sabato 5 gennaio 2008

LUCA HA RISPOSTO E DESIDERO ANDARE AVANTI A COLLOQUIARE

luca ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "COMMENTO DI LUCA":

salve.
prima di cominciare qualche nota. Prima ho cercato di postare un commento in cui prendevo tempo, non lo vedo pubblicato probabilmente ho sbagliato qualcosa nel modo di inviarlo per cui riporto a quello che dicevo:

1 - mi scuso per il ritardo con cui rispondo;
2 - ha ragione suo figlio e'¨ bellissimo;
3 - prendevo tempo per pensare bene alla risposta che adesso aggiungo a seguire.
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Le storie che lei riporta (sia la sua che quella dell'altra famiglia) sono ... be ... da un lato dolorose dall'altro piene di speranza e amore, in una parola: commoventi.
Purtroppo pero' non tutte le donne che affrontano una gravidanza sono come lei. Un po' perche' le condizioni sono differenti (penso alle vittime di violenze) un po' perche'¨ non tutti abbiamo la sua forza.
La storia della mamma di cui parla e'¨ (sperando di non sembrare troppo cinico) molto istruttiva. La dove la comunita' e' presente il problema non si pone. Se il mondo fosse migliore senza piu' poverta', ignoranza, stupri e prostituzione, non farei fatica a darle ragione.
Dico questo perche'¨ penso che per condurre a una scelta tanto dolorosa mi immagino delle cause altrettanto terribili (chiaramente ci sono sempre gli sconsiderati).
Insomma con tutti i miei tentennamenti e dubbi sto cercando di dire che allo stato delle cose la libera scelta mi sembra la strada migliore.

In conclusione, sono solo uno studente anche se inizio a contare gli anni (per questo forse non capisco?) pur dedicandomi a materie scentifiche la invito a rivedere i dati che dispone sulla RU486. Grazie dell'attenzio e della pazienza.

CIAO LUCA
All'interno ho messo alcuni articoli che parlano della famosa pillola.
Sei giovane e come me,(molti anni fa)speri di cambiare il mondo tutto.

Nel tempo ho compreso che ciascuno di noi ha il compito di testimoniare e vivere quello in cui crede.
Non e' una forza che c'e' in alcuni e in altri no.
E' necessario domandare e camminare all'interno di un popolo.
E' necessario non scandalizzarci dei nostri limiti e quindi di quelli degli altri.
Non mi puoi dire che la speranza e' solo per alcuni.

