sabato 20 gennaio 2007

OASIS PRESENTATA A WASHINGTON

Il Cardinal Scola ha sottolineato quanto sia importante per l’incontro tra culture e religioni la testimonianza, intesa non come “teoria”, ma “come il coraggio di comunicare la propria fede con la vita concreta, nel lavoro e negli affetti, e di proporre agli uomini e alle donne di oggi – esponendosi con tutta la propria persona – una nuova speranza per essere felici”, spiega il comunicato




Oasis presentata a Washington,
AVVENIRE 19 GENNAIO 2007

NEW YORK
Un confronto l’altra sera all’Onu tra i rappresentanti delle grandi fedi monoteistiche. Scola: «L’11/9 è la prova che il percorso del meticciato culturale è strutturalmente doloroso, ma necessario»
La religione bussa al Palazzo di vetro.
(Da New York Elena Molinari)

Come reagire al relativismo, come arginare l'influenza di una società che abbraccia tutte le religioni e nessuna, nella convinzione che non esiste assolutezza di regole? Una società che fonde e confonde l'esperienza di fede e si accontenta di affermare una serie di diritti astratti? La domanda sta sfidando l'Oriente come già l'Occidente. Mette alla prova l'Europa, e non risparmia neanche l'America, dove pure la diversità religiosa è stata assorbita all'interno della struttura politica. Per rispondere i credenti devono avere il coraggio di testimoniare la loro verità, nell'ascolto e nel confronto con l'altro. È il punto d'incontro su cui sono convenuti inaspettatamente mercoledì sera a New York un professore musulmano, un rabbino ebreo e un cardinale della chiesa cattolica, d'accordo anche sulla necessità di un maggiore ruolo pubblico delle religioni.
Le incognite di un simile percorso sono tante, ma, come è emerso durante l'evento, dal titolo «Popoli e religioni», organizzato all'Onu per presentare la rivista Oasis, non ci sono alternative.
«Solo l'autentica e concreta testimonianza di fede all'interno della vita della società può vincere le forze del relativismo - ha dichiarato il patriarca di Venezia e promotore di Oasis, il cardinale Angelo Scola -. Occorre dunque testimoniare che il relativismo è una riduzione della natura umana e proporre un'esperienza integrale di fede, ognuno nella sua fede». Parole che sono risuonate alle Nazioni Unite come una provocazione. Troppo spesso il Palazzo di vetro è stato infatti sede di un approccio culturale che, nell'accogliere tutte le civiltà e le tradizioni, ha trascurato le differenze, svuotando di senso il dialogo e perdendo rappresentatività e incisività di conseguenza.
«La realtà ha una sua forza ineluttabile - ha illustrato ancora Scola alla sala affollata di religiosi, accademici e fedeli delle tre principali religioni monoteiste -. Dalla vita di ogni giorno emergono molteplici domand e. Ogni religione è chiamata a trovare le sue risposte. Solo vivendo la propria fede nella verità e nel contesto della vita reale si possono elaborare soluzioni e favorire una democrazia reale». Il cardinale è infatti convinto che le esperienze religiose «possono ovviare ai limiti delle dichiarazioni astratte, per accrescere la loro capacità di edificazione sociale e, quindi, per diventare protagoniste di una più adeguata promozione dei diritti umani».
L'ottimismo sul risultato non è sempre giustificato, meno che mai nel mondo di oggi, ha sottolineato il rappresentante musulmano, Seyyed Hossein Nasr, professore di studi islamici alla George Washington University: «Uomini e donne di fede oggi sono un'oasi in mezzo al deserto della secolarizzazione, che avanza minacciando il vero tessuto umano». Ma è indubbio che questo è il cammino voluto da Dio. «Se Dio avesse voluto, avrebbe potuto creare una sola nazione, una sola gente - ha continuato Nasr, citando il Corano - invece dobbiamo imparare a vivere in pace. Ma non c'è pace fra le genti se non c'è pace fra le religioni. E per trovare le pace con l'altro le religioni devono rimanere tali, preservando l'assolutezza del loro percorso verso Dio».Il professore ha messo in guardia dal pericolo di fissare un unico modello di sviluppo sulla base del quale valutare ogni espressione umana, come spesso l'Occidente è tentato di fare, e dall'affermare il predominio della ragione sulla rivelazione. «Per questo - ha concluso - applaudiamo Papa Benedetto XVI per le sue parole forti contro questo fenomeno».
Se si parla di mondo contemporaneo diventa impossibile ignorare le eruzioni di estremismo e di violenza che mettono in gioco l'essenza del dialogo e portano alla chiusura e alla paura. Soprattutto a New York, dove rimane indelebile il ricordo dell'11 settembre. «L'11 settembre è la prova che il percorso che stiamo intraprendendo, quello del meticciato culturale, è strutturalmente doloroso - ha illustrato Scola a margine del dib attito -. È stata una tragedia inimmaginabile, che ha avuto implicazioni profonde. Ma deve provocare una presa di coscienza che porti a un maggiore e radicale coinvolgimento nella costruzione di una reale democrazia, dall'altro impone la forza della testimonianza».
Testimonianza da parte dei cristiani, ma anche di ebrei e musulmani, dei quali spesso l'Occidente ignora il dibattito interno che esprime il volto moderato e maggioritario dell'islam. A evidenziare questo aspetto dell'islam è stato paradossalmente l'esponente ebraico del dibattito, Rabbi Singer, presidente del World Jewish Congress, che ha letto una parte della recente dichiarazione del muftì d'Egitto Ali Goma, che ha condannato la violenza come inconciliabile con la religione islamica utilizzando espressioni molto dure nei confronti dei terroristi. E proprio perché dà spazio a questo dibattito l'esperienza di Oasis, ha aggiunto il presidente del Congresso mondiale ebraico, è tanto sorprendente per il cammino di crescita percorso fin qui quanto il dialogo cristiano ebraico sviluppatosi al di là di ogni aspettativa negli ultimi trent'anni. «Non ci sarà mai convergenza fra ebrei e cattolici - ha concluso Singer - ma non è necessaria. Non ce n'è bisogno per dire che quello che sta succedendo oggi in questa sala è profetico e messianico e che non ha precedenti».La domanda sottesa a tutta la conferenza è stata ripresa dal patriarca nella conclusione del suo intervento: «Alla testimonianza nessun uomo può sottrarsi, in forza del rischio implicato dalla libertà che non è mai definibile a priori. L'umana libertà non si può mai "dedurre", ma il suo pieno significato si dà solo nell'atto che la performa».


