La Germania aggredisce l’embrione a piccoli passi. Il no di Spaemann
Aborto &C - mer 29 ago
Proposta di modifica delle date per l’uso delle cellule staminali
di Andrea Affaticati
Tratto da IL FOGLIO del 29 agosto 2007
all'iterno anche l'articolo sempre tratto dal "il foglio" dal titoloEugenetica preconcezionale” all’Asl
Milano. “Per alcuni il diritto alla vita inizia a tre mesi dal concepimento, per altri a sei, per altri ancora con la nascita o a partire dal secondo anno di vita.
Ma se non facciamo cominciare il diritto dell’essere umano a partire dalla sua esistenza fisica, allora lo mettiamo alla mercé di coloro che hanno il potere di definire i criteri. E così facendo la società si trasforma in un closed shop, nel quale non si accede grazie a un diritto acquisito e inconfutabile, ma nel quale si viene cooptati”. Così scriveva martedì sulla Frankfurter Allgemeine il filosofo tedesco Robert Spaemann. Il dibattito sullo sfruttamento dell’embrione torna ciclicamente in Germania. La società scientifica denuncia evidenti handicap rispetto a quella internazionale, costretta com’è dalla legge varata il 1° luglio 2002, ad avvalersi di linee di cellule staminali embrionali sempre più vecchie, risalenti al più tardi al 1° gennaio 2002. Il recente intervento da parte della Conferenza della chiesa evangelica che, per bocca del suo presidente Wolfgang Huber, ha escluso una liberalizzazione totale, ma ventilato la possibilità di spostare al 2005 il limite massimo degli embrioni da utilizzare per la ricerca, ha dato nuove speranze agli scienziati. Così come nuove speranze le ha date il ministro per l’Istruzione Annette Schavan dichiaratasi disponibile a rivedere le date. Per Spaemann questo ritoccare passo passo il termine ultimo è un’ambiguità da smascherare. E’ arrivato il momento di assumersi ognuno la responsabilità, senza ricorrere a scappatoie. Secondo il filosofo: “Il limite temporale fissato a suo tempo stabiliva inequivocabilmente che la prospettiva di un successivo ‘sfruttamento’ del feto umano attraverso la sua soppressione, non aveva più alcun ruolo, nemmeno quello di alibi personale”. Se ora questo limite viene spostato anche una volta sola – ragiona Spaemann – lo stesso viene a perdere la sua valenza etica, morale. Tanto vale procedere a una totale liberalizzazione. In questo caso però, bisogna anche ammettere che l’articolo della Costituzione, nel quale si stabilisce il dovere dello stato di tutelare la vita umana a partire dal suo inizio biologico, non ha più alcun valore vincolante. Se però non fossero in tanti disposti a sottoscrivere quest’ultima affermazione allora bisogna riportare il dibattito sul piano della realtà. E realtà vuol dire innanzitutto smettere di propagare possibili risvolti positivi di questo tipo di ricerche: secondo Spaemann non sono per niente dimostrati, a differenza di quelli già ottenuti con lo sfruttamento delle cellule staminali adulte. Annotazione secondaria, però, rispetto a quello che veramente preme a Spaemann: “Se l’uomo nel suo stadio primordiale/embrionale non è un essere umano, e dunque non possiede diritti umani, qual è allora la necessità di giustificarne il ‘consumo’. Soprattutto non vi è alcun bisogno di leggi in proposito. Se invece, come stabilisce la Corte costituzionale, è portatore di un diritto fondamentale alla vita, allora il diritto alla libertà della ricerca non potrà mai e in alcun modo, eliminare i portatori di questo diritto. E chi non ritiene sufficiente l’autorità della Corte costituzionale rifletta sul fatto che proprio il padre del concetto moderno di dignità della persona, Immanuel Kant, asseriva che dobbiamo definire tutto ciò che viene generato dagli uomini, sin dal suo stadio iniziale, persona”.
Eugenetica preconcezionale” all’AslAborto &C - mer 29 ago
Aborto selettivo, anzi “terapeutico”, guai a usare la parola infamante Invece un lettore ci segnala che la si usa tranquillamente, basta andare sul sito dell’Azienda sanitaria locale di Milano, o della regione Umbria
Tratto da del 29 agosto 2007
Dicono no, per carità, non è eugenetica. Mai. E’ diritto alla salute, è il dramma dell’aborto terapeutico, è un modo per evitare la sofferenza, è il desiderio sacrosanto di assicurare un po’ di felicità ai nostri figli, e anche a noi. Eugenetica no, al massimo compassione preventiva, e non ricominciate con la storia dei nazisti e della selezione della specie. Giusto Jacques Testart, pioniere della fecondazione assistita, giusto Didier Sicard, presidente del Comitato bioetico francese, possono permettersi di parlare del rischio di una generale deriva eugenetica, di razzismo del gene, di scelta illusoria del figlio sano. Gli altri chiacchierano di prevenzione, di terapia, di scelte insindacabili: eugenetica mai, ché suona ancora troppo male. Poi però un lettore, Massimiliano Greco, ci scrive per spiegarci che non è vero, siamo stati ingenui: “… la parola eugenetica è del tutto accettata oggigiorno e viene già utilizzata per educare il popolo, tanto da trovarsi sul sito della Asl di Milano una sezione appositamente dedicata dall’inequivocabile titolo ‘eugenetica preconcezionale’. Pre-concezionale, almeno quello”. E’ vero, e sono gli esami da fare prima di “decidere di avere un figlio” al consultorio di Milano. Per essere sicuri di non avere “malattie genetiche o somatiche che possano influire negativamente sulla gravidanza”. Per cominciare bene, insomma, per selezionare magari anche gli spermatozoi migliori, o la fidanzata più geneticamente adatta. Poi la diagnosi pre natale, o pre impianto, poi via così scegliendo sempre il meglio, in nome della compassione e della felicità a portata di consultorio. Anche il portale della regione Umbria, nei consultori familiari prevede il servizio“eugenetica preconcezionale”, basta telefonare al numero verde. Allora è vero, non ci si imbarazza più: si vuole, semplicemente, migliorare la specie, fabbricando i figli secondo il desiderio, trasformando la medicina da cura a selezione e piazzandola sul sito delle Asl, accanto alle visite ginecologiche. Si può controllare quasi tutto, in fondo. Tranne le due gemelle del San Paolo: muovendosi nella pancia si sono volute scambiare i destini per condividere, almeno, un destino identico: selezionate, soppresse. La ginecologa che ha eseguito l’aborto ha detto che ha la coscienza a posto, perché il rischio di errore era imponderabile (erano due sorelle che si scambiavano il posto nel mondo) ma che “in futuro bisogna studiare un sistema per marchiare il feto, ad esempio con un colorante”. Una lettera scarlatta che individui chi non ha diritto a vivere, “ma nel caso degli aborti selettivi, l’uso del colorante per marcare il feto malato è prassi”, ha detto uno specialista del centro Artes di Torino. Quindi è già tutto pronto, anzi già tutto fatto: il marchiaggio per il feto che si sceglie di eliminare e, molto prima, un’eugenetica preconcezionale da consultorio (quindi anche un codice che stabilisca non solo chi ha diritto di venire al mondo, ma anche chi ha diritto di procreare, perché ha i geni a posto, e chi non soddisfa gli standard di qualità, ma può comunque affidarsi a un tavolo di laboratorio). L’eugenetica non è più un fantasma che si aggira per l’Europa, è un servizio gentilmente offerto dalle Aziende sanitarie locali.
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