Cristo e' nato e ha portato significato alla vita dell'uomo.Pensare che solo dopo che si siano create determinate situazioni si possa cominciare a fare qualche cosa e' pura utopia.
Anche all'interno del popolo con cui cammini troverai tradimenti,ti sentirai ferito,non compreso ma il nostro Salvatore e' forse stato trattato meglio?
Cristo ci ha insegnato (con i fatti)che solo nell'abbraccio della croce e' possibile vivere con letizia.
Tendiamo troppo spesso a dimenticarci che e' possibile vivere il centuplo quaggiu'
troppo spesso si pensa che abbracciare la realta' che si impone nel nostro quotidiano sia andare contro alla nostra liberta'.
Purtroppo la nostra visione del reale e' molto limitata.
Guardiamo un pezzo senza metterlo in un contesto generale cosi'crediamo di essere piu' liberi e tutto questo lo facciamo fino al giorno in cui tutto si ingarbuglia e nemmeno noi sappiamo piu' come riavvolgere il gomitolo.
Anni fa in un bagno pubblico di Roma una ragazza si e' suicidata e ha lasciato un breve scritto ai suoi amati genitori"mi avete dato tutto ma non l'essenziale"
Questa frase mi ha colpito moltissimo tanto che si e' conservata nel mio cuore.
Il compito dei genitori e' certamente assai difficile,e' sempre stato faticoso educare ma credo che ora lo sia maggiormente.
In questi anni ho potuto sperimentare come l'ambiente che ci circonda ci possa mettere in grande confusione.
Avendo avuto i figli nell'arco di molti anni ho potuto sperimentare come i messaggi dati alle povere mamme siano spesso contrastanti.
Nel 1975 era il tempo del latte in polvere (chi allattava era terrona)
Era il tempo in cui il bimbo doveva dormire a pancia in giu'
Lo svezzamento era precoce e si passava subito al latte di latteria.
Nel 1980 i bambini dovevano dormire sul fianco alternando il lato per dare una buona conformazione alla testa e non si poteva dare piu' latte vaccino fino ad un anno di eta'.
nel 1987 si cominciava a riprendere l'allattamento materno .
Nel 1997 se non si allattava al seno si era madri snaturate e il bimbo doveva dormire a pancia in su.
Fortunatamente il genere umano e' forte e queste indicazioni utili dal punto di vista fisico poco incidono sulla psiche dell'individuo.
Purtroppo queste indicazioni confuse ci sono anche sul modo di educare ,di stare di fronte al proprio figlio.
Tante ricette,a volte belle ricette ma ricette che possono rimanere tali.
Educare vuol dire per me avere un rapporto con l'altro.
Ho di fronte una persona che cerca in me una risposta .
Inizialmente ha bisogno di coccole ,di essere nutrito ,cambiato e preso per mano .
Il cammino si fa sempre piu' difficoltoso,non si tratta piu' di scegliere un latte piuttosto che un altro.
Il bambino chiede di essere educato per poter affrontare poi la vita.
Non vuole ricette vuole risposte ,vuole vedere,vuole toccare con mano che e' possibile vivere con senso.
Troppo spesso siamo spaesati ,cosi' diamo regali e non risposte.
Cominciamo a stordirli,a ricattarli a mandare in confusione il loro pensare.
Cosi' crescono gia' prigionieri pensando di avere in tasca la liberta'
I piu' sensibili,i piu' vulnerabili ,quelli in cui le domande fondamentali sono sopravvisute cercano e se non trovano o corrono nell'isola che non c'e' o come la ragazza di Roma cercano la soluzione nella morte.I bambini dell'isola che non c'e' ,nella fiaba di peter pan,quando tornano nella realta' trovano una famiglia che li accoglie.
Ora che in nome della liberta' del non voler fare sacrifici,del non volere affrontare le difficolta' cercano(e sono gia' a buon punto)di distruggere questa istituzione questi nostri poveri ragazzi cosa trovano?quando bussano non sanno piu' chi aprira' loro la porta.
Basta con le famiglie patriarcali (certo avevano anche molti difetti ma tutti specialmente i piu' deboli si sentivano accolti)ora le famiglie sono allargate perche' ci sono tanti padri tanti fratelli acquisiti un miscuglio di cognomi tanti soldi dati in mano agli avvocati tante tragedie tanta poverta' (non solo economica)
Cosa desidera in fondo l'uomo?credo che desideri sentirsi abbracciato,perdonato,un fuoco scoppiettante (se fa freddo)una cioccolata calda e qualcuno che lo stia ad ascoltare.
Cerca stima,amore incondizionato come quello che Cristo ha saputo dare a tutti gli uomini.
Il salvatore il nuovo RE lo vediamo ora in una mangiatoia poi su una croce ,poi vincitore sulla morte.
E' questa vittoria che ridona significato e senso alla vita dell'uomo.

(anche se hai intrapreso una facolta' tecnica puoi ugualmente leggere e allargare la tua mente.
I libri di Marco Bersanelli (astrofisico)sono molto interessanti
Anche quelli di Gargantini sempre fisico possono aiutarti a vedere come anche una mente orientata sulle scienze possa aiutarci a comprendere la ragionevolezza della Fede.


ciao Luca spero di sentirti presto



Anche Benedetto XVI nell’enciclica Deus caritas est afferma che: «Non uno Stato che regoli e domini tutto è ciò che ci occorre, ma uno Stato che generosamente riconosca e sostenga, nella linea del principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto» .

.....e possono nascere opere sociali ed economiche che, senza la pretesa di risolvere tutti i problemi "puntellando l'impero" (come ha suggerito alcuni anni fa il filosofo McIntire), possono essere degli esempi da cui possa ripartire una società più vera.......





....In altre parole, il principio suggerisce di vedere, ascoltare, valorizzare ciò che c’è e liberamente si sviluppa come risposta “dal basso” ai bisogni dei singoli e della collettività. .


Se ne deduce che il principio di sussidiarietà «prende il via dai soggetti operanti sulla scena sociale e si muove verso un loro principio organizzatore»,

ruotando «attorno al concetto di persona e sulla realtà vivente delle persone» .

Infatti, è il singolo attore il miglior giudice del suo “benessere”.


