuto ad Aparecida, molti hanno accusato il Papa di voler scatenare "la Ratisbona latinoamericana". «Cristo era il salvatore cui (gli indigeni) anelavano silenziosamente», ha detto il Santo Padre. E subito nel continente si è scatenata l'indignazione, come se fosse vietato distinguere le colpe dei colonizzatori dai meriti dei missionari. Prima che il Papa potesse tentare di calmare precisando l'intento delle sue parole all'udienza del 23 maggio, il presidente boliviano Evo Morales e quello venezuelano Hugo Chávez avevano già avanzato assurde richieste di scuse al Vaticano. «No, sugli indios il Papa sarà stato un po' lacunoso, ma è stato coerente», spiega Roberta Garza. «Ha voluto separare errore ed errante. Si puo discutere sull'opportunità del discorso, ma non ci trovo nulla di scandaloso». Anche per Mendirichaga «quel riferimento si poteva omettere o spiegare meglio, ed è stato male interpretato. Però di certo non si possono negare i meriti storici dei missionari, che hanno costruito scuole e strutture con beneficio degli indigeni». Salazar si associa a Garza e Mendirichaga, raccomanda «cautela con la demagogia» e spiega che anche per lui «Benedetto avrebbe fatto meglio a tacere, ma non ha detto nulla di nuovo o di rivoluzionario. Certo, è un conservatore, sulla morale e sulla bioetica ha posizioni discutibili, però cosa si può pretendere dal Papa e dalla sua Chiesa?».

Se perfino tre convinti "mangiapreti" messicani si trovano a dover assolvere papa Benedetto, significa che il bilancio della sua visita in America Latina è positivo. Certo, Carlitos continuerà a lungo a vendere le statue della Morte assieme a quelle della Madonna, ma senza Carlitos che Messico sarebbe?



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