NEW YORK, venerdì, 19 gennaio 2006 (ZENIT.org).- “Oasis”, la rivista del Centro Internazionale Studi e Ricerche “Oasis” (www.cisro.org) che si occupa soprattutto di Paesi musulmani e vuole sostenere le loro minoranze cristiane, è stata presentata questa settimana negli Stati Uniti.

Martedì 16 gennaio è stata la volta di Washington, dove si è svolta una giornata di studi sul tema “La relazione primordiale tra Dio e la persona umana nel cattolicesimo e nell’islam”, promossa dal Forum interculturale per gli studi sulla fede e la cultura del Centro culturale Giovanni Paolo II di Washington in collaborazione con la Conferenza Episcopale Americana.

L’incontro, spiega un comunicato stampa, “è stato improntato ad uno stile di rapporti franchi e cordiali e caratterizzato da un tempo scandito dai distinti momenti della preghiera dei musulmani e dei cristiani”.

Hanno partecipato all’incontro una trentina di docenti, ricercatori e uomini delle religioni, soprattutto americani, che nella prima parte della giornata si sono divisi in due gruppi di lavoro – il primo di musulmani e il secondo di cattolici – che hanno approfondito alcune idee condivise poi nell’assemblea comune del pomeriggio.

In serata c’è stata una conversazione tra il cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, e il professore Muzammil H. Siddiqi, già presidente dell’Islamic Society of America.
Il Cardinal Scola ha sottolineato quanto sia importante per l’incontro tra culture e religioni la testimonianza, intesa non come “teoria”, ma “come il coraggio di comunicare la propria fede con la vita concreta, nel lavoro e negli affetti, e di proporre agli uomini e alle donne di oggi – esponendosi con tutta la propria persona – una nuova speranza per essere felici”, spiega il comunicato.

“Questa idea è alla base del Centro internazionale di Studi e Ricerche Oasis”, che “lavora per favorire la reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani con una particolare attenzione alle comunità cristiane che vivono nei Paesi a maggioranza islamica e dalle quali accoglie e rilancia contributi e testimonianze”, prosegue il testo.
Mercoledì 17 gennaio “Oasis” è stata presentata presso la sede ONU di New York. Sono intervenuti il Cardinal Scola, il dottor Carl A. Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Seyyed Hossein Nars, professore della George Washington University, e il rabbino Israel Singer, presidente del Jewish World Congress.

L’evento, dal titolo “Popoli e religioni”, è stato promosso dall’Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ONU e dal Centro Internazionale Studi e Ricerche Oasis, con la collaborazione del centro culturale Crossroads di New York.

Più di duecento persone hanno ascoltato i rappresentanti delle tre religioni, che hanno concordato su alcune idee come “l’importanza di valorizzare le differenze tra religioni come una ricchezza nella libertà”, “l’accoglienza del vero volto e identità di ciascuno e la sottolineatura – a partire da diverse prospettive e angolature – del limite di dichiarazioni di principi che restino soltanto astratte, perché non calate in una realtà storica”.

Il Cardinal Scola si è chiesto se le esperienze religiose possono “ovviare in qualche modo a questo limite per accrescere la loro capacità di edificazione sociale e, quindi, per diventare protagoniste di una più adeguata promozione dei diritti umani”, rispondendo di sì perché “si tratta di pensare i rapporti tra i soggetti storici realmente all’opera nelle nostre società, tra i quali le religioni spiccano per la loro singolare importanza, e i criteri della loro possibile convivenza”, afferma un comunicato stampa emesso per l’evento.
Il professor Nasr, dal canto suo, “ha messo in guardia dal pericolo di fissare un unico modello di sviluppo sulla base del quale valutare ogni espressione umana”, mentre il rabbino Singer ha sottolineato che “l’esperienza di ‘Oasis’, che segue da tempo, è tanto sorprendente per il cammino di crescita percorso quanto quella del dialogo cristiano ebraico sviluppatosi al di là di ogni aspettativa negli ultimi trent’anni”.

“Come gli uomini delle religioni possono affrontare questo affascinante compito di edificazione sociale nell’accompagnamento critico del processo di meticciato di civiltà e di culture?”, ha chiesto il Cardinal Scola.

“La strada che ci permettiamo umilmente di indicare è quella che ha visto nascere la rivista ‘Oasis’ e il Centro che la promuove – ha risposto –. Possiamo individuarla nel tema della ‘testimonianza’, intendendo questa categoria in tutta la sua forza teoretica e pratica. La testimonianza chiama in causa ogni uomo ed ogni donna, invitandoli ad esporsi, a pagare di persona, a non decidere in anticipo fino a dove si può arrivare nell’incontro e nel dialogo con l’altro”. “‘Oasis’ – ha concluso – vuole percorrere le strade accidentate della testimonianza. Esse non sono del tutto identificabili a priori. Per questo ‘Oasis’ è un cantiere sempre aperto”.

“Oasis / al-Waha / Nakhlistan” si occupa principalmente di Paesi musulmani e mira a sostenere le minoranze cristiane in questi Stati mantenendo aperto il dialogo con l’islam in un’atmosfera di conoscenza reciproca, mutuo rispetto e cordiale apertura.

La rivista esce in quattro edizioni (inglese-arabo, inglese-urdu, francese-arabo, italiano-arabo) e viene distribuita in Europa e nella maggior parte dei Paesi dell’Africa e dell’Asia.

“Oasis” può essere acquistata nelle principali librerie cattoliche. E’ anche possibile abbonarsi collegandosi al sito www.edizionicantagalli.com. Grazie agli abbonamenti sottoscritti, la rivista può essere inviata gratis nei Paesi più poveri.
ZI07011901

Nessun commento: