Data pubblicazione: 2007-01-12
Staminali e liquido amniotico: una “scoperta confortante e sicura”
Parla il neonatologo Carlo Valerio Bellieni
Data pubblicazione: 2007-01-12
Staminali e liquido amniotico: una “scoperta confortante e sicura”
Parla il neonatologo Carlo Valerio Bellieni
ROMA, venerdì, 12 gennaio 2007 (ZENIT.org).- La scoperta resa pubblica il 7 gennaio, secondo cui è possibile reperire dal liquido amniotico cellule staminali con capacità rigenerative pari a quelle dell'embrione, ma apparentemente sicure come le staminali adulte, ha suscitato un intenso dibattito.
La scoperta si deve agli sforzi condotti dagli scienziati dell'Università di Harvard, assieme a quelli di Padova e dell'Istituto di Medicina dell'Università di Wake Forest, nel North Carolina.
Secondo il neonatologo Carlo Valerio Bellieni, del Dipartimento Terapia Intensiva Neonatale del Policlinico Universitario “Le Scotte” di Siena: “La scoperta della presenza di cellule staminali nel liquido amniotico è confortante”.
“Prima ancora che dal punto di vista etico, da quello della fruibilità: sono di semplice reperibilità e sembra che siano in quantità elevata”, ha detto a ZENIT il membro corrispondente della Pontificia Accademia per la Vita.
“Sicuramente questa scoperta è un forte messaggio a chi gestisce la ricerca in questo campo: servono fondi per l’applicazione degli studi su queste cellule e servono fondi per le ‘banche’ che conserveranno questo prezioso liquido”, ha quindi aggiunto.
Bellieni ha rilevato che, “come avviene col sangue del cordone ombelicale, già alla nascita il liquido amniotico è ottenibile in grande quantità”. E a questo proposito ha sottolineato la necessità di creare “una rete di raccolta e conservazione ben strutturata”.
“Viene ovviamente da domandarsi se sia ragionevole che, invece, tanti fondi vengano destinati all’ottenimento di cellule sottratte ad embrioni umani, con conseguente morte dei medesimi, senza che si sia avuto né si intraveda nessun risultato clinico”, ha poi osservato.
“Ovviamente questi ultimi sono fondi che potrebbero essere usati per la raccolta delle cellule staminali adulte, efficaci e utili”, ha affermato.
Alla domanda sui rischi etici legati a questa scoperta, il neonatologo di Siena ha fatto due considerazioni: “La prima è che del liquido amniotico non si faccia un uso privato: come per le donazioni del sangue da trasfondere, è opportuno che chi dona lo faccia liberamente e senza restrizioni verso chi riceve”.
“Questo perché purtroppo vediamo una certa tendenza verso la privatizzazione del materiale biologico che potrebbe essere di utilità comune, come accade in vari Paesi nel caso del sangue del cordone ombelicale che può venir conservato per uso personale invece di metterlo in una banca pubblica: molte società scientifiche internazionali sono insorte contro questo spreco e questo atteggiamento che discrimina chi non può conservare il materiale staminale per motivi di censo”, ha spiegato.
“La seconda considerazione – ha continuato Bellieni – viene dal notare che non ci sarebbe nessun pericolo per il nascituro dalla raccolta di liquido amniotico, se avviene al momento del parto, quando ‘si rompono le acque’, come si dice popolarmente”.
Infatti, “non c’è nessuna necessità di eseguire un’amniocentesi (cioè un prelievo di liquido amniotico con una siringa attraverso la parete addominale materna) per ottenerne, oltretutto, una quantità irrisoria”, ha chiarito in seguito.
In conclusione, l’esperto neonatologo ha sostenuto che “ancora una volta sono i fatti a parlare: la ricerca scientifica è una cosa seria. Volerla forzare per motivi ideologici, come può accadere nell’ostinarsi nel vedere come unica via l’uso degli embrioni umani, porta a sprechi di denaro e perdite di tempo prezioso”.
“E ancora una volta si vede che il rispetto della vita umana, unito alla capacità di ricerca, porta nel senso giusto della cura e della salute”, ha quindi concluso.
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