venerdì 25 gennaio 2008

EDUCAZIONE LA PREOCCUPAZIONE DEL PAPA

“Rischiamo di diventare come gli antichi pagani, uomini senza speranza e senza Dio”
di Gianluca Barile


CITTA’ DEL VATICANO - "Oggi la nostra speranza e' insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini 'senza speranza e senza Dio in questo mondo'".

A lanciare l'allarme e' Benedetto XVI in una lettera indirizzata alla diocesi e alla citta' di Roma e incentrata sul "compito urgente dell'educazione". Secondo il Papa, proprio dall'avanzare di un nuovo paganesimo, "nasce la difficolta' forse piu' profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell'educazione - denuncia - c'e' infatti una crisi di fiducia nella vita". "La responsabilita' - scrive il Pontefice - e' in primo luogo personale, ma c'e' anche una responsabilita' che condividiamo insieme, come cittadini di una stessa citta' e di una nazione, come membri della famiglia umana e, se siamo credenti, come figli di un unico Dio e membri della Chiesa". Di fatto, continua Papa Benedetto XVI, "le idee, gli stili di vita, le leggi, gli orientamenti complessivi della societa' in cui viviamo, e l'immagine che essa da' di se stessa attraverso i mezzi di comunicazione, esercitano un grande influsso sulla formazione delle nuove generazioni, per il bene ma spesso anche per il male". Ecco perche', e' il nuovo appello di Benedetto XVI, "c'e' bisogno del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perche' la societa', a cominciare da questa nostra citta' di Roma, diventi un ambiente piu' favorevole all'educazione". Dopo il discorso rivolto agli amministratori di Roma e del Lazio, il Santo Padre torna a parlare di "grande emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita". Secondo il Pontefice, "sono in questione non soltanto le responsabilita' personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un'atmosfera diffusa, una mentalita' e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verita' e del bene, in ultima analisi della bonta' della vita". "Diventa difficile - e' l'amara constatazione di Benedetto XVI - trasmettere da una generazione all'altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita". Eppure aumenta la domanda di un'educazione integrale. "La chiedono - scrive il Papa - i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la societa' nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita". Per questo non basta una semplice trasmissione di informazioni: "Sarebbe una ben povera educazione - ricorda la lettera - quella che si limitasse a dare delle nozioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verita', soprattutto a quella verita' che puo' essere di guida nella vita". E serve, inoltre, "trovare un giusto equilibrio tra la liberta' e la disciplina". "Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro", rileva il Pontefice ricordando che "l'educazione ben riuscita e' formazione al retto uso della liberta'". Per Benedetto XVI, cioe', "l'educazione non puo' fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorita': essa - conclude - e' frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero".



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