di Tempi
Se non fossero espressione dell'ipocrisia caratteristica delle due bande di preti che governano l'Italia all'epoca in cui l'Italia è sommersa per metà dalle tasse e per l'altra metà dalla spazzatura, personaggi come Eugenio Scalfari e Rosy Bindi potrebbero spiegare meglio le loro obiezioni alla moratoria sull'aborto proposta dal Foglio di Giuliano Ferrara. Per esempio a Barcellona, la colonizzazione dell'umano è spiegata molto bene dai soldi della Caixa de Catalunya e dalla strana politica di José Luis Rodríguez Zapatero, detto "Bambi", uno che ha il vezzo di considerare chi la pensa diversamente da lui e dal suo governo «una seria minaccia per la democrazia».
Barcellona è forse uno dei più bei parchi di divertimento del neosecolarismo europeo. Eppure, come a ogni Epifania, anche sabato scorso sono arrivati i re magi portando cammelli per le ramblas e tanti bei doni per i bambini catalani. Una certa tradizione (specie se supportata dalla religione nazionalista) si sposa benissimo coi riti dell'ecstasy in discoteca, col travestitismo almodovariano e - ricordate le promozioni dell'Unità al tempo del referendum sulla legge 40? - coi voli charter per andarsi a comprare un bambino alla carta.
Barcellona sarebbe la residenza ideale per il volgare, cinico e premio Nobel James Watson, che predica la pulizia eugenetica del Dna e sostiene l'inferiorità della razza nera. Però sarebbe un bel palcoscenico anche per i nostri cattolici al chianti. I quali, non v'è dubbio, nel caso risultasse sconveniente per le loro carriere politiche o ecclesiastiche, non predicherebbero più soltanto la scolleganza tra fede e ragione, ma riterrebbero scandaloso affermare pubblicamente anche il fatto che due più due faccia quattro. A Barcellona lo scorso Natale è andata di moda la natività in chiave cinematografica horror e vanno sempre di moda (anche se quelli che lo fanno sono solo quattro gatti) il matrimonio e le adozioni gay. A Barcellona le mamme col pancione vengono dall'estero per sgravarsi in cliniche specializzate nell'aborto fino al settimo mese. Insomma, per chi non è un ipocrita che problema c'è a regredire alle stagioni pre giudaico-cristiane e inchinarsi agli idoli che festeggiano i sacrifici umani e le rupi tarpee? Che problema c'è ad abbracciare la superstizione eugenetica come strada al miglioramento dell'umanità e l'aborto come strumento di pianificazione delle nascite? Però bisogna avere il coraggio di dirle queste cose. Non fare come quei simulatori di atteggiamenti o sentimenti esemplari che hanno il loro più celebre esponente a Palazzo Chigi.Insomma, per farla breve, come si fa a non cogliere l'incredibile illogicità che corre tra l'esaltazione di culture, di leggi e di una moratoria Onu che salvano Caino e l'opposizione a una proposta che dice: bene, adesso diamoci da fare per culture, leggi e una moratoria Onu che salvino anche Abele? Come si fa a spiegare che sottrarre un killer al boia è «diritto umano», mentre aiutare un bambino a nascere è, per dirla con Massimo Cacciari, «fondamentalismo»? Nessuno ha chiesto la condanna delle donne che abortiscono. Nessuno chiede l'abolizione della 194. Nessuno chiede la soppressione di leggi pro-choice. E allora come si fa a dire - come sostiene la cattolica Bindi - che proporre di fare qualcosa a livello di società, istituzioni, governi e Onu perché le donne possano non buttare via i propri figli è proporre di fare qualcosa di «aberrante»?
Nessun commento:
Posta un commento