Preti spia, adesso tocca a don Jagosz storico nella beatificazione di Wojtyla
Il Giornale 12 gennaio 2007
di Andrea Tornielli
«Situazione della Chiesa in Polonia conseguente agli avvenimenti degli ultimi giorni»: è questo l’ordine del giorno con cui sono stati convocati per oggi a Varsavia i vescovi polacchi. La riunione straordinaria dell’episcopato dovrà affrontare il caso Wielgus e le polemiche che non sembrano spegnersi mentre nuove scottanti rivelazioni sul clero e sui vescovi collaborazionisti con il vecchio regime rischiano di provocare ulteriori lacerazioni nella Chiesa.
La clamorosa vicenda dell’arcivescovo di Varsavia Stanislaw Wielgus, scelto dal Papa quale successore del cardinale Glemp il 6 dicembre scorso, difeso dalla Santa Sede il 21 dicembre dopo la pubblicazione delle prime notizie sui suoi contatti con i servizi segreti comunisti, infine costretto alle dimissioni domenica 7 gennaio in occasione della messa che doveva sancire l’inizio ufficiale del suo servizio, continua a far discutere. Nel mirino c’è l’operato di chi non ha svolto bene il lavoro d’indagine sui candidati e su chi ha minimizzato o tenute nascoste certe informazioni a Benedetto XVI. Ieri il nunzio apostolico in Polonia, Józef Kowalczyk, se l’è presa con i giornali che hanno pubblicato i documenti su Wielgus: «I media dovrebbero sentirsi corresponsabili per il modo in cui viene rivelato il contenuto di documenti del regime comunista per non danneggiare inutilmente delle persone». Ma non è dei media, a dire il vero, la responsabilità: lo stesso Wielgus non aveva infatti raccontato tutta la verità ai superiori circa la sua prolungata collaborazione con la polizia politica. Su questo, ieri sera, nel corso di una puntata de La storia siamo noi condotta da Giovanni Minoli e dedicata al ruolo di Papa Wojtyla nella caduta dei regimi dell’Est, è intervenuto l’ex direttore della Sala Stampa vaticana Joaquín Navarro-Valls. Navarro ha ammesso che nel procedere con la nomina di Wielgus «si poteva andare più a fondo» ma anche che «Wielgus ha mentito quando ha fatto sapere un suo possibile coinvolgimento e non è stato abbastanza esplicito». L’ex portavoce ha spiegato che «il Papa non aveva tutte le informazioni che erano necessarie, quindi monsignor Wielgus ha mentito, certamente una menzogna c’è stata nel processo della nomina di questa persona». Quanto alle possibili rese dei conti all’interno della Chiesa polacca, Navarro ha detto: «È plausibile, ma forse non all’interno della Chiesa ma all’interno della società polacca. Magari la faccenda Wielgus può essere l’inizio di uno studio serio. Ci sono delle piccole vendette sia da una parte che dall’altra di tipo politico. Una strumentalizzazione del momento».
L’impressione è comunque che la «pista» ecclesiale non debba essere scartata. Wielgus era un candidato il cui nome non compariva nella prima terna presentata dal nunzio apostolico al Vaticano. Si trattava di un candidato stimato da Benedetto XVI; autorevole in quanto a preparazione, e il suo arrivo a Varsavia, auspicato anche dallo stesso cardinale Glemp, doveva servire a controbilanciare la potente presenza dell’ex segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanislaw Dziwisz, che è stato uno dei grandi registi delle nomine episcopali in Polonia degli ultimi anni.
Intanto c’è attesa per la pubblicazione di una lista di 39 preti-spia in un libro di padre Tadeusz Isakowicz Zaleski, ex cappellano di Solidarnosc. Tra questi c’è anche uno dei vescovi che oggi parteciperà all’incontro di Varsavia. Zaleski afferma di aver avuto un sostanziale via libera alla pubblicazione del libro dallo stesso cardinale Dziwisz. Secondo l’edizione polacca di Newsweek - notizia rilanciata dal quotidiano Liberazione - sarebbe classificato come «collaboratore segreto» anche don Michael Jagosz, canonico di Santa Maria Maggiore, e capo della commissione storica della causa di beatificazione di Giovanni Paolo II.
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