Parlare di sussidiarietà significa quindi riporre al centro dell’azione sociale, economica, politica, un soggetto umano caratterizzato da una libertà capace di rapporto, inteso cioè non solo come indipendenza e capacità di scelta, ma anche come desiderio di bene e di relazioni vissute come bene.


La sussidiarietà è quindi l’affermazione della libertà dell’uomo nella sua dimensione sociale e istituzionale. È ciò che si legge nel Compendio della Dottrina sociale della Chiesa:

«Il principio della solidarietà, anche nella lotta alla povertà, deve essere sempre opportunamente affiancato da quello della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d’iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socio-economico, negli stessi Paesi poveri: ai poveri si deve guardare “non come ad un problema, ma come a coloro che possono diventare soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo”» .



Dice ancora don Giussani: «Il desiderio è come la scintilla con cui si accende il motore. Tutte le mosse umane nascono da questo fenomeno, da questo dinamismo costitutivo dell’uomo. Il desiderio accende il motore dell’uomo. E allora si mette a cercare il pane e l’acqua, si mette a cercare il lavoro, a cercare la donna, si mette a cercare una poltrona più comoda e un alloggio più decente, si interessa a come mai taluni hanno e altri non hanno, si interessa a come mai certi sono trattati in un modo e lui no, proprio in forza dell’ingrandirsi, del dilatarsi, del maturarsi di questi stimoli che ha dentro e che la Bibbia chiama globalmente cuore» .

Tuttavia la mentalità dominante tende a ridurre sistematicamente il desiderio ampio e originario dell’uomo ai tanti “desideri” piccoli e derivati che possono essere manipolati e governati fino a creare smarrimento nei giovani e cinismo negli adulti.

Per questo, cuore della concezione sussidiaria della società sono le realtà sociali e i movimenti. I corpi sociali, le comunità intermedie trovano una rinnovata importanza in termini educativi, quali luoghi in cui le persone sono aiutate a crescere, a prendere consapevolezza di sé e della realtà, ad educare il desiderio difendendolo contro le riduzioni del potere.



In essi l’aggregazione non avviene “nella provvisorietà di un tornaconto, ma sostanzialmente […] secondo una interezza e una libertà sorprendenti” , e possono nascere opere sociali ed economiche che, senza la pretesa di risolvere tutti i problemi “puntellando l’impero” (come ha suggerito alcuni anni fa il filosofo McIntire), possono essere degli esempi da cui possa ripartire una società più vera.



Singolare è l’assonanza di tale impostazione con quanto si legge in un testo classico dell’economia contemporanea, L’economia del benessere del Premio Nobel Kenneth J. Arrow.
Per questo la risposta all’attuale situazione sta innanzitutto in quella lunga, quotidiana, personale educazione ad agire senza ridurre il desiderio.

“Manca un’educazione del popolo”, come ripeteva spesso don Giussani. Ed è per questo che la prima emergenza è l’educazione, come ha sottolineato un appello sottoscritto nel 2005 da numerosi intellettuali e confermato dalle risposte degli intervistati in una indagine condotta dalla Fondazione per la Sussidiarietà nel 2006 .
Di questa possibilità ha parlato don Julian Carron dicendo che: «La ricostruzione dell’umano e della società avviene quando si incontri un io che, facendo l’opera, non riduca il bisogno, non riduca la risposta al bisogno. Nella modalità con cui noi rispondiamo al bisogno, nella modalità con cui noi generiamo un’opera, si vede qual è la percezione del Mistero». Ma «perché io non riduca il bisogno, perché quando guardo un altro io non lo riduca, occorre che io non sia ridotto, occorre che il mio io non sia ridotto.


Se io mi rendo conto di qual è il mio bisogno, non sarò così ingenuo da pensare che, rispondendo soltanto parzialmente al bisogno dell’altro, io risponda all’altro […]. Quando questo avviene senza soccombere al ricatto di volere risolvere tutto e senza perdere la propria originalità (che consiste nel porsi come io), cominciano ad esistere esempi dove avviene che si comunichi l’esistenza di una risposta alla totalità del bisogno e perciò si ridesti la speranza intorno» .




ASL – SANITA’


MILANO. Riceviamo dall’Associazione Nazionale Medicina e Persona e pubblichiamo:



“Il 28/11/07 abbiamo inviato, insieme con varie Associazioni di Operatori Sanitari esistenti in Italia, una lettera all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per esprimere la nostra preoccupazione in merito all’eventuale approvazione della introduzione della pillola abortiva RU486 nel nostro Paese. La lettera è stata inviata per conoscenza anche a personalità dei livelli politici e istituzionali del nostro Paese.

In particolare alcuni punti meritano approfondita discussione:

- la segnalazione, tra gli eventi avversi, di episodi di morte (almeno 6, secondo la letteratura scientifica internazionale, 15 secondo fonti non ufficiali). Si tratta di morte, non di effetti collaterali minori (Sinave C. Clin Infect Dis 2002;35:1441—3 ; Fischer M. NEJM 2005;353:2352-60; FDA 2007)

- la probabilità che la numerosità di questi episodi sia sottostimata, come appare chiaro dalla discussione avvenuta negli Stati Uniti circa la incompletezza della raccolta dati a riguardo, pur rimanendo in uso il farmaco

- l’uso dell’RU486 comporta la necessità di controlli a distanza di tempo dall’assunzione e non tutte le donne, per una molteplicità di motivi, si sottopongono ai controlli previsti. Da qui la impossibilità di registrare con precisione tutti gli eventi avversi e la relativa incidenza

- la mortalità materna da aborto medico con RU486, ha comunque una incidenza dieci volte superiore a quella da aborto chirurgico. (Greene MF. NEJM 2005;353:2317-18)

- Un incremento di 10 volte del rischio di mortalità è sicuramente significativo e deve porre non pochi interrogativi, soprattutto a coloro che hanno il compito di decidere in merito all’introduzione dell’RU486 in Italia sono documentati effetti collaterali importanti nella donna, dopo la somministrazione del farmaco (sanguinamento con necessità di emostasi chirurgica, necessità di trasfusione, infezione uterina)

Nonostante la precisione con cui vengono riportati questi dati nell’articolo comparso sul Bollettino d’informazione sui farmaci dell’AIFA n.4,2007 dal titolo “RU486: efficacia e sicurezza di un farmaco che non c’è”, colpisce la assoluta tranquillità con cui i dati vengono esposti e che si sintetizza nella espressione finale “[…] l’utilizzo e la diffusione del mifepristone, insieme all’andamento dei tassi di abortività, mostrano come la disponibilità di questo farmaco e più in generale della procedura dell’aborto medico, possano essere considerati un’opzione fornita dal Servizio Sanitario Nazionale […]”.

Per questo, mentre chiediamo all’AIFA una rigorosa interpretazione della letteratura scientifica, esprimiamo il nostro motivato dissenso alla introduzione dell’RU486 in Italia.

15:19 - RU486: NATALE ("MEDICINA E PERSONA"), "RISCHI ANCHE GRAVI E SUBDOLI PER LE DONNE CHE LA USANO"


"L'interruzione di gravidanza farmacologia mostra una efficacia statistica inferiore rispetto al metodo chirurgico, con conseguenze anche rilevanti per le donne che vi si sottopongono, quali la necessità di sottoporsi a una duplice procedura abortiva, trasfusioni, cure per i rischi di contrarre germi patogeni e altri disturbi, anche gravi e duraturi, ad essa correlata": lo ha detto il prof. Nicola Natale, vice-presidente della Società Italiana di Ginecologia, e consigliere dell'Associazione "Medicina e Persona", durante l'incontro a Roma di presentazione della ricerca sulla pillola RU486.

Natale ha illustrato l'insieme delle conseguenze che interessano le donne che assumono tale farmaco, rilevando che "alcune di esse insorgono anche a distanza di tempo dall'uso della pillola, presentandosi subdolamente, soprattutto in donne trattate a domicilio, con gravi rischi per la salute fisica e psichica della donna stessa".
Editoriale.

Sciopero dei medici: un’occasione persa per riflettere sul valore della professione.

Il 26 novembre è stato indetto da quasi tutti i sindacati medici uno sciopero nazionale della dirigenza del SSN. Le principali richieste sindacali riguardavano l’avvio delle trattative per il vecchio contratto 2006-2007 scaduto da due anni, lo stanziamento in finanziaria delle risorse necessarie alla copertura del biennio 2008-2009, la rivalutazione dell’indennità di esclusività e la possibilità di stabilizzazione per 12.000 medici precari. Lo sciopero sembrerebbe pienamente riuscito: 70-75% di adesioni, 45 mila interventi chirurgici e 5 milioni di prestazioni sanitarie sospese per tutta la giornata, eccetto le urgenze. Francamente non ce ne siamo accorti: gli Ospedali hanno funzionato a buon regime e lo sciopero ci è sembrato essere tendenzialmente "una montatura mediatica".

A completare il teatrino ci si è messo il Ministro Turco che ha benedetto lo sciopero con una lettera aperta ai sindacati (http://www.ministerosalute.it/dettaglio/phPrimoPiano.jsp?id=500), promettendo gli adeguamenti stipendiali richiesti (un "piatto di lenticchie"), in cambio di un assenso più o meno velato alla politica sanitaria del Governo: un film già visto fin dai tempi della Bindi.

Soprattutto ci sembra che si sia persa l’occasione per una riflessione sul valore della professione, il suo ruolo all’interno dell’organizzazione della cura, come può essere realmente riconosciuta e sostenuta negli ospedali. Inoltre vi è la necessità di condizioni che favoriscano una assunzione reale di responsabilità professionale da parte dei giovani medici, attraverso l’attivazione di un progressivo turn-over generazionale e non la "stanzialità prepensionistica" garantita dall’attuale regime contrattuale.

Il miglioramento delle tecniche, la messa a punto di strumenti per l’ottimizzazione delle pratiche cliniche (linee guida, protocolli standardizzati, ecc.), le politiche di qualità aziendali non possono sostituire la responsabilità del professionista nell’esercizio della sua attività: è la natura della professione che è in gioco e l’impegno e la disponibilità al sacrificio ne sono testimonianza nel rapporto di cura medico-paziente. Sembrano profetiche le parole di Don Gnocchi in una lettera ad uno dei primi collaboratori della sua Opera:

"La ragione vera ed intima della mia tristezza … è quella di non sentirmi più circondato dalla poesia della carità e dall’ideale di fare il bene per il bene, in quelli che ora sono diventati i miei collaboratori. Ho degli "impiegati" intorno a me; distaccati dal lavoro cui attendono, che non hanno l’angoscia dell’economizzare il tempo, il gusto del sacrificio, che "calcolano" la loro prestazione… Quando nacque la nostra Opera era una cosa ben diversa, tu ricordi. Era una cosa di tutti e di ciascuno ….Ed abbiamo fatto, per questo spirito, un lavoro veramente prodigioso per mole e rapidità.." (http://www.dongnocchi.it/html/muomo/mu25/52.htm).

Forse anche questa volta abbiamo perso l’occasione per riflettere sulla natura ed il valore della nostra professione.

Editoriale a cura di R. Latocca



La Redazione



Salvate la 194 dagli abortisti (Tempi, 29 settembre 2007) - Una precisazione è urgente e necessaria




1 commento:

luca ha detto...

Gentile signora, mi spiace ma non riesco a dialogare con lei (nemmeno a distanza). Le sue risposte sono completamente prive di sequenzialità, sembrano solo divagazioni personalistiche che non portano a nulla.
Inoltre nell'ultima pare addirittura che mi sottovaluti e non capisco le ragioni di tutta questa condiscendenza.
Per qualche motivo, lei trova più utopistico il puntare a organizzare la società in modo che sostenga l'individuo e non il pregare nella speranza che qualcosa succeda. Sinceramente non so cosa dire.
Tutto questo mi conferma ancora una volta che non è possibile costruire un'esperienza dialogica con chi ha una fede accecante. Infatti per il dialogo è necessaria la logica.
Posso solo dirle che se la fede è quella che professa Ratzinger lei è un'ottima credente.

I documenti che lei allega sono proprio quello che mi aspettavo. Mi conferma che le informazioni di cui lei dispone sono, quantomeno, inesatte. Chiaramente questo succede quando per ottenere informazioni su una pratica abortistica ci si rivolge a un associazione di medici che sono pregiudizialmente contrari. Basta una rapida ricerca in internet, sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ad esempio, per scoprire che non esiste alcun collegamento tra i decessi e la RU. Anzi la percentuale di rischio è molto inferiore a quella di farmaci che ci sono più familiari, tutt'ora in commercio.

Infine, la cosa che più mi allibisce, è che lei mi inviti ad aprire la mia mente, quando è chiaro che se sono venuto sul suo sito l'ho fatto proprio per sentire opinioni diverse dalla mia, mentre lei non fa altro che citare fonti di informazione a lei affini. Eppure quella storia della pagliuzza e della trave dovrebbe conoscierla bene.

Probabilmente sto sbagliando tutto e allora aspetto solo di essere smentito.