sabato 1 settembre 2007

INDIA, A SCUOLA GRATIS PER FERMARE L'ABORTO SELETTIVO

In una società arretrata, necessarie agevolazioni concrete per le figlie femmine

Presto in India per le ragazze sarà più facile studiare: dal prossimo semestre accademico, che inizierà a maggio, le studentesse figlie uniche potranno frequentare gratuitamente le scuole superiori e avranno le tasse di frequenza universitaria dimezzate. Le famiglie con due sole figlie usufruiranno invece di un taglio del 50% esclusivamente per l'istruzione superiore. Con questo provvedimento il governo di Nuova Delhi mira a contenere la crescita della popolazione e soprattutto a sradicare la pratica degli aborti selettivi: in una società dove i genitori per tradizione preferiscono i maschi, molte famiglie generano più figli nella speranza di un bambino, a cui poi riservano le maggiori attenzioni, lasciando spesso crescere le femmine in condizioni di indigenza. Diffusa è la pratica dell'aborto, nel caso in cui l'ecografia abbia appurato che il sesso del nascituro non è quello desiderato. Gli attivisti per i diritti civili hanno ben accolto l'iniziativa dell'istruzione gratuita, ma non è mancato chi ha sottolineato l'impatto limitato del progetto. E' con questo atteggiamento ambivalente che la stampa indiana ha accolto il provvedimento, come spiega Paolo Aranha, ricercatore all'Istituto Universitario Europeo della Badia Fiesolana: «Ci sarà un effetto positivo per la sensibilizzazione della popolazione e la lotta ai pregiudizi, ma concretamente il progetto non sarà molto incisivo: si calcola infatti che appena 11 mila persone potranno beneficiare della riduzione delle tasse scolastiche, su una popolazione indiana che supera il miliardo di abitanti». Quello degli aborti selettivi e degli infanticidi è un problema molto serio: basti pensare che nella maggior parte del mondo vi sono più femmine che maschi, in base al normale andamento demografico, mentre l'India, insieme alla Cina, presenta una tendenza contraria. Secondo il più recente censimento governativo, risalente al 2001, vi sono 933 ragazze su mille maschi, con zone del Paese dove il rapporto tra giovani donne e maschi scende a 800 ogni mille. La tradizione che relega le figlie in posizione di inferiorità rispetto ai maschi è riconducibile a un discorso puramente economico: «Alla nascita della bambina per i genitori la prima preoccupazione è la dote matrimoniale: la cifra minima è 100 mila rupie, circa 5 mila euro, che corrispondono allo stipendio medio annuo di una famiglia della piccola borghesia. In contesti particolarmente arretrati, una dote poco sostanziosa è motivo di atroce violenza sulla sposa perpetrata dalla famiglia del marito». Nelle classi sociali più elevate il problema diventa una questione di status symbol: più alto è il valore che la sposa porta in dono, maggiore è il prestigio che la famiglia può ostentare di fronte alla società. Ed è anche per questo che, paradossalmente, gli aborti selettivi sono molto diffusi tra la popolazione ricca dei centri urbani, che potrebbe tranquillamente pagare gli studi alle figlie. Oggi la politica del governo sembra muoversi verso nuove forme di pianificazione familiare, come dimostrano la campagna per la promozione di metodi naturali di contraccezione o anche il provvedimento dell'istruzione gratuita alle donne. Fortunatamente la realtà indiana è molto variegata: in Kerala, la regione con la più alta concentrazione di cristiani e con uno tra i più elevati tassi di sviluppo umano, il problema della discriminazione non esiste. Le donne occupano i posti di comando, svolgono professioni autorevoli, l'alfabetizzazione è del cento per cento. Probabilmente il processo di globalizzazione contribuirà ad abbattere gradualmente questa tradizione discriminatoria. L'India sta già attraversando una fase di transizione demografica: dopo le campagne governative a favore dei due figli o del figlio unico, ma anche in seguito alla diffusione di uno stile di vita più occidentale, le famiglie sono ora meno numerose che in passato.


Fonte: L'ECO DI BERGAMO



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