Benedetto XVI ha chiesto questo venerdì il riconoscimento giuridico per la Chiesa cattolica in Turchia ricevendo le lettere credenziali del nuovo ambasciatore del Paese presso la Santa Sede.
Il Papa chiede al Governo turco il riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica
“Godendo della libertà religiosa garantita a tutti i credenti dalla Costituzione turca, la Chiesa cattolica spera di poter beneficiare di uno statuto giuridicamente riconosciuto”, ha affermato nel discorso che ha rivolto a Muammer Doðan Akdur, diplomatico di carriera, finora ambasciatore in Venezuela.
Come ha ricordato in varie occasioni il Vescovo Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza Episcopale Cattolica della Turchia, la Chiesa nel Paese, con circa 35.000 cattolici, non ha un riconoscimento giuridico.
Questo implica, ad esempio, che le proprietà che aveva la Chiesa all’inizio della Repubblica continuino ad essere contestate sia giuridicamente che di fatto.
Nel discorso, rivolto in francese, il Papa ha chiesto “la creazione di un’istanza di dialogo ufficiale tra la conferenza dei Vescovi e le autorità dello Stato per affrontare i vari problemi che possono porsi e portare avanti i buoni rapporti tra le due parti”.
Attraverso il rappresentante di Ankara in Vaticano, il Pontefice ha salutato le autorità e, in particolare, Ahmet Necdet Sezer, Presidente della Repubblica laica di 70 milioni di abitanti, per il 99% musulmani.
“Non dubito che il vostro Governo farà tutto il possibile per avanzare in questo senso”, ha concluso il Vescovo di Roma.
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CATTOLICI IMPEGNATI BENE COMUNE TURCHIA
CITTA' DEL VATICANO, 19 GEN. 2007 (VIS). Nel ricevere questa mattina in Vaticano il Signor Muammer Dogan Akdur, nuovo Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali, il Santo Padre Benedetto XVI ha espresso ancora una volta la sua riconoscenza per l'accoglienza riservatagli dalle Autorità e dalla popolazione turca in occasione della sua Visita Apostolica del dicembre scorso.
Benedetto XVI ha affermato che la sua memorabile visita, sulle orme dei Predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II, gli ha consentito di "verificare i buoni rapporti" esistenti fra la Turchia e la Santa Sede. "In occasione dei diversi incontri con le Autorità politiche" - ha ricordato il Pontefice - "ho voluto riaffermare il radicamento della Chiesa cattolica nella società turca, grazie alla prestigiosa eredità delle prime comunità cristiane dell'Asia Minore e all'insostituibile contributo alla vita della Chiesa universale dei primi concili ecumenici, ma anche grazie all'esistenza delle comunità cristiane di oggi, certo minoritarie, ma attaccate al loro paese e al bene comune di tutta la società, che desiderano offrire il loro contributo all'edificazione della Nazione".
"Godendo della libertà religiosa garantita a tutti i credenti dalla Costituzione turca, la Chiesa cattolica desidera poter beneficiare di uno statuto giuridico riconosciuto e vedere la realizzazione di un'istanza di dialogo ufficiale fra la Conferenza Episcopale e le Autorità dello stato, al fine di regolare i diversi problemi che possono emergere e proseguire i buoni rapporti fra le due parti. Non dubito che il vostro governo farà tutto il possibile per continuare ad avanzare in questa direzione".
Successivamente il Santo Padre ha sottolineato di aver, nel corso del suo "memorabile" Viaggio in Turchia, "manifestato a più riprese il rispetto della Chiesa cattolica per l'Islam e la stima del Papa e dei fedeli per i credenti musulmani".
"Nel mondo attuale dove le tensioni sembrano esacerbarsi, la convinzione della Santa Sede" - ha aggiunto il Pontefice - "è che i credenti delle diverse religioni debbano adoperarsi insieme a favore della pace, cominciando dalla denuncia della violenza, troppo spesso utilizzata in passato con il pretesto di motivi religiosi, e apprendendo a conoscersi e a rispettarsi meglio per edificare una società più fraterna. Le religioni possono anche unire i loro sforzi per promuovere il rispetto dell'essere umano, creato ad immagine dell'Onnipotente, e per far conoscere i valori fondamentali che regolano la vita degli individui e della società".
"La Santa Sede riconosce il ruolo specifico della Turchia e la sua situazione geografica e storica di ponte fra il continente asiatico ed il continente europeo e di crocevia fra le culture e le religioni" - ha detto ancora Benedetto XVI esprimendo inoltre l'apprezzamento della Santa Sede per l'impegno del Paese "nell'ambito della comunità internazionale, a favore della pace, specialmente la sua azione per la ripresa dei negoziati in Medio Oriente e l'aiuto offerto al Libano per la ricostruzione del paese devastato dalla guerra e per favorire un dialogo costruttivo fra tutte le parti costitutive della società libanese".
Il Papa ha ricordato la grande attenzione con la quale la Santa Sede "segue le discussioni e gli sforzi intrapresi dalle Nazioni per regolare fra di loro, alle volte con il contributo di paesi terzi e di Autorità regionali o internazionali, le situazioni di conflitto ereditate dal passato, e le azioni intraprese per riavvicinare i paesi fra loro in associazioni e unioni politiche, culturali ed economiche. La globalizzazione degli scambi, già evidente a livello economico e finanziario, deve chiaramente accompagnarsi ad impegni politici comuni, a livello mondiale, per garantire uno sviluppo duraturo ed organizzato che non escluda nessuno ed assicuri un futuro equilibrato agli individui, alle famiglie e ai popoli".
Benedetto XVI ha concluso il suo discorso pregando l'Ambasciatore di trasmettere i suoi saluti alle comunità cattoliche della Turchia, al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I ed ai fedeli della Chiesa Ortodossa "alla quale ci uniscono tanti legami di fraternità".
CD/LETTERE CREDENZIALI/TURCHIA:AKDUR VIS 070119 (670)
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