giovedì 3 gennaio 2008

IL FAMILY DAY SPAGNOLO HA MESSO A NUDO ZAPATERO

Europa - mer 2 gen
di Maria Elena Cavallaro

Era il penultimo giorno dell’anno, faceva freddo ma il cielo era terso e i raggi del sole riscaldavano il milione e mezzo di persone presenti alla manifestazione “Por la familia cristiana” che noi italiani, rifacendoci all’iniziativa dello scorso anno, abbiamo ribattezato come “Family Day spagnolo”

La centralissima Plaza Colon di Madrid e le strade che vi confluiscono sono gremite di gente. E’ domenica ed è anche la vigilia di Capodanno, e tuttavia nella piazza lo sventolio di bandiere di varie nazionalità testimoniano il successo dell’iniziativa.

L’attacco all’esecutivo Zapatero è diretto e senza mezzi termini. Ricorda molto da vicino i volantini diffusi dai militanti dei collettivi cattolici all’indomani della vittoria socialista. Allora la denuncia si concentrava intorno a quelli che venivano chiamati “ i sette peccati capitali del PSOE”: aborto, divorzio, eutanasia, matrimonio omosessuale, cellule staminali, istruzione e finanziamento degli istituti cattolici.

L’incipit del discorso d’apertura del cardinale Augustin Garcia Gasco arcivescovo di Valencia, si concentra sulla critica della cultura laicista. Se si continuasse a seguire il trend introdotto dal governo Zapatero con misure quali il divorzio-express, un aggiornamento “ideologico” dei programmi scolastici e i progetti di modifica riguardanti la legge sull’aborto, secondo il cardinale, l’epilogo non potrebbe essere altro che il tramonto della democrazia. Altri interventi richiamano invece maggiormente il valore della famiglia e del matrimonio eterosessuale come base della tenuta del sistema sociale non solo nazionale ma anche internazionale.

La riuscita della manifestazione fa riflettere su un punto centrale dell’operato del governo in carica. Il tema della relazione Chiesa- Stato, insieme al negoziato con l’ETA e la riforma degli statuti di autonomia costituiva uno degli assi portanti degli obiettivi del governo. Sono stati utili i summit promossi dalla vicepresidente del governo Fernandez de la Vega con i vertici della Conferenza episcopale spagnola e del Vaticano? Sono riusciti a diminuire la tensione con le istituzioni statali? Sembrerebbe di no. Il Psoe registra un duplice fallimento.

Nel rapporto con la Chiesa nonostante abbia fatto marcia indietro sia rispetto a una modifica della legge sull’aborto che sull’eutanasia, il varo della legge sul matrimonio omosessuale ha costituito un punto di non ritorno nel rapporto con le gerarchie ecclesiastiche.

per quanto riguarda gli equilibri interni al partito invece i tentativi di dialogo e di “compromesso” messi in atto dall’esecutivo sono apparsi all’ala radicale del Psoe, così come alle altre forze politiche rappresentanti della sinistra radicale, come uno scolorimento dei propositi sbandierati nel programma elettorale e come un passo indietro rispetto al primato dei valori cui questi partiti dichiarano di aderire. Se quanto detto finora, trasferito nell’arena politica sembra andare a vantaggio dei popolari in vista delle prossime elezioni politiche, nei fatti le dinamiche messe in atto nella pubblica piazza dimostrano anche qualcosa di nuovo. Le gerarchie ecclesiastiche per la prima volta sono scese in piazza ed hanno mobilitato il popolo dei fedeli direttamente. Non hanno dato mandato di rappresentanza a nessun partito

. Al di sopra delle parti, gruppi come Comunione e Liberazione, l’Associazione Cattolica dei Propagandisti, il Foro Spagnolo in Difesa della Famiglia, la Piattaforma Cristiana, per citare i principali attivisti, hanno manifestato con toni decisi le loro esigenze, ed hanno espresso un rifiuto per il politically correct e per i toni moderati dei rappresentanti politici.

La Chiesa ha messo in campo una strategia propria ed ha cercato di recuperare quella dimensione morale e spirituale che sente di aver perduto nella società non attraverso l’appoggio diretto ai partiti, ma attraverso l’uso degli attuali strumenti della politica, ovvero il ricorso alle immagini e l’impatto della diffusione mass mediatica.

Nel lungo periodo i socialisti temono un ritorno ad una ideologia neotradizionalista capace da un lato di imporre a livello sociale le norme morali proprie della dottrina della Chiesa, dall’altro capace di saldarsi – e quindi rafforzare – il pensiero politico neoconservatore.

Non vogliamo ridurre il significato della manifestazione di oggi ai suoi risvolti elettorali. Due riflessioni ci vengono alla mente in modo chiaro: la forza della tradizione cattolica della Spagna non è venuta meno così come molti analisti politici avevano ravvisato per spiegarsi le origini di lungo periodo della vittoria contingente di Zapatero nel 2004 e il sogno della sinistra radicale di riformare gli Accordi firmati nel 1979 dal governo spagnolo con la Santa Sede appaiono sempre più lontani e offuscati.

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