martedì 8 gennaio 2008

DIRITTO DI NON ABORTIRE


Proposte concrete
Nell’attesa, a dare corpo e prospettive concrete alla moratoria provvedono altri. Il presidente Udc Rocco Buttiglione è stato ieri il più operativo, rendendo pubblica una sua idea su “alcune cose concretamente fattibili”. Cinque punti da sottoporre al Parlamento, tra i quali: “Che venga interdetto l’aborto dopo la ventesima settimana”; “che i feti abortiti sulla base di diagnosi prenatali che denunciano gravi malformazioni vengano sottoposti ad autopsia”; “che le donne siano informate in modo adeguato sulle effettive possibilità di riabilitazione e recupero dei bambini affetti da malattie congenite”. “Io credo che su questa base possano unirsi persone che trent’anni fa militarono su fronti opposti ma che sentono l’esigenza comune di non banalizzare l’aborto e di difendere la vita”, dice Buttiglione.


Impegni, proposte politiche, adesioni di movimenti • La moratoria verso il Parlamento europeo I cattolici del centrodestra aderiscono Nel Pd riflessione Conferme a Ruini dal cardinal Martino

Tratto da IL FOGLIO del 4 gennaio 2008





Milano. Spunta anche il nome di don Dossetti, sia pure per il tramite di un circolo culturale a lui intitolato – l’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori – di cui è presidente l’ex senatrice margheritina Ombretta Fumagalli Carulli, docente di Diritto canonico alla Cattolica: “Nessuno impedisca il dibattito sull’aborto”, dice Corrado Stillo a nome dell’associazione: “Siamo dinanzi a una battaglia ideologica che spacca in due l’opinione pubblica, ma che è sicuramente necessaria”. E per quanto riguarda “i ministri del governo Prodi, dovrebbero astenersi dal dire ciò che il Parlamento debba o non debba fare”.

Una battaglia ideologica e necessaria. Con qualche sforzo – dovendo in continuazione dribblare dichiarazioni e operazioni di piccolo cabotaggio attorno ai totem e tabù della legge 194, il dibattito delle idee sull’aborto e sulla necessità di una sua moratoria internazionale prende quota. E fa breccia anche nell’area culturale del cattolicesimo di stampo dossettiano da cui (un tempo non lontano) provenivano più freni che sproni alle battaglie di questo tipo. Dopo le dichiarazioni del senatore Giorgio Tonini di cui il Foglio ha dato conto ieri, nel cuore del Pd anche un altro nome di spicco del cattolicesimo democratico, il giurista Stefano Ceccanti del Partito democratico, raccoglie la sfida: “Sono prefettamente d’accordo con Tonini sul fatto che il mutato quadro culturale e scientifico – i progressi della medicina prenatale, la Ru486 – rendano indispensabile ripensare al problema dell’aborto. E credo che questo dibattito abbia un suo ambito naturale nel Parlamento”.

Quanto alla possibilità di aprire immediatamente la discussione all’interno del Pd, Ceccanti spiega invece: “Il Pd sta attraversando la sua fase costituente, non esistono ancora gli organi definitivi in cui un tale dibattito possa essere svolto. La commissione per il manifesto, o quella per lo statuto non lo sono, su questo dò ragione a Reichlin. Ma ritengo che non appena chiusa questa fase, appena ci sarà il luogo adatto, un grande e serio dibattito nel Pd su questi temi vada fatto e verrà fatto. Un dibattito approfondito, svincolato dalla contingenza politica”. Tempo la primavera del 2008, probabilmente, prevede Ceccanti.

Proposte concrete
Nell’attesa, a dare corpo e prospettive concrete alla moratoria provvedono altri. Il presidente Udc Rocco Buttiglione è stato ieri il più operativo, rendendo pubblica una sua idea su “alcune cose concretamente fattibili”. Cinque punti da sottoporre al Parlamento, tra i quali: “Che venga interdetto l’aborto dopo la ventesima settimana”; “che i feti abortiti sulla base di diagnosi prenatali che denunciano gravi malformazioni vengano sottoposti ad autopsia”; “che le donne siano informate in modo adeguato sulle effettive possibilità di riabilitazione e recupero dei bambini affetti da malattie congenite”. “Io credo che su questa base possano unirsi persone che trent’anni fa militarono su fronti opposti ma che sentono l’esigenza comune di non banalizzare l’aborto e di difendere la vita”, dice Buttiglione.

Gli si affianca idealmente Pier Ferdinando Casini,

con una dichiarazione di netto apprezzamento alla campagna della moratoria e delle posizioni espresse da Camillo Ruini: “Credo che il cardinale abbia espresso delle idee molto importanti e assai condivisibili”,

ha detto, definendo quella per la moratoria “una battaglia di altissimo valore morale”, da non “immiserire”. Si apre anche il fronte internazionale. Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio per la Giustizia e la pace, è tornato ad accostare la moratoria per l’aborto a quella sulla pena di morte.

La partita vinta all’Onu sulla pena di morte, ha detto all’Osservatore Romano, “non può restare isolata perché la gente nel mondo continua a morire”. Significativamente Martino ha indicato quelle situazioni in cui la vittima “è innocente al punto da non essere ancora nata”. E ha aggiunto: “Ci aspettiamo altre battaglie a favore della vita su tutti i fronti”.


Guarda significativamente all’estero anche Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori. E’ a Barcellona, per un incontro (“ma ancora a livello informale”, precisa) tra rappresentanti di varie organizzazioni cristiane europee – Spagna, Italia, Germania, Belgio – che sono state protagoniste del Family day italiano, di quello recente spagnolo e di altre iniziative simili in programma qua e là per l’Europa. “La moratoria è una grande iniziativa, ma dobbiamo togliere il dibattito dal solo contesto italiano. Dobbiamo fare in modo che il tema della moratoria entri nell’agenda pubblica internazionale e nel dibattito politico europeo”,

spiega Costalli. L’incontro di questi giorni a Barcellona dovrebbe servire appunto per iniziare a discutere di questa prospettiva. Anche in vista delle elezioni per il Parlamento europeo del 2009: “Questo sarà anno di campagna elettorale, noi lavoriamo perché i partiti europei discutano la proposta della moratoria e tutti i temi legati alla vita e alla famiglia”.

Non chiede di meglio la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, in una sua nota diffusa ieri: “In ogni occasione don Oreste Benzi non mancava di ricordare che ‘l’aborto è un omicidio premeditato con l’aggravante che la vittima non può difendersi’ e che ‘a ogni donna deve essere riconosciuto il diritto di non abortire’”.



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