sabato 5 gennaio 2008

UN CD RICORDA LA FEDE DI CHIEFFO


tratto da Avvenire
di giorgio paolucci

Qualcuno lo ha definito il più grande cantautore cattolico contemporaneo. Quando glielo ricordavano, lui si schermiva. Non amava i cliché e gli aggettivi che lo ingabbiavano den­tro uno schema. Non gli piacevano le etichette: «Sanno di colla, appic­cicano un bollino sulla persona – ci disse un giorno –. E la persona è molto più di un aggettivo».


Clau­dio Chieffo era un uomo libero e insieme profondamente radicato nella tradizione cristiana, che per lui rappresentava molto più che l’i­spirazione per le sue canzoni: era l’aria necessaria per vivere, coinci­deva con l’esistenza. E questo e­merge in maniera cristallina e com­movente nelle ventiquattro canzo­ni che compongono il cd È bella la strada, quarantaquattresimo della fortunata collana musicale Spirto gentil fondata da Luigi Giussani e diretta da Juliàn Carron (distribu­zione Universal Music Italia). La gioia e il dolore, la paternità e l’amicizia, l’odio e il perdono, la guerra e la pace: sono i mille risvolti dell’esperienza umana a essere protagonisti di questi brani, canta­ti da milioni di persone che si sono sentite interpretate dalle note sem­plici del cantautore di Forlì, morto a 62 anni, il 19 agosto del 2007, do- po una lunga malattia. Il seme, Non avere paura, Io non sono degno, Il giovane ricco, La nuova Auschwitz, Ballata dell’amore vero, Il popolo canta la sua liberazione: le parole di queste canzoni risuonano nelle chiese, durante raduni e feste po­polari, in occasione di battesimi, matrimoni e funerali, quando ci si ritrova perché la vita fiorisce o si fa più dura. Alcuni brani sono assur­ti a simbolo di un evento, come nel caso di Stella del mattino, divenu­ta l’inno della Macerata-Loreto, il pellegrinaggio a piedi più numero­so d’Italia a cui lui stesso partecipò per molti anni. Dopo averla ascol­tata, il cardinale Biffi la definì «la Salve Regina del Duemila», e nel li­bretto allegato al cd, che raccoglie i commenti di Giussani ad alcune canzoni, se ne parla come «l’Ave Maria più bella e degna di diven­tare popolare, tale da rappresenta­re un’epoca». Chieffo ha cantato undici volte da­vanti a Giovanni Paolo II, sempre in occasione di grandi raduni. Più che un solista che doveva farsi ap­prezzare per le sue qualità canore, si sentiva la voce del popolo a cui apparteneva. E sapeva suscitare, anche in chi lo ascoltava per la pri­ma volta, una corrispondenza tra la sua musica e i movimenti più se­greti del cuore di ciascuno. Come nel 2000 in Kazakhstan, nel gulag di Kocsun, davanti a 800 detenute, primo spettacolo dentro il carcere di un Paese dell’ex impero sovieti­co. Alla fine del concerto gli si av­vicinò la direttrice, atea dichiarata, che gli chiese di pregare perché suo figlio di 16 anni potesse trovare u­na buona strada. Chieffo era uno così: capace di evocare la nostalgia per la bellezza dentro il quotidiano, capace di comunicare nelle sue no­te la presenza del Mistero, e di far­ci accorgere che c’è Qualcosa den­tro qualcosa.
Nei negozi «È bella la strada» con tutte le più importanti canzoni dell’artista cattolico scomparso lo scorso agosto

Giorgio Paulucci

Tratto dal quotidiano "Avvenire" del 03 gennaio pagina 33



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