mercoledì 31 gennaio 2007

LA PORTA DI CASA ? APERTA SULL'INFINITO

MAURO LEPORI ABATE

DI GIOVANNI RUGGIERO
«La gratuità di Dio - riflette il benedettino - non è solo un dono: è il dono che non avremmo mai dovuto ricevere, il dono che non abbiamo assolutamente meritato, il dono che sarebbe giusto negarci. Ed è senza misura, appunto, perché lo stavamo rubando, lo stavamo strappando, lo abbiamo già strappato, senza diritto, e Lui ce lo dona».

«La porta di casa? Aperta sull'infinito»
di Giovanni Ruggiero

Accogliere l’altro: quante domande. Ce la faremo? La casa è abbastanza grande? Avremo i soldi a sufficienza? Ostacoli insormontabili, barriere altissime che crollano quando qualcuno o qualcosa fa capire che l’accoglienza «diventa risonanza dell’accoglienza di Dio, e per questo diventa un bisogno, un desiderio, una risposta grata». Ce la faremo, e la casa è abbastanza grande anche per l’altro? Sono le domande che si posero e arrovellarono Cecilia Salvadè e il marito, Gerardo Iacopino e la moglie quando accolsero, i primi, una ragazza tossicodipendente e, i secondi, una bambina di pochi mesi, affetta da una grave paraplegia.

Sono due esperienza di gratuità vissute nell’Associazione famiglie per l’accoglienza, presieduta da Marco Mazzi, portate a esempio al Meeting di Rimini. I due ospiti sono in questa associazione perché hanno compreso che «si accoglie l’altro perché noi siamo stati accolti» e che «la ragione dell’accoglienza risponde alle dinamiche del cuore». Queste due famiglie, accogliendo Lucia e Roberta, hanno risposto al precetto essenziale dato agli Apostoli: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Questa dinamica la spiega a un pubblico raccolto e rapito, padre Mauro Giuseppe Lepori, abate dell’abbazia di Hauterive, il benedettino che, bambino, voleva afferrare la luce del sole e conservarla in una scatola di fiammiferi, nel suo ingenuo tentativo di possedere l’infinito. Perché strappare l’infinito a Dio? In quest’ansia, dice padre Lepori, sta tutto il dramma umano, che è quello di volere con violenza o menzogna dalle mani di Dio quanto Lui invece ti cede. «La gratuità di Dio - riflette il benedettino - non è solo un dono: è il dono che non avremmo mai dovuto ricevere, il dono che non abbiamo assolutamente meritato, il dono che sarebbe giusto negarci. Ed è senza misura, appunto, perché lo stavamo rubando, lo stavamo strappando, lo abbiamo già strappato, senza diritto, e Lui ce lo dona».
Ricordate cosa dona il vescovo dei Miserabili, Bienvenu, a Jean Valjean? «Jean Valjan, fratello mio - gli dice - vi avevo dato anche i candelabri d’argento! Perché avete preso solo le posate?» Il vescovo si prende dall’ergastolano l’anima, sottraendola ai pensieri bui e allo spirito di perdizione, e la dona a Dio. Lepori parte da Hugo per dire che: «La gratuità non può produrre altro che gratuità. La gratuità di Dio non può provocare qualcosa di più grande di se stessa. Il di più rispetto alla gratuità infinita di Dio sta nella possibilità che la sua gratuità diventi gratuità di cui siamo soggetto, cioè che la gratuità di Dio investa la nostra libertà».

C’è poi la gratuità di Maria. «È bello vedere - dice padre Lepori - come il darsi gratuitamente tutta alla gratuità che ti sceglie, in Maria prende subito la forma dell’accoglienza, dell’accoglienza della realtà che qui ed ora ti interpella col suo bisogno. Per questo, prima ancora di essere fisicamente segnata dall’accoglienza del Figlio, Maria va ad accogliere Elisabetta e va a farsi prendere dal bisogno di Elisabetta. L’accoglienza è sempre una dimora per il bisogno dell’altro; sia che tu accolga in casa tua, sia che tu vada a prenderti cura dell’altro in casa sua, sei tu che diventi dimora dell’altro».

Dalla gratuità di Dio che vince sulla rapina dell’infinito, «da questa grazia di possedere gratuitamente, e al centuplo, ciò che tutto il mondo vuole vanamente afferrare - dice ancora il religioso - parte la presenza e l’annuncio della Chiesa nel mondo, la missione apostolica, la missione eucaristica della Chiesa, perché celebrare l’Eucarestia è un lasciarsi donare gratuitamente, con azione di grazie, tutto ciò che Adamo voleva afferrare». Ecco perciò Adamo che bambino voleva catturare nella scatola di fiammiferi l’infinito che alla fine gli è stato donato; quando apre la scatolina fa vedere con gioiosi bagliori una piccola parte del suo infinito avuto in dono.



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