giovedì 24 gennaio 2008

MONSIGNOR LUIGI NEGRI SULLA MORATORIA SULL'ABORTO

La nostra società è in crisi prima e di più che per difetto di fede, per difetto di ragione (...); l'iniziativa di Giuliano Ferrara costituisce una base molto importante per avviare quel dialogo fra laici non laicisti e cristiani non clericali, in cui sembra esserci una grande possibilità di novità per la vita sociale del presente e del futuro

Io ritengo, come ho detto nella mia lettera di adesione alla sua iniziativa, che Ferrara abbia individuato un punto di partenza importantissimo di dialogo culturale e, magari, successivamente anche di indicazione politica. Che una legge dopo 30 anni possa essere sottoposta ad una revisione, anche quella minimale indicata da Ferrara, indicata dall’On. Bondi , risuonata nelle parole del Card. Ruini e del Card. Bagnasco è cosa logica; è indispensabile una revisione delle linee guida che riducano le eventualità, ormai largamente prevalenti, che la legge sia usata solo per procurare aborto e non in difesa del diritto alla vita e alla maternità.

Anche soltanto una informazione di tutte le altre possibilità che ci sono accanto e a oltre all’aborto, cosa che non viene normalmente praticata nei nostri ospedali. Ma per individuare questa linea di intervento e di dialogo ed eventualmente di collaborazione non è neppure necessaria la fede, è necessario l’uso spassionato della ragione. Della ragione che c’è di penetrare nel senso della realtà tenendo presenti tutti gli aspetti: nel caso specifico la vita nella sua misteriosa e gratuita origine, nel diritto fondamentale della donna e dell’ uomo alla paternità e alla maternità. Se la nostra società è in crisi, è in crisi prima e di più che per difetto di fede, per difetto di ragione; e in questo senso una iniziativa come quella della moratoria proposta da Giuliano Ferrara costituisce una base molto importante per avviare quel dialogo fra laici non laicisti e cristiani non clericali, in cui sembra esserci una grande possibilità di novità per la vita sociale del presente e del futuro.

Mi auguro che a tutti i livelli i cristiani si lascino coinvolgere in questo ambito di dibattito portando certamente il contributo, assolutamente originale e innegabile, della rivelazione cristiana che da’ al senso della vita e al rispetto della vita una fondazione radicale e un aiuto particolarissimo. La reazione largamente prevedibile delle fasce più livide del laicismo, sia a livello culturale che a livello politico, è realmente un perdurare di una stagione culturale che è finita. Quello che mi stupisce non è tanto la reazione del mondo politico che ormai, evidentemente, tira a campare ed è più preoccupato della sopravvivenza nei suoi ruoli istituzionali che non nell’affrontare concretamente i problemi reali del paese; mi stupisce l’ambiente culturale perché c’è un livello di arretratezza nella cultura laicista che sembra, addirittura, incredibile, oltre che insostenibile.

Per esempio ho letto l’adesione di alcuni esponenti radicali e addirittura di esponenti del PD alla iniziativa di Ferrara: ebbene mi sono realmente compiaciuto perché quanto meno affermano che le ricerche scientifiche sulla vita, dal punto di vista medico, sono andate progredendo al punto che oggi è, sostanzialmente, insostenibile dal punto di vista scientifico, che le 23 settimane costituiscano un argine oggettivo dal punto di vista biologico.

Un paese civile dopo 30 anni può e deve aver la possibilità di ridiscutere questa legge per adeguarla sempre di più ai bisogni reali del popolo; rifiutare questo è chiudersi un una situazione di miopia di potere che, come è stato accennato da qualche organo di stampa, può portare alla rovina di questa classe dirigente, di questa classe politica